sabato 6 agosto 2011

Vellutata di zucchine.

Qualcuno mi rimprovera che ormai da tempo, essendomi ormai dato ad una vita morigerata e frugale, non relazioni più su cibi ricercati e piatti particolari che abbiano vellicato le mie papille ed i miei sensi. Mi corre dunque l’obbligo di mettervi al corrente di alcuni particolari della cena di ieri sera che mi hanno messo di buon umore assoluto, facendomi mettere da parte le ambasce che offuscano le menti di tutti coloro che si tengono aggiornati sulle notizie di questi giorni. Forse sarà che mangiare in compagnia di buoni amici e ridere di ogni cosa, anche banale di cui si chiacchiera, fa apparir migliore tutto, ma devo dire che un desinare all’apparenza semplice può dare grandi soddisfazioni. Eccomi dunque al centro di una brigata che, benché leggermente immusonita per aver dovuto rinunciare, a causa di un tempo manigoldo che ha pensato bene di spruzzare acqua a piene mani su tutta la valle, ad una notte da trascorrere à la belle étoile, tra le cime dei monti, ha cercato comunque di farsene una ragione. C’erano però i viveri sapientemente preparati per affrontare la due giorni di duro cammino, da consumare e si è pensato di non disperdere tanta fatica, ma di  rimanere comunque insieme per dar fondo alle provviste. Per arricchire comunque il desco di qualcosa di stuzzicante e farlo apparire meno improvvisato, un volenteroso drappello aveva provveduto nel tardo pomeriggio a risalire le balze del vicino monte per cogliere, complice la forte umidità, qualche fungo povero, dono insperato del bosco. 

Dunque, dopo un doveroso brindisi in cui si è dato fondo ad una magnum di Taittinger, una fresca e profumata insalatina di mazze di tamburo, che qui chiamano cucumële, in una citronnette di olio, aglio e limone, ha aperto le danze con la deliziosa croccantezza che le sottili fettine di questo misconosciuto fungo danno al morso, quando l’aroma si diffonde dal palato alle cavità nasali. Ancora una insalata di tonno e carciofini che le sapienti mani della padrona di casa avevano preparato e serbato nella lontana primavera in piccoli vasetti, a riposare nell’abbraccio del buon olio e dell’alloro e ancora buoni salumi preparati da artigiani amici, un cotto e un crudo di valore a cui la lama del coltello non faceva offesa nell’insistente e ripetuto tagliare. Quindi, aperto un Morellino di Scanziano per dare degno spazio al seguito, ecco giungere, in accordo con la temperatura ormai fresca al punto da far rinserrare le spalle sotto lana più protettiva, una calda, densa e profumata crème de gourgettes a cui una calibrata dose di patate e un nulla di cipolla dolce avevano donato la perfetta densità. Un velluto carezzevole donato da panna ben dosata, scaldava le membra man mano che guadagnava spazio nei nostri stomaci, invitando ad una seconda ed una terza porzione, leggera e complice al versare del piccolo mestolo. 

Riscaldata la compagnia, ecco aprirsi ammiccante il forno per far arrivare alla tavola, come direttamente dallo scalco di una reggia medioevale, un gran numero di enormi polli arrostiti, ben suddivisi in ghiotte porzioni e provenienti da fidati e referenziati produttori. Che sapidità e fragranza di carni, assieme croccanti e morbide, con sapienza arricchite dei giusti aromi, non troppo secche ma allo stesso tempo consistenti, mentre la pelle dorata e gustosa contribuiva sapientemente alla gioia dei sensi. Si richiese, per dare la dovuta importanza ad un cibo troppo spesso trascurato e vilipeso, un Nobile di Montepulciano di un certo spessore per arricchire degnamente, con la sua rotondità e la sua ricchezza di fondo, un cibo solo all’apparenza umile, in realtà grandissimo nella sua semplicità. A compagnia, pomodori consistenti e gustosissimi di produzione diretta del nostro ospite abbracciati a sottili fettine di cipolla rossa, un matrimonio meraviglioso dove il delicato pungente si sposa alla gentile nota dolce acida, uniti nel fasto della vinaigrette per il viaggio finale. Infine una panna cotta ai marroni e brandy e un grande contenitore di sottili fettine di pesche, separati e poi in simbiosi, in una decisa volontà di non avanzare nulla ai posteri, per non subir critiche, per non aver rimpianti. Genepy maison per accompagnare i succhi digestivi al loro onesto lavoro.


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4 commenti:

Unknown ha detto...

Grazie tante, stuzzichi, fai acquolineggiare...e non dai la ricetta della vellutata !!!
Cristiana

Enrico Bo ha detto...

@Cri - adesso la chiedo all'amica Carla

Enrico Bo ha detto...

@Cri - ecco la ricetta semplice semplice per 6/8 persone.

2 kg di zucchine piuttosto grosse, meglio le verdi scure.
0,5 kg di patate a pasta bianca meglio se di montagna
1 cipolla rossa (o due scalogni)

Per semplificare le cose tagliare a pezzi zucchine e patate pelate e la cipolla e bollirle in pentola a pressione per circa 1/4 d'ora da quando fischia, salando alla bisogna. Frullare bene il tutto fino ad ottenere una vellutata perfetta e senza pezzi. Aggiungere un bicchiere di panna e frullare ancora.Infine mangiarsela bella calda. Una mano santa.

Unknown ha detto...

Grazie Enrico!
Sperimenterolla oggi stesso.
Cristiana

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