sabato 20 giugno 2009

Verde acquamarina.


Ve lo avevo detto che necessitavo di qualche giorno di pausa meditativa. L'occasione di unire il bisogno dello spirito ai più prosaici richiami della carne, intesi come assunzione di proteine complesse, è venuta dall'annuale viaggio di studio a cui l'Associazione del Museo dell'Agricoltura del Piemonte mi ha chiamato. Così il torpedone carico di anime desiderose di arricchire la propria conoscenza, si è diretto ad est, verso le aspre montuosità dell'alta Slovenia, attraversando strette valli tagliate da verdi torrenti dal percorso tortuoso fino a Bled, un miracolo della natura. Generalmente amo poco i laghi per la loro tranquillità tenebrosa presaga di finali spiacevoli, per la loro calma apparente che richiama la mente nei gorghi della depressione, ma Bled ed il suo colore indefinibile, ti porta automaticamente al sorriso e alla voglia di abbracciare qualcuno. Proprio il colore, forse, è il motore immobile che genera queste sensazioni. Se la superficie liscia e senza increspature è appena sfiorata da un raggio di sole che si fa spazio tra le nubi che avvolgono il Triglav ancora coperto di nevi alle sue spalle, un verde azzurro intenso o pittosto un'acquamarina senza sfaccettature, carica di colore, senza trasparenza apparente, una lattiginosità satura su cui si intaglia il castone dell'isola, verde intenso su verde azzurro, con il biancore appuntito del piccolo campanile al centro a far convergere gli sguardi ed i desideri. La chiesetta, che si raggiunge a forza di remo e che si conquista attraverso la erta scala di pietra per far suonare tre rintocchi alla campana dei desideri, quasi a profanare un silenzio terso, ha contorni precisi, resi ancor più netti dalla pioggia notturna. Il colpo d'occhio dall'alto del castello, è dirompente ed appagante al tempo stesso. Non riesci a staccarti dal colore dello specchio d'acqua, dal piccolo gioiello dell'isola, dal verde intenso delle rive, dalle ville antiche che si appoggiano alle erte sponde. Anche qui, nella più grande e splendida tra queste, un piccolo dittatore periferico amava portare i capi di stato amici a godere della bellezza, un topos comune in tutti i tempi. E' difficile staccarsi da tanta bellezza, ti aggiri a lungo tra le mura del castello alla ricerca di un colpo d'occhio diverso, da un angolo di visuale più affascinante che ti prometta ancora altre emozioni. Poi, in qualche modo te ne fai una ragione e te ne scendi piano, raccolto nei tuoi pensieri, cercando di fare tuoi anche quelli di tutti coloro che ti hanno preceduto, per distillarne l'essenza da conservare nella memoria. Camminerai ancora sul bordo del lago, mentre la luce intensa va a poco a poco spegnendosi, allungando le ombre dei cigni che si scuotono le penne riguadagnando la riva. La cupa rocca del castello incombe ormai alle spalle. I pensieri si affollano nella mente, potrà placarli una sottilissima e croccante wienersnitzel dai contorni dorati o meglio ancora un gran finale con una robusta fetta di krimsnita, due sottili lastre di pasta sfoglia separate da una spuma vaporosa e leggera, una crema delicata se pur di saporosa consistenza che ti predisporrà al riposo e ai maggiori cimenti della giornata successiva.

1 commento:

Marco Fulvio Barozzi ha detto...

Beato te, che ogni tanto ti prendi queste pause enoculturali!

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 114 (a seconda dei calcoli) su 250!