Scende la sera |
Trasporti urbani |
Accidenti questi aereini sono sempre pieni zeppi! L'Oriente è in tale tumultuoso sviluppo che evidentemente non si riesce a stare dietro alla richiesta, ogni giorno in vorticoso aumento. I locali sono piccolini e si infilano facilmente in tutti i pertugi disponibili, ma quando arriva qualche gruppetto di grassi occidentali è più dura farsi largo, dato che i sedili non sono assegnati, ma si deve sottostare all'assalto alla diligenza. Due famigliole di corpulenti tedeschi fanno fatica a infilarsi tra i braccioli, un paio deve addirittura richiedere la prolunga della cintura di sicurezza. Beh, io almeno non ho ancora dovuto sottostare a questa onta. Una parte dei sedili avanti è però riservata. Ecco infatti che, quando tutti si sono sistemati alla meglio coi pacchi e le borse in grembo, arriva direttamente sulla pista un corteo di auto con bandierine. Sembra sia un importante ministro che sta girando il paese inaugurando edifici, tagliando nastri e blandendo i suoi seguaci in vista delle elezioni del prossimo anno. La sta prendendo alla larga insomma. Il codazzo dei sottopancia fa tenerezza, chi a portargli una busta, chi la borsetta, chi non avendo niente da portare cerca di sostenergli un braccio, mentre altri lo seguono fedeli, o sono più piccoli o par di vedere la loro schiena leggermente piegata, in una postura di sottomissione naturalmente esibita. Prima di salire sulla scaletta si gira con sguardo dolce e benedicente verso il codazzo di accompagnatori che lo circonda ai piedi dell'aereo, accarezza teste di bambini che gli vengono sporti, poi sale seguito dai fedelissimi e si gira ancora una volta a lanciare un ultimo amorevole saluto.
Dal gioielliere |
All'arrivo un'altra piccola folla lo attende, con collane di fiori da gettargli al collo. Lui sorride molto e dispensa saluti e certamente promesse. Che comportamento strano per un politico. Quando riusciamo a guadagnare l'uscita degli arrivi domestici, la piccola folla si è quasi dispersa, mentre il corteo di auto scure parte sgommando verso i palazzi del potere. Yangon adesso è presa nella consueta morsa del traffico, quello di una città che sta esplodendo di nuovi mezzi che ogni giorno si aggiungono ai precedenti, senza che le strade, sempre uguali, pensate per biciclette e rickshò, riescano ad allargarsi da sole. Certamente la soluzione magica di tutto questo sarà stata uno dei punti di forza del politico di cui sopra, nel frattempo noi cerchiamo di arrivare con fatica in downtown. La punta dorata della Shwedagon Paya rassicura e fa comunque da guida costante e se vogliamo benedicente. Quando arriviamo è già scuro. Per fortuna, la città, che era rimasta bloccata per tre interi giorni a causa delle piogge torrenziali che ci avevano accolto al nostro precedente arrivo, si sono date pace e in un attimo tutto si è ripreso con più vigore di prima. Qui ci sono abituati, al massimo ci si toglie le ciabatte e si gira coi piedi a mollo, mentre gli autobus rimangono fermi lungo la strada in attesa che l'acqua e il fango defluiscano. Tuttalpiù rimangono i residui qua e la, se saltano le fogne che corrono sotto i marciapiedi, ma bastano un paio di giorni e tutto secca. Intanto le strade del centro sono tutte piene di gente e bancarelle di street food.
Al pozzo |
In Oriente tutti sono abituati a mangiare spesso fuori, se apri un ristorante, di qualunque tipo sia, è difficile farlo andare male. Da ogni stradina, da ogni porta escono fumi e vapori, sfrigolar di fritture e puzzo di griglie cariche. Un paio di stradine più avanti, al centro di Chinatown, di localini di ogni tipo ce ne sono addirittura uno dietro l'altro; hai proprio l'imbarazzo della scelta. Alla fine ci infiliamo in uno dei più affollati, seguendo la regola che se c'è tanta gente vuol dire che si sta bene. Certo, per non allargarti troppo e non correre rischi, mangi sempre i soliti piatti, pollo, riso, noodles. Dopo un po' ti escono dalle orecchie, ma tanto, con le mie riserve, è difficile che muoia di consunzione, per lo meno nel corso del viaggio. Domattina ce ne andremo verso nord, bisogna solo passare la notte nella solita cameretta senza finestre, dove l'aria condizionata non funziona o perché manca la corrente la notte, o perché sono saltate le valvole. Alle tre, complice anche un incombente reflusso di maledizione di Montezuma, per evitare il soffocamento, mi decido a chiamare il ragazzo, anche se poco speranzoso, data l'ora. Invece accorre immediatamente, misericordioso e gentilissimo, come pare sia la regola da queste parti, cambia le valvole fulminate e dopo poco, posso sprofondare beato tra le braccia di Morfeo , mentre il soffio maligno che, apparentemente salvifico, cola dal soffitto, proseguirà sul mio apparato gastrointestinale il suo lavoro malevolo, dandomi per il giorno dopo il definitivo colpo di grazia. Che ci volete fare, siamo nati per soffrire.
Tornando a casa |
SURVIVAL KIT
Yangon Downtown - Situata sulla lunga via che parte dalla Sule Paya e che attraversa prima il quartiere mussulmano e subito dopo quello cinese. Quartiere animatissimo, ricco di templi e moschee nelle vie laterali, ristoranti e bancarelle. Qui si trovano anche molti alberghetti "spartani", comunque sempre attorno ai 30/50 $.
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