sabato 20 dicembre 2014

Il regno perduto


I tassisti del mercato di Mrauk U

Monaco al Palazzo reale
Che delizia passeggiare tra le case di questa cittadina un po' ferma nel tempo, apparentemente un po' fuori della frenesia dello sviluppo economico galoppante che sembra aver investito il paese. Certo qui siamo in una provincia periferica e quanto mai isolata, ma la sensazione è proprio quella di una calma di campagna, forse quella che avvolge i paesi dopo la decadenza che segue un passato importante e glorioso. Se cammini su quel che rimane della cinta muraria dell'immenso palazzo reale, ti rendi conto di come le sue dimensioni siano completamente incongrue rispetto a questo paesotto di capanne, eppure quel regno fu ricco e potente e seppe costruire le centinaia di templi che dopo secoli sono rimasti lì in piedi, a dispetto di terremoti, acqua e guerre a testimoniare un passato di grandezza, che forse più neppure interessa i discendenti di quelle dinastie. La frenesia dell'Asia di oggi è lontana, senti piuttosto la tranquilla calma dei campi di riso laotiani o dei villaggi di palafitte della Cambogia. Un po' di animazione la ritrovi solo nel mercato, il punto di aggregazione che concentra tutte le attività economiche della zona. Frutta, verdura, carne e pesce suddivisi nei consueti spazi e poi le povere cose che arrivano col traghetto, tra le quali la provenienza cinese rappresenta addirittura un lusso. 

I 90.000 Buddha della Kotaung Paya
Ai suoi confini, moto e ciclorikshò in attesa di clienti, i cui conducenti dormicchiano all'ombra masticando betel. I larghi sputazzi rossi che caratterizzano questa abitudine, variegano la polvere della strada; bisogna fare attenzione a dove si mettono i piedi, anche se basta un po' di fanghiglia pestata a cancellare il tutto. Bastano pochi passi fuori dal centro e subito quella parvenza sconnessa e tutta buche di un'asfalto steso molti decenni fa, scompare, rimangono solo viottoli si campagna e stradine sterrate che portano in giro per la foresta e tra le colline. Oggi c'è un sole forte e da questo momento non vedremo più pioggia, il clima si è normalizzato. Lungo i sentieri gruppi di donne che vanno al mercato cariche di ortaggi da vendere, qualche sparuto gregge e magre vacche sparse a brucare nelle radure tra i templi più vicini. E' come girare in una campagna selvatica, ma dove la presenza dell'uomo è costante e in un certo senso rassicurante, senza il senso di mondo perduto nella giungla dei templi cambogiani. Saluti un gruppo di donne che fuori della loro capanna intrecciano cestini e ventagli, mentre torna il loro uomo con il carretto carico di giunchi che ha appena raccolto in uno specchio d'acqua vicino; poi subito dietro incontri la nera pietra del grande zedi di Ko Thaung, il più grande di Mrauk U con le sue 90.000 immagini di Buddha, in gran parte in rovina, ed è bello perdersi tra gli infiniti corridoi circondati da immagini, un labirinto sconfinato a cielo aperto, con i soffitti crollati e le pietre smosse che si disfano sotto l'azione dell'umidità e del muschio. 

Il Buddha della Siti Paya
Pare che dopo il grande terremoto di 250 anni fa che ne minò la struttura, la ricostruzione, sotto la spinta del malcontento popolare, sia stata affrettata e forse segnata dalla corruzione che fece usare pietra scadente ed effettuare lavori di ripristino approssimativi. Forse gli impresari del tempo si mandavano messaggeri per rallegrarsi degli appalti auspicati, chissà, fatto sta che camminare tra le pareti corrose e le statue senza testa, dà un senso di reiterazione continua delle pulsioni umane. Il Buddha sorride e comprende, è difficile estraniarsi dalle passioni e dai desideri, certo ci aspetta ancora un numero esagerato di reincarnazioni. Su una collinetta poco lontano fatichi a distinguere il tempio scoperchiato dalla cima da cui emergono le grandi statue di pietra nera sedute a guardia dei quattro punti cardinali. Ancora più in là, una lunga scalinata piena di bambini che giocano nella polvere, dove gli 85 metri della Sakyaman Aung Paya, svettano sulla valle. Qui ti puoi riposare ed abbracciare con lo sguardo il lago con le rive punteggiate di stupa dorati. Non ti sazieresti mai di vagare in questo bosco di fate e di uomini, dove il sacro è così ben amalgamato al profano, da farlo sentire come un unico aspetto possibile di un modo di vita, che forse appare immutabile, ma difficilmente potrà resistere a lungo alla spinta dei tempi. Tutto cambia e in fretta. Forse qui non c'è niente da prendere, da sfruttare, da "valorizzare" e quindi le strade non si fanno, ancora, per il momento e tutto rimane come sospeso come in un limbo, mentre la vita corre, al di là della catena azzurrina di montagne ad est. 

Il futuro è alle porte
Certamente per chi come me viene a vedere e ad assaporare questa immobilità temporale, tutto questo è davvero piacevole e unico; forse per chi ci vive e deve andare al pozzo a prendere l'acqua o deve morire perché non c'è un ospedale, un po' meno; forse baratterebbe volentieri, un po' di tranquillità con un medico e un dispensario. Ma le paraboliche della televisione e le antenne dei cellulari già svettano verso il cielo. Ormai anche qui si vede tutto quello che accade nel mondo. Forse l'ansia di mettersi al pari ha già fatto perdere parte di quella tranquillità. Tutti questi ragazzi che digitano spasmodicamente appoggiati alle selle dei motorini, già smaniano per la voglia di andarsene a respirare fumi di scarico e odore di asfalto. Sempre meno fedeli salgono la lunga scala che porta al monastero di Bandoola per vedere le polverose antiche statuette nascoste nella penombra delle teche del tempio. Il grande Buddha di metallo splendente, salvato dalla voracità inglese ricoprendolo di cemento, riceve ormai poche offerte. Qualche misero bastoncino di incenso e quattro banane. Nella grande sala dove un vecchio monaco ti accompagna elencando con voce stanca reliquie e oggetti sacri, rimane solo più una grande lastra di rame, l'ultima rimasta delle migliaia di tegole che ricoprivano il tetto del palazzo reale, quando Mrauk U era un regno potente che metteva paura a tutto il golfo del Bengala. Adesso serve come piano di appoggio per una scrivania.

Dukkanthein Paya - Tornando dal pozzo

SURVIVAL KIT

I bimbi della Sakyamaung Paya
Un giro di 5/6 ore in auto con guida costa attorno ai 20.000K. Si possono affittare biciclette, ma se fa caldo o piove, sui sentieri di terra tra le colline son dolori. I carrettini tonga sono ormai oggetti d'affezione come le carrozzelle a Roma.

Dukkanthein Paya - Nel gruppo nord. Sembra un po' un basso bunker di pietra nera circondato di minuscoli stupa. All'interno una serie di corridoi con bassorilievi, anche di vita comune, forse i più interessanti della zona, fino alla statua centrale.

Ko Thaung Paya - Gruppo orientale- Un enorme quadrato circondato da centinaia di piccoli stupa neri. I corridoi senza soffitto sono invasi dalla vegetazione e dal muschio e circondati da 90.000 statue di Buddha, alcune molto rovinate dalle intemperie. Attenzione perché camminando a piedi nudi ci si può fare male, molte schegge di mattone e pietra sui pavimenti.

Siti - Quattro statue di Buddha di pietra nera, scoperti da cui si vede una bella vista della zona e del vicino Ko Thaung. Punto molto suggestivo.

Sakya Man Aung Paya - Gigantesca pagoda alta 85 metri, molto decorata, del tardo periodo Mon con pianta ottogonale a più livelli.  Statue giganti all'ingresso. Belle vedute anche dalla vicina pagoda Ratanama Naung.

Ko Taung Paya
Monastero Bandoola - Zona sud - In cima ad una collina raggiungibile con una scala coperta. Ha un piccolo museo di reperti storici,  foto e reliquie sacre. Mantiene una grande statua di Buddha di metallo e l'ultima tegola rimasta del palazzo reale. Vista sui dintorni.

Lago Laksaykan - A sud della città vicino al monastero, con graziosi tempietti gazebo dove guardare il panorama e le pagode che ornano le punte delle colline vicine. tutto il lago è circondato da sentieri che offrono gradevoli possibilità di trekking nella natura. Come perdersi nel bosco a due passi dalla città.

Rovine Palazzo reale - Vicinissimo al centro, rimane solo il grande recinto delle mura in mattoni da cui si possono indovinare le dimensioni e la zona centrale dove sorgeva il palazzo vero e proprio, circondato da grandi alberi. Di fianco il museo archeologico (ingresso 5000 K esagerati, io li eviterei), dove sono affastellati un po' di ruderi, statuette, bassorilievi, qualche vecchio quadro e plastici polverosi di scarso interesse.

Mercato - E' la zona più vivace della città, simile a tanti altri mercati birmani, suddiviso per categorie, Luogo dove rifornirsi di frutta per affrontare le passeggiate nei dintorni. Per avere un'idea 1 pomelo 500K, papaya grande 1000K, 3 kg di banane rosse giganti, da provare , sono eccezionali, 2000 K.

Ragazze in visita alla Sakyamanaung Paya

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