mercoledì 3 agosto 2011

La Rosa Rossa.

Certo, se non vai per montagne, non è che l’attività in paese sia sfrenata. Anzi diciamo che anche se siamo ad agosto di gente che gira per il paese ce n’è proprio pochina. Comunque, tanto per non correre rischi, tra le otto e mezza e le nove vado ad occupare un tavolino al bar Rosa Rossa, nella piazzetta centrale del paese. Possiamo dire che si tratta davvero di un bar storico o per lo meno di quello che ne rimane. Quando ne parlava il De Amicis nel suo Alle porte d’Italia, doveva certamente avere un’altra intonazione. Il paese contava oltre tremila abitanti, anzi si fregiava del nome di Città di Fenestrelle, con una dozzina di ristoranti, alberghi  e trattorie ed il Forte era al culmine della sua attività con un migliaio di soldati che scendevano in paese di tanto in tanto, facendo come si dice, girare l’economia locale. La locanda Rosa Rossa, proprio per la sua ubicazione privilegiata al centro del paese, era quindi  il punto chiave su cui si appuntava la vita sociale del paese. Naturalmente il De Amicis alloggiava qui e ne racconta i fasti, il salone in cui si svolgevano evidentemente ricevimenti, senza dimenticare che qui avevano alloggiato anche i principi reali. Altri tempi, il locale, che tra l’altro si è spostato di una porta, dove anche io ero stato ospite una quarantina di anni fa, quando venivo a trovare la fidanzata, anche se non credo che mi fosse stata riservata la stessa stanza del principe, non ha di certo mantenuto lo stile d’allora.

Alle stanze ha rinunciato da decenni ed anche la vecchia proprietaria, quella che mi dava alloggio, è morta lo scorso inverno, così è rimasto un baretto di montagna che tenta di sopravvivere all’inverno, puntando tutto sul paio di mesi estivi in cui spera di riempire al meglio i tavolini del dehors sulla piazzetta. Eccomi dunque puntuale ogni mattino, a sorbire marocchino e brioche all’albicocca, con l’incombenza di leggermi quietamente il giornale nell’attesa che transiti qualche amico con cui prevedere se nel pomeriggio pioverà o meno. Vi assicuro però che l’atmosfera è molto serena, le nuvole passano veloci sui crinali ai lati della valle senza fermarsi, il Forte sta lì e si può star certi che non si muoverà neanche domani. C’è bisogno di certezze al giorno d’oggi, in cui volano gli spread, che non sono rapaci che si librano lontani dai loro nidi sulle cenge di roccia del monte Albergian. Chissà se al De Amicis sarebbe piaciuta questa calma assoluta che regna oggi qui sulla piazza. Niente rumor di scarponi di soldato, niente zoccoli di muli o di cavalli fieri di ufficiali gentiluomini, niente tacchi di signore in villeggiatura. Di tanto in tanto qualche vecchietta curva col bastone diretta alla farmacia in fondo al paese, unico negozio in cui si può trovare coda. Forse piace a quei pochissimi che qui han comprato casa proprio per sfuggire alla ressa, quelli che hanno in uggia la folla e che al solo  pensiero della pace un po’ funebre, delle stradine solitarie, ritrovano il sorriso. Certo non piace un gran ché al gestore del bar che guardando sconsolato l’unico tavolino occupato, si ripassa la mano sulla testa ormai priva di capelli, forse caduti nell’attesa. Per farlo contento ordinerò un altro marocchino, con una bella spruzzata di cacao. 

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Chapatti, piadine, gofri.

3 commenti:

Angelo azzurro ha detto...

Credo che a me il posto piacerebbe, li cerco, io, quei luoghi così solitari, lontani dalla folla chiassosa e rompi.
Certo, viverci, ci penserei due volte, ma una vacanza è altra faccenda.

Unknown ha detto...

Riesci a rendere interessante anche un posticino come quello.
Ci starei un giorno, credo, giusto per seguire le tue orme.
Cristiana

Enrico Bo ha detto...

@Angy - infatti quando finisce la vacanza tutti contenti di tornare a casa!

@Cri - Che piacere sarebbe offrirti un marocchino schiumoso!

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!