domenica 29 maggio 2011

Un vecchio bardo (non balordo).

Il fatto è che mi piace raccontare storie. Ho sempre avuto voglia di farlo. Forse in una mia vita precedente, passavo di corte in corte, accompagnandomi con il liuto e cantando vicende di dame innamorate e di cavalieri valorosi, mentre madonne dai lunghi colli leggermente reclinati mi guardavano con occhio acquoso, sospirando in attesa di finali a sorpresa. Forse l'innesco me lo ha dato la mia bambina quando era piccola. Vederla, mentre si appassionava a sentirmi dipingere luoghi lontani, intrecci coloriti, scenografie fantasiose di storie esotiche, mi dava una soddisfazione difficile da spiegare. Quando a poco a poco si dipanavano i personaggi del Ramayana in un racconto barocco che mi piaceva arricchire di sempre nuove vicende collaterali o mentre descrivevo gli spazi sconfinati attraversati da Ulisse che voleva scoprire il mondo, godevo di quei piccoli occhi spalancati che, non appena prendevo fiato, mi incitavano a proseguire, a dare nuovo spazio alle vicende. Voleva sempre nuove notizie sull'occhio di Polifemo o di come si potesse sfuggire a Scilla e non finire nelle fauci di Cariddi o come Hanuman il re delle scimmie arringava al suo esercito o maggiori particolari sulla reggia di Ravana a Ceylon, l'isola incantata.

Solo venti anni dopo mi confessò di essere stata terrorizzata dalle storie del demone Ravana che rapiva la piccola principessa Shita e della paura che la prendeva ogni volta in cui doveva passare davanti alla stampa thailandese che lo raffigurava, nel piccolo corridoio per tornare alla sua stanza, blu e terribile con le mani adunche di carpitore di fanciulle, che occhieggiava muto sul muro, mentre lei correva disperatamente al di là della porta, a nascondersi sotto le coperte per non farsi acchiappare dal mariuolo. Da lì è nato il tarlo e la bramosia di raccontare a tutti, quasi  una droga affabulatoria a cui non so resistere, perchè è certo una gran soddisfazione accalappiare l'attenzione di una platea. Così sono rimasto ad invidiare gli scrittori, di cui leggo le prose chiare e fluenti che ti prendono e ti impongono da sole la voglia di andare avanti per sapere come va a finire o anche soltanto perché è così piacevole lasciarsi andare al fluire delle parole ben scritte, alle storie correttamente strutturate. Invece quando ci provo io, ecco che, forse per la voglia di essere convincente o per l'ansia di non lasciare scappare il pubblico, i fatti e le parole mi si affastellano tutte assieme di colpo, creando uno spazio denso di confusione.

Le frasi si annodano, il periodare si complica in subordinate sempre più confuse e quando rileggo, ho sempre la sensazione che capo e coda si confondano come se il filo chiaro della storia, nella fretta si sia ingarbugliato come quando cerco di mettere ordine nella massa di caricatori di batterie ammucchiati nella borsa fotografica e che, a furia di rimestarvi, hanno formato un unico nodo indistricabile e confuso. Un pastiche di sintassi approssimativa e di errori ortografici che per fortuna voci amiche correggono. Lo capisco, è la differenza tra uno scrittore e un imbrattacarte, però in fondo che importa, finché mi rimane questa bramosia, continuerò a raccontare storie, a delineare i tanti personaggi che ho incontrato, che mi hanno appassionato e che, in fondo, sono stati il sale della mia vita. E' bello continuare a farlo anche se gli occhioni spalancati della mia bambina adesso hanno altri interessi; mi basta che una sola persona legga quello che mi è saltato fuori e mi sarà sufficiente. E forse non è necessario neppure quell'unico spettatore, in fondo il guitto recita soprattutto per sé stesso. E dopo questa poderosa captatio benevolentiae domenicale andatevi a cercare un altro blogger all'altezza se ne siete capaci!


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10 commenti:

Francesco Zaffuto ha detto...

Ho avuto la fortuna quando ero bambino di conoscere una grande narratrice di storie, era una carissima vecchietta ottant'enne, non era mia nonna ma è come se lo fosse stata, a volte stavo ore ad ascoltarla. Non erano certo delle storie scritte e spesso venivano da fatti, tradizioni e invenzioni che conosceva solo lei; il grande narratore fa leva sulla sua voce e su chi ascolta. E' facile trovare uno scrittore, ma oggi diventa molto difficile incontrare un narratore. Ricordo che la mia vecchietta fu adombrata dall'arrivo della televisione.
Penso che i narratori siano preziosi per i bambini, magari non restano immortalati dentro una biblioteca ma sono preziosi.

Annarita ha detto...

Le frasi si annodano, il periodare si complica in subordinate sempre più confuse e quando rileggo, ho sempre la sensazione che capo e coda si confondano...

L'effetto non è quello da te vissuto, Enri. In ogni caso, penso che lo scrivere, anche per gli scrittori di professione, non sia disgiunto da una certa "sofferenza" da parto verbale.

A me piace la tua prosa. La trovo pulita e fluida.

Buona domenica di fine maggio.

Un abbraccione.
annarita

Enrico Bo ha detto...

@Fra - Certo è bello ascoltarie le stoie, ma anche tanto divertente raccontarle. io purtroppo la prima parte me la sono persa e cerco di recupaerare con la seconda.

@Annarita - Sei sempre gentile, sì in effetti è proprio questa sensazione di fatica per afre le cose bene, al meglio. Buona domenica anche a te.

Unknown ha detto...

Pensa a quando farai la gioia dei nipoti!
Se poi l'altro nonno sarà una persona dal vocabolario limitato e scevro da fantasie, diventerai un idolo, della serie "non è mai troppo tardi".
Scherzi a parte, sei veramente un narratore che acchiappa l'attenzione.
Cristiana

PS. Ora funziona tutto.

Ambra ha detto...

La verità è che proprio grazie al tuo periodare complesso e impegnativo riesci ad attrarre l'attenzione e a lasciar percepire al lettore la passione che anima le tue storie.

Enrico Bo ha detto...

@Cri - mi sa che ce ne vuole ancora di tempo per i nipoti , acc.

@Ambra - che mi piace molto raccontarle, forse ero un cantastorie e mi piacerebbe farlo bene però!

ParkaDude ha detto...

Racconti sempre bene, per quanto mi riguarda!

Enrico Bo ha detto...

@Parka - Grazie . Sei già tornato a HK?

Enrico Bo ha detto...

@Parka - al Mandarin di HK , si ancora possibile mangiare il pollo del mendicante alla creta?

ParkaDude ha detto...

Si', sono a Hong Kong adesso... riguarda a quel pollo, non so, il Mandarin dov'e'? Dal nome mi suona come un po' fuori portata per le mie tasche umili di dottorando :)

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