mercoledì 30 maggio 2018

Moldova 9 - La fortezza di Bender


Il generale Potemkin

Il santuario
Oggi sarà una giornata piuttosto speciale. Intanto perché andremo in un paese nuovo (senza vergogna lo dichiaro ufficialmente il 107° della collezione, ci sarà comunque da discutere a causa del fatto che non è riconosciuto ufficialmente, ma se io lo riconosco vale?), la Transnistria, pochissimo visitato, anzi si potrebbe tranquillamente affermare che la maggior parte delle persone non l'hanno neppure mai sentita nominare, quindi un'altra bella medaglia da apporre sul petto, come quelle inutili di cui amavano ornarsi la giacca tutti nella vecchia URSS, ma soprattutto perché rappresenta forse l'ultimo baluardo di Unione Sovietica che si possa trovare al mondo, oggi che neppure la Russia si ritiene ancora legata a quel passato. Diciamo più realista del re. Ma cosa è successo davvero in questa minuscola parte di mondo, un frammento dell'antica Bessarabia, una strisciolina di terra al di la del fiume Nistru, da cui appunto il nome? Nel 1990 qui era distanza la XIV armata dell'esercito russo, a guardia del loro principale arsenale di armi e munizioni in Europa e poiché proprio in quel periodo cominciavano i primi movimenti autonomisti tra le repubbliche che portarono poi al disfacimento dell'Unione, questa fetta di territorio dichiarò la sua indipendenza dalla repubblica della Modavia. 

Il confine con la zona militare
Quando nel 91 la Moldavia si distaccò definitivamente dall'URSS, questo territorio la cui popolazione è costituita per circa un quarto da russi, chiese protezione alla neonata Repubblica Russa che vi mantenne l'armata, con la scusante di dover terminare la messa in sicurezza ed il recupero dell'arsenale presente e delle relative fabbriche di armi, anche se invitata ad andarsene dalla Moldavia ormai indipendente che l'accusava di occupazione indebita. Il tutto sfociò nel'92 in una vera e propria guerra con tanto di bombardamenti ed almeno un migliaio di morti; le truppe russe comandate dal leggendario generale Lebed, occuparono la città di Bender al di qua del Nistru, ribattezzata con il vecchio nome di Tighina, dopodiché tutto fu congelato. I russi rimasero e il territorio fu decisamente russificato, anche se la neonata repubblica non fu riconosciuta da nessuno e neppure dalla Russia stessa che l'aveva difesa, anche se rimase indipendente de facto. Nel 2006 la repubblica venne riconosciuta da due altre nazioni che, esse stesse non sono riconosciute da nessuno, l'Abkazia e l'Ossezia del sud, formando la cosiddetta Comunità per i diritti dei popoli, con lo stabilirsi delle relative ambasciate. Una situazione assolutamente curiosa che procede tra alti e bassi fino ad adesso, momento in cui si sta attraversando una fase distensiva con la firma di trattati di libero scambio.

La palla di cannone del barone di Munchhausen
Questi prevedono riconoscimenti a vari livelli, come per la situazione assicurativa delle auto, delle loro targhe, dei titoli di studio, dei relativi passaporti e così via. Tuttavia al momento il problema più vivace tra i due stati sembra essere il contrabbando, in particolare di alcoolici che vengono prodotti in Transnistria a prezzo bassissimo e che devono solo trovare il modo, la notte, di attraversare il fiume. Comunque, fatto il pieno alla Lukoil, dove se sei abbonato ti fanno anche lo sconto del 3% (ma mi giunge notizia che in questi giorni la benzina ha valicato per la prima volta il prezzo di 1 euro al litro, facendo infuriare un po' tutti), arriviamo alla frontiera dove prima passi il vaglio della dogana moldava, molto attenta soprattutto in entrata, poi transiti nella fascia smilitarizzata, presidiata dai caschi blu dell'ONU (russi) e infine arrivi alla frontiera transnistriana, dove, presentando il passaporto puoi ottenere un visto provvisorio di 10 ore. Subito dopo appaiono le prime case di Bender per una prima sosta al memoriale dei caduti nella guerra contro i turchi della fine del '700, un grande prato verde con le lapidi nere dei caduti, presidiata dalla statua severa di una nostra vecchia conoscenza, il generale Potiemkin, noto da noi solo per aver dato il nome alla famigerata corazzata. 

La fortezza di Bender
Il cimitero affogato in mezzo ai casermoni che benché recenti, portano in sé tutto il loro stile marcatamente sovietico, ha il suo centro in una piccola cappella bianca dove qualche anziana prega assorta e tenendo in mano un cero acceso. Ma il punto di grande interesse della città è la fortezza costruita ed ampliata dal grande architetto turco Mimar Sinan nel 1538 dopo che la città che allora si chiamava Tighina, venne conquistata da Solimano il magnifico, su un preesistente forte in legno. Per arrivarci devi fare uno slalom attraverso i capannoni che rappresentano l'archeologia industriale militare abbandonati dalla vecchia URSS, fatiscenti  e sul punto di cadere da un momento all'altro. Dovunque ammassi di lamiere arrugginite e costruzioni in rovina, montagne di eternit e ciminiere cadenti, tra le quali le truppe rimaste a guardia del classico bidone di benzina abbandonato, tentano di recintare alla meglio gli ultimi spazi in cui si sono racchiusi, un po' per dare un senso alla loro presenza o forse soltanto per impegnare il tempo delle giornate infinite da trascorrere a difendere questa fortezza Bastiani dimenticata. Invece la nostra fortezza che cadeva anch'essa in rovina, è stata ripresa in mano con una sorta di restauro conservativo, dal piglio deciso, che seppure criticabile nella forma ha quanto meno il merito di recuperare un monumento che aumenta di un poco l'interesse turistico della zona. 

Gli spalti esterni sul fiume Nistru
I bastioni e tre delle quattro torri sono state sistemati e anche il resto è in fase di recupero. In fondo è stato creato un piccolo museo che contiene anche un bel modellino raffigurante la fortezza nelle sue condizioni originali, con tanto di sala delle torture e la ricostruzione di qualche macchina da guerra medioevale. Fuori delle mura troviamo un'altra vecchia conoscenza, il busto del Barone di Munchhausen, con tanto di palla di cannone sellata, con la quale raccontava di essere stato sparato fin sulla luna. Il suo posto d'onore quaggiù sembra dovuto a qualcuna delle sue eroiche gesta con le quali contribuì alla sconfitta dei turchi e alla salvezza della città. Anche se era noto per spararle grosse, infatti in un'altra delle sue gesta affermava di essersi trascinato fuori da solo dalle sabbie mobili tirandosi per i capelli, qui hanno voluto rendere merito alle sue imprese, potremmo dire oggi un curriculum leggermente gonfiato, anche se la palla di cannone colora di ironia tutta la commemorazione. Comunque sia la ristrutturazione dell'opera è in corso e dai camminamenti, oltre a riconoscere bene tutta la cinta difensiva esterna (e noi alessandrini in materia possiamo ben dire la nostra) si ha una magnifica vista del fiume che scorre poco lontano. Ma adesso è finalmente il momento di attraversare il Nistru per penetrare in questo piccolo territorio che, per la sua situazione attuale, politica e culturale, rappresenta per me un tuffo nel passato che solo a coloro che hanno vissuto quegli anni del passaggio e in quei luoghi possono dare emozioni di particolare intensità. Già mi batte un po' il cuore. Andiamo.

La piazzaforte


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