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Foto T. Sofi |
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Foto T. Sofi |
E' la luna piena di novembre e sono giorni di festa a Chinatown. Fuori dell'albergo, tutte le strade adiacenti sono intasate di traffico e banchetti. La parallela è stata chiusa e si è già riempita fin dal mattino di tavoli e di stalli di varie dimensioni. Ora che è calata l'oscurità, il
night market è in pieno svolgimento. Ci sono i soliti venditori di abbigliamento povero, calzature cinesi , attrezzi da cucina ed elettronica da poco prezzo, ma la parte del leone la fanno gli alimentari. Qui è il regno dello
street food sino-birmano. Alcuni sono veri e propri ristorantini circondati dai soliti tavolinetti e sedili lillipuziani su cui si accoccolano i passanti a gustare le specialità della casa, altri sono per così dire, più specializzati, producono poche cose ed il consumo è in generale svolto in piedi. La parte del leone la fanno i friggitori. Sotto una lampadina, un
wok gigantesco pieno di olio scuro che ribolle sul fuoco vivo sottostante. Di fianco il materiale da friggere che la moglie o il tirapiedi di turno, prepara velocemente per stare dietro al ritmo di produzione. Un altro pentolone di pastella in cui viene immerso il prodotto da friggere e la
tempura è fatta è fatta. Bomboloni dolci o salati, frittelle di patate,
samosa indiani, i triangolini ripieni di verdure speziate, effondono i loro profumi d'oriente assieme al fumo spesso dell'olio combusto.
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Qualcuno ha messo invece sul fuoco vivo delle particolari padelle piatte con tanti piccoli alveoli. Mentre le piastre si arroventano nei buchi viene colata la pastella oppure le uova di quaglia che formano dei golosi pallidi rassodati, con un probabile cuore fuso, che poi vengono passati ulteriormente in una sorta di pangrattato e fritti. Ci sono poi le griglie, forse i banchi che maggiormente vengono presi d'assalto. Spiedini di pesci, di frattaglie di pollo, di carni varie, di gamberi, seppioline e altri materiali di più difficile identificazione, vengono disposti sulle graticole che colano poi umori vari sulle carbonelle sottostanti, sollevando nuvole di fumo grigio verso il cielo. Poi, man mano che la cottura va a puntino, con cura certosina, gli stecchi vengono presi e disposti in ordine geometrico a formare barocche piramidi in attesa di avventori. Il profumo della griglia per chi lo gradisce è accattivante e stimola i succhi gastrici. Devo dire che tutto questo ben di dio, ancorché il colore della notte nasconda in parte il suo aspetto meno nobile, attira molto, insomma ti vien voglia di assaggiare, di dare un morso dentro a quella roba croccante.
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Ci sono poi banchi di dolciumi assediati da ragazzini, dove viene impastata la farina di fagioli e altre paste a base di cocco per formare dei panetti sodi ed all'apparenza piuttosto pesanti che vengono poi appiattiti e tagliati a quadretti. Non mancano infine, i pentoloni fumanti che servono
noodles, quasi sempre sotto forma di
mohinga, la zuppetta a base di brodo di pesce, che viene consumata soprattutto a colazione, ma anche come intermezzo durante tutto il giorno. Per ultimo ci sono i banchi della frutta, anche se non così ricchi e vari come negli altri paesi del sudest asiatico. Sarà la stagione ma qui vedi soprattutto angurie, mele, arancie e papaye, oltre alle onnipresenti banane. Intanto si è rimesso a piovere e la gente si ripara alla meglio sotto i teloni dei banchi; l'acqua trafila, su griglie e pentole roventi, sfrigolando più dell'olio e intanto la confusione aumenta mentre tutti cercano di evitare le pozzanghere più grosse. Cerchi di stare attento, ma è una fatica inutile dopo poco sei già tutto inzaccherato di fanghiglia e di chissà cosa altro. Meglio non indagare. In uno spiazzo tra i banchi vicino a quello dei fedeli che raccolgono offerte per il tempio vicino, hanno montato una giostrina per bambini e la ruota panoramica.
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Insomma per modo di dire. Si tratta di una incastellatura alta almeno una decina di metri, legata alla meglio agli alberi vicini, che fa ruotare qualche gondola di bacchette di ferro dove salgono impaurite, tra mille gridolini, sei ragazze alla volta. La forza motrice della ruota è umana; quando una gondola è completa, gli incaricati, issati sui raggi si spostano verso l'esterno e con il loro peso fanno girare il marchingegno, salvo poi frenarlo a forza di braccia appendendosi con tutta la forza, dal verso contrario al movimento, per farlo fermare e far scendere i passeggeri. Il divertimento sembra grande, c'è la fila per salire e il buttadentro che recluta le ragazze non deve fare gran fatica per trovare clienti. C'è la fila che aspetta con il foglio da 200 kyat in mano. Ci staresti tutta la sera a girare tra i banchi. Quelli di CD taroccati, intanto, sparano tutta la potenza dei loro altoparlanti, incuranti dell'acqua che scende. Il telo di plastica malandato che li copre pare protezione sufficiente. Le ragazze ridono e quando vedono uno straniero corrono per farsi fotografare a fianco a lui, con lo smartphone dell'amica. Poi lo postano subito su feisbuc. Più è grasso e più ridono. Che ci volete fare sono esotico.
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