mercoledì 11 maggio 2011

Il tao del PET.

Immagine Somatec
Vediamo se qualcuno, non del mestiere, saprà riconoscere cosa sono queste strane cose mostrate dall'immagine. Niente sexyshop, non focalizzatevi sempre e solo sul bungabunga. Si tratta di una dei più mirabili prodotti dell'ingegno umano che la maggior parte di noi si trova ogni giorno sul tavolo senza rendersene conto. Ingiustamente demonizzate, grazie anche ad un astuto lavorio delle lobbies concorrenti, le materie plastiche hanno notevolmente cambiato la vita dell'uomo e costituiscono il materiale costruttivo di circa il 50% delle cose che ci circondano, rendendole possibili, migliori e accessibili a tutti. Ma questo è discorso complesso che non riguarda il tema di oggi. Torniamo agli oggetti mostrati, una serie di preforme in polietilentereftalato. Se ne osserverete la parte inferiore probabilmente riconoscerete con facilità la bocca delle comuni bottiglie in PET. Riprendo quindi quanto già ho postato tempo fa in modo da rinfrescarvi la memoria per richiamare la vostra attenzione su una piccola cosa considerata di valore quasi nullo, di uso minimo e svalutato al punto da farla diventare un problema anche quando questo utilizzo ha compiuto il suo breve corso.

La preforma in oggetto è il punto di passaggio necessario e tecnicamente obbligatorio dal granulo alla bottiglia di plastica che con stizza ogni giorno gettate nel pattume con un gesto di cui qualcuno, interessato, vuol farvi sentire colpevole. Tutto parte dal PET, il granulo informe e apparentemente senza anima, questa creazione dell'Uomo, che però contiene in sé tutte le anime delle sue potenzialità future che il suo creatore gli ha previsto e destinato, che, scaldato e sciolto in un magma informe è pronto a prendere forma non appena infuso nello stampo chiuso con la forza titanica di centinaia di tonnellate, il vaso di Pandora che contiene l' εἴδωλον della preforma, passaggio indispensabile per arrivare alla creazione finale, la crisalide necessaria a dar vita alla meravigliosa farfalla, il bocciuolo che aprirà i suoi petali straordinari. Il gelo dell'acqua che corre nelle viscere d'acciaio farà rapprendere la forma potenziale. Altre mani meccaniche la coglieranno per farle iniziare il cammino a cui è destinata, la gran macchina che dapprima la farà girare a lungo riscaldandola dolcemente quasi a trarla in vita da un sonno profondo e la ammorbidirà prima di farle conoscere un nuovo stampo, di soffiaggio stavolta, dove è scolpita la premonizione della sua forma definitiva, quel suo destino di diventare bottiglia, di contenere e proteggere in sé un liquido.

Ecco entrare potente il soffio vitale, le centinaia di atmosfere che il demiurgo ha predisposto per assottigliare le pareti della preforma, per stenderle fino a quando non saranno adagiate sulle pareti dello stampo a segnare la forma definitiva, lungamente studiata per essere resistente all'uso che se ne dovrà fare, con le costolature che, scelte per rafforzarla tecnicamente, la faranno bella e spesso da sola, ne identificheranno il prodotto contenuto con il solo richiamo visivo. Eccola pronta, la nostra bottiglia, elegante, più trasparente del vetro stesso che sostituisce, diritta in piedi sulla mirabile invenzione del suo fondo petaloide quasi fossero tacchi da sera, bellissima nella sua nudità, perfetta, leggera, delicata eppure funzionale a quanto da lei si richiede, a svolgere il suo compito indispensabile di contenere al minimo costo, al minimo consumo ecosostenibile e inferiore (benché quasi nessuno lo sappia) a tutti gli altri a partire dal vetro, richiesto per quell'uso. Eccola, presa per il collo e con molte compagne, avviata ad una lunga via segnata dal suo karma, girata, lavata, immessa su un carosello che sembra infinito, una giostra in cui il suo destino si fa pieno, riempita di colui per cui è stata creata, femmina nuda che accoglie e contiene, amorevole e consolatrice. Eccola che corre ancora verso un incontro preordinato, verso il piccolo ma perfetto tappo, il suo tappo, che la aspettava tra migliaia di altri, per correrle incontro preciso e complicato ad un tempo, delle cui meraviglie vi parlerò un'altra volta.

Un tocco lieve ed eccolo calzato su di lei, in una nuova giostra gioiosa, mentre una testina scende magicamente, lo preme e lo gira spietata, fino a che la curva studiata dell'anellino abbia superato il sottosquadro con un piccolo scatto, profittando della sua plasticità prima e rendendo il sigillo inviolabile dopo, rigido e vigile, compenetrati e inviolati come due innamorati in attesa che la mano di chi la vorrà, lo giri con la giusta forza, con la morbida delicatezza che strapperà i ponticelli, che ne violerà primo ed unico la purezza per averla finalmente tutta per sé. Ma prima ancora un carosello, per vestirla con il vestito migliore, per coprire la sua pur stupenda nudità con l'etichetta per lei disegnata da qualche grande stilista, che la renda ancor più bella e desiderabile verso chi sarà suo compagno di un istante. Ma quando vuota avrà esaurito il suo compito, voi, senza considerarla, la getterete come un'amante di cui vi siete stancati, accartocciata se vi sentite ecologisti , intera e con fastidio, coprendola di ingiuste colpe, senza pensare che potrà essere ripresa amorosamente e con poco spreco, energia e calore (non più di 180°C), non come la sua presuntuosa compagna di vetro, che se riutilizzata inquina montagne di acqua per essere ripulita, o che pretende più di 1000°C per essere ricostruita, pesante, infida rilasciatrice di metalli pesanti, lei che davvero può permanere indistruttibile per migliaia di anni, carico morale che, vile, ha cercato falsamente di addossare alla sua ingenua ed inesperta compagna; eccola appunto, rinascere a nuova vita a formare un'altra sé stessa di forma diversa, o se troppe volte riutilizzata, diventare un pile sportivo e caldo, come sempre protettiva e materna. Pensateci un attimo prima di gettarla via, magari insultandola ingiustamente per la dedizione che vi ha dato.


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6 commenti:

laura ha detto...

a me sembravano provette, deformazione professionale...

il monticiano ha detto...

Effettivamente anch'io ho pensato che fossero delle provette pur non essendo del ramo ma dato che hai fatto questa domanda chissà invece cosa sarà.

Anonimo ha detto...

che commozione......che nostalgia delle preforme e anche, un po', del 28x18....!!!!
ahaha, dott. Bo, sei come al solito infernale nel tuo adescare povere anime alla perdizione della plastica! Adesso però mi attendo un bel post sui pilfer, appunto, e sul problema dei godroni (e non pensare subito male!)
ciao!
Mariu

Enrico Bo ha detto...

@Laura- Monty - Sono il punyo di passaggio per far euna bottiglia di plastica per acqua minerale.

@Mariu - Ho la lacrima sul ciglio a pensare ai vagoni di pilfer fermi a Chop! Ne parleremo.Ma il primo amore (la plastica ) non si scorda mai!

Adriano Maini ha detto...

Quanta fatica e quanta tecnica - quest'ultima spero sempre più a misura d'uomo - per alleviare le nostre incombenze quotidiane!

la stanza in fondo agli occhi ha detto...

Vero, spesso non pensiamo a quanto lavoro sta dietro molti oggetti che usiamo quotidianamente e a volte detestiamo perfino!

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!