venerdì 26 giugno 2009

Teheran

Sono stato solo una volta in Iran e per di più l'unica città che ho visto era Teheran. Ero partito prevenuto naturalmente e mi aveva invece molto spiazzato la cortesia, il modo di fare, voglio esagerare, un senso di nobiltà di gesto nelle persone con cui sono venuto in contatto, in aziende, uffici, personale di servizio o semplicemente nel bazar, dove non ho avuto quella sensazione sempre un po' sgradevole di assalto allo straniero che può la buona occasione della giornata, da non lasciar scappare, che ho sentito spesso in altri paesi definiti poveri. Anche nel bazar, stranamente, la gente parlava a toni bassi, senza urlare, trattando con garbo. Ecco, avevo avuto la percezione di mancanza di sguaiatezza anche dall'uomo che girava la pastella nel calderone, prima di farne palline da gettare nell'olio bollente. Tante barbacce dall'aspetto severo che si scioglievano in un sorriso quando ti rivolgevi loro; l'icona del terrorista dei fumetti che invece al di là del bancone ti chiedeva con garbo se il cambio dei 100 dollari lo volevi da 10 o da 50. Non so se è una colpa l'irsutismo e glabro non è sinonimo di buon uomo. Forse Teheran è una cosa e le periferie ed il resto dell'immenso paese un'altra; si sa che i poveri sono ancor più brutti, sporchi e cattivi. Quindi è difficile interpretare con mente serena, quanto si vede in questi giorni nei TG. E dire che è più facile farlo per chi, come noi ne è fuori e non si prende le manganellate o i proiettili o peggio ancora sarebbe contento se andasse tutto all'aria. Da quanto vedo non riesco a definire se, come credo per Tien An Men (forse sbagliando, certo), sia un movimento fortemente minoritario ed enfatizzato, se sia invece, anche se di minoranza, ma comunque forte e diffuso e quindi tale da rappresentare un momento con cui il regime si deve confrontare e fare i conti, impossibile da soffocare in questo modo, o addirittura invece la valanga che potrebbe definitivamente seppellire la teocrazia, come preferirebbe decisamente il nostro mondo. Lo vedremo nei prossimi giorni, mentre intanto i ragazzi, sempre loro, continuano a morire con la testa fracassata. Nuovi martiri per la nuova rivoluzione o solo usati, come al solito, dai prossimi signori del paese. E' curioso, tra l'altro, che orecchiando i commenti che si sentono tra le persone a noi vicine, quelli che si sbracciano di più per sostenere l'unica via possibile della guerra civile, sono spesso le stesse persone che stavano dalla parte dei sistemi usati da alcune forze dell'ordine, come per la caserma di Genova, tanto per fare un esempio a caso. Non è la prima volta che il nostro mondo si schiera con prontezza, ignorando tutto di quelle situazioni, di quelle storie, per trovarsi poi robuste sorprese. L'unica cosa che invece si deve rilevare con interesse, che emerge prepotente dai fatti, è che questa rivolta è forse la prima che viene documentata al mondo, non da giornalisti, non da inviati, che, a quanto pare , sono ormai assenti completamente, i pochissimi presenti arrestati o impossibilitati a comunicare, ma dalla tremenda potenza del nuovo mezzo mediatico che qualcuno ancora sottovaluta. I telegiornali di tutto il mondo fanno il pezzo con gli spezzoni di Youtube e i messaggi di Twitter; sono i giornali di domani, bisogna sottolineare questo fenomeno del tutto nuovo e travolgente. Sono le persone comuni a fare informazione e pur in una situazione così caotica, pericolosa e tragica, non si possono far tacere. Riprendono (e riprenderanno dovunque capiterà nel futuro) dalle finestre e dai portoni le Ronde in camicia verde (o di altro colore) dei Basiji che spaccano le teste di chi non la pensa come loro; che i regimi autorizzano ad operare, come è sempre successo nei paesi che a poco a poco precipitano nelle gorgo delle dittature, in luogo delle forze ufficiali di polizia, che forse esiterebbero di fronte a un modus operandi violento o assassino. Bisogna ragionare molto sulla potenza del mezzo e sulla garanzia che conferisce alla libertà e quindi contrastare decisamente ogni proposta di controllo dello stesso , anche se coperta da scuse di vario tipo, dalla protezione dei diritti d'autore e compagnia cantando. La rete si sta rivelando come il più potente, innovativo e libero tra i mezzi a disposizione dell'uomo, non perdiamolo e teniamo i riflettori accesi su Teheran.

1 commento:

laura ha detto...

Certo è cambiato il mondo dell'informazione, ma temo non il finale di tutti i tentativi di rivoluzione sfortunata cui assistiamo senza volere o potere fare nulla, sia Praga, il Cile o la Rosa Bianca. Non so se importi sapere se sia o meno una minoranza (una minoranza di eroi?); d'altra parte chi ha detto che le maggioranze hanno ragione?

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