sabato 24 dicembre 2011

Vigilia di incertezza.

L'uomo è davvero un animale strano. Pensa, pensa, forse pensa troppo. La vigilia di Natale, comunque la prendi è un giorno particolare. In ogni caso ti impone delle riflessioni. Da un lato una frenesia anomala, che ti fa correre da tutte le parti con una ansietà, in contrasto con il desiderio di serenità che ognuno sogna o quanto meno riterrebbe auspicabile. Dall'altro una situazione che ti circonda e che mostra un meccanismo inceppato, che gira male, che presenta problematiche nuove e sconosciute, ma tutte all'apparenza senza soluzioni evidenti. Non voglio soffermarmi sui casi singoli, ognuno dei quali può avere la sua drammaticità dura da ascoltare, è il quadro macroeconomico che mi interessa e pone gli interrogativi più incomprensibili da risolvere. Purtroppo le risposte facili sono tutte fantasie irreali, comunque non praticabili e nella maggior parte dei casi foriere di danni peggiori e ben più terribili di quelli che pretenderebbero di risolvere. La nostra società occidentale è quella che nella pratica ha dimostrato di essere, nel bene e nel male, la più efficace e durevole per il benessere, soprattutto materiale, delle persone. Il meccanismo economico che regola il sistema, come si sa, è basato sulla crescita. In mancanza di questa, anche senza recessione, ma soltanto considerando uno stato di stagnazione, comincia il dramma, con una catena di eventi legati tra di loro che conduce inevitabilmente a perdita di occasioni di lavoro, di reddito con un drammatico impoverimento di tutta la società. Tuttavia questo sistema piramidale, si potrebbe dire alla Ponzi, di tanto in tanto si inceppa e fa saltare il banco. 

Questo provoca tensioni sociali talmente forti, da condurre a strappi violenti, tentazioni dittatoriali che generalmente portano a roghi bellici per far risorgere la fenice dalle sue ceneri, dopo il bagno di sangue collettivo. La difficile crisi finanziaria di questi tempi ne è un esempio tipico. I debiti sovrani di tutti i paesi sviluppati sono in sofferenza e la storia non mostra soluzioni praticate precedentemente che abbiano una qualche efficacia risolutoria. Ogni caso storico, che pur è stato sempre parziale o regionale, è finito drammaticamente, non solo lacrime e sangue vere, non le bazzecole di cui ci si lamenta in questi giorni, ma morte e distruzione. Le proposte new age invece fanno tenerezza. Perché, come propongono con facilità costoro, non si diminuiscono pesantemente i consumi, aiutando in questo modo anche il cessare della distruzione delle risorse del pianeta, che dobbiamo ricordare è un sistema chiuso come Rapa Nui? Ma pensate che è sufficiente la stagnazione per provocare reazioni scomposte a catena, che chiudono una fabbrica dopo l'altra, con un impoverimento drammatico delle risorse a disposizione. Un calo davvero sostanziale dei consumi, provocherebbe la completa dissoluzione del sistema in brevissimo tempo; una impossibilità di produrre cibo a sufficienza, di fornire cure ai malati, di erogare qualunque forma di sostegno oggi visto come civile e naturale. Sarebbe un ritorno alla barbarie di millenni, in una generazione, ad una economia di sussistenza e di autoproduzione stentata, fame e pestilenze, abitudini comuni fino a pochissimi secoli fa. 

Qualcun altro, digiuno anche delle più elementari regole economiche, dice con facilità: "Ma tutti questi debiti, non basterebbe non pagarli?". Santa ingenuità. Ma il debito del tuo stato è un debito tuo a tutti gli effetti, che in generale hai contribuito a creare usufruendo di servizi, forse troppo generosi o comunque non congrui e il non restituirli, spesso coincide con non ridarli a te stesso (ricordo che oltre la metà del debito italiano è con gli stessi cittadini che hanno i loro risparmi in titoli di stato o in depositi o fondi che a vario titolo sottendono agli stessi). Il default corrisponderebbe in prima istanza alla perdita di tutti i risparmi dei cittadini. Di seguito nessun altro organismo economico o politico presterebbe altri soldi a chi non ha pagato e per un paese come il nostro privo di risorse naturali da vendere in cambio di quel che serve (energia, cibo ed altro di cui deficitiamo) significherebbe impossibilità immediata di pagare stipendi e pensioni a tutti, salvo l'uscita dalla moneta comune e stampaggio a manetta di moneta fasulla, iperinflazione incontrollata e tutte le altre piacevolezze che sono accadute in questi casi in paesi assai più ricchi del nostro (tanto per ricordare Russia e Argentina, che dopo un decennio di macello sociale vero di oltre metà della popolazione, possono tirarsi su grazie alle loro risorse naturali infinite, mentre in Yugoslavia che aveva più o meno le nostre risorse sappiamo come è finita). Non ho soluzioni, se non pensare che togliendo un po' di pus alla volta, anche se fa molto male, può anche permettere alle ferite gravi di guarire. Forse. Dacci dentro professore, facci soffrire, resisti e a tutti quelli del dito medio, che ce lo hanno ficcato dentro per anni e che dopo averci portato fino a questo punto adesso hanno ancora il coraggio di sbraitare, fai vedere come è fatta la gente seria.



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5 commenti:

Annarita ha detto...

Buon Natale, caro Enrico, a te e i tuoi affetti.

Un salutone.
annarita

Paolo ha detto...

Buon Natale
a Te Enrico e ai Tuoi Cari
un sereno e tranquillo Natale

Enrico Bo ha detto...

@Annarita - Grazie mille degli auguri che ricambio di cuore.

@Paolo - Grazie e tanti auguri anche a te

Gianni ha detto...

Enrico, non mi hai consolato. Ma è giusto così la consolazione è la droga degli incoscienti!

Enrico Bo ha detto...

@Gianni - dai che ce la si po' fa'

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!