Il post di ieri mi ha messo nostalgia del topone grigio che mi faceva girare l'Europa 25 anni fa. Così ho ripescato questa diapo del cornuto davanti alla Moschea dell'allora Leningrado. Certo, perchè c'è una moschea a San Peterburg; un tempo il mondo era molto più tollerante di oggi, forse. Quindi vi tocca il seguito del post di ieri. Era l'ultimo decennio del regime e si sentiva nell'aria uno sfacelo incombente, uno sfascio di un sistema che, da quando aveva cessato di basarsi sui metodi forti ed era scivolato a poco a poco nella gerontocrazia bresnieviana, perdeva a poco a poco autorità e funzionalità. C'era nell'aria una voglia di lasciar andare le cose come andavano, tanto non ci si poteva fare niente. Dei temuti controlli neanche l'ombra e anche se l'amico che era con noi, prevenutissimo, continuava a guardarsi intorno convinto di essere seguito dagli agenti del KGB, non c'erano limitazioni evidenti e nonostante l'obbligo di pernottare in campeggi prepagati (unica cosa che interessava, il versamento delle svanziche), si capiva che avremmo potuto tranquillamente dormire davanti all'Ermitage senza che nessuno ci dicesse qualcosa. Proprio sotto l'arco della grande piazza, mentre sistemavamo le cose prima di partire per il giro, un paio di ragazzotti ci avvicinò chiedendoci cosa avevamo da vendere. Parto sempre preparato, quindi estrassi dall'apposito contenitore il pacco di musicassette che tenevo pronte. Gli occhi dei tipi si arrotondarono e il sorriso arrivò alle orecchie alla vista degli ultimi successi di Celentano, Matia Bazar, Ricchi e poveri et similia. Dopo aver controllato nel mangiacassette di ordinanza del mio mezzo, il buon funzionamento del materiale (fidarsi è bene, ma con gli stranieri....) completammo la transazione e mentre l'amico friggeva, timoroso di essere internato in un gulag per commercio illegale, aggiunsi al patto anche un paio di mie vecchie e sdrucite sportosky (così chiamavano le scarpe di gomma ) non resistendo agli occhi bramosi e al filo di bava alla bocca che illustravano il desiderio inestinguibile di materiale occidentale di uno dei compratori. I jeans vecchi li avevamo purtroppo già piazzati il giorno prima. Con le tasche gonfie di rubli che avemmo poi grosse difficoltà a spendere, non essendoci quasi nulla da comprare (il diavolo fa le pentole ma non i coperchi), ce ne tornammo al camping per organizzare la serata. Pioveva forte e dovemmo fermarci a tirare fuori i tergicristalli da sotti i sedili per metterli sulle asticelle, sotto un cavalcavia intasato di zhigulì ferme che facevano la stessa operazione. Era merce ambita il tergicristallo e di quei tempi nessuno osava lasciarlo incustodito sul vetro della macchina. Così quando arrivammo al campeggio era già un po' tardi, anche se le notti bianche lo facevano sembrare pomeriggio pieno. Per concludere la serata eravamo interessati ad uno spettacolo di danze folkloristiche, che si rivelò poi bellissimo. Mi infilo quindi nell'office per cercare info precise e vengo subito accalappiato da una biondina tutta sorriso e moine, con cui cominciamo a chiacchierare. La prendo alla larga per rompere il ghiaccio e quella morde subito, partiamo con i soliti luoghi comuni che vanno sempre bene, Italia, spaghetti, pizza, come mi piacerebbe vedere Venezia, ecc. un repertorio conosciuto. Sfruttando il suo inglese oxfordiano si chiacchiera un bel po', e come mai siete in Russia, e come vi trovate e compagnia bella. Quando capisco che ormai sarà gentile anche se chiedo solo informazioni, sparo le mie richieste, dove, a che ora, che strada è meglio fare per arrivare al teatro, come avere i biglietti. Come pronuncio le domande scatta un clic, cala una maschera, il sorriso si azzera. " Per le domande di lavoro, deve rivolgersi alla mia collega, io sono l'interprete incaricata del tedesco", dichiara come un terminator e non c'è stato più niente da fare. Mi sono rivolto alla collega. Lo spettacolo fu fantastico, ma c'era nell'aria un senso di disfacimento incombente.
domenica 28 giugno 2009
Notti bianche
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2 commenti:
Ho visto la moschea quando sono andata a San Pietroburgo due anni fa. Come tutto il resto della città è restaurata e splendente. Forse non ci sarà più il fascino della decadenza, ma non mi pare uno svantaggio; anzi sarà ancora meglio se ci si riuscirà a liberare del post-sovietismo...
Anche uno scrittore come Pelevin è rimasto scimmiato dall'interpretazione sovietica del mondo musulmano. Ah, come vorrei viaggiare in tutti quei posti! E chissà come saranno adesso?
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