Oggi mi sento più leggero e non so se è soltanto l'aria frizzante della primavera che si gira in estate. Levità serena, assieme ad un senso di freschezza come solo sa dare la seta sulla pelle, una carezza lieve quasi inattesa. Ma sì, lasciamo stare e parliamo di seta, questo materiale meraviglioso che era uno dei principali interessi, come ricorderete, del nostro Marco Polo che avevamo lasciato proprio in una delle zone più famose allora e oggi, nella produzione di questa meraviglia dell'ingegnosità umana. Intanto, puntualmente nel libro, sfata le leggende che circondavano la sua produzione, avvolta nel mistero, sebbene il tessuto fosse noto e apprezzatissimo in Europa fin dai tempi dei romani, parlando di una città su cui voglio ritornare, anche se ne abbiamo già detto.
Cap. 147
Sugni (Su Zhou) è molto nobile città. Ella è sì grande che gira ben 60 miglia e v'à tanta gente che neuno potrebbe saper lo novero. Quivi à bene 6000 ponti di pietre che vi passerebbe sotto una galea. E' città di molta mercatantia e arti e quivi si fae molta seta e la migliore, ch'ànno molti albori ch'ànno nome gelso, albore le cui foglie mangiano li vermi che fanno la seta e molti drappi ne fanno e d'oro e sono per questo ricchi mercatanti.
Questa città di ponti e di canali, così bella da ispirare la frase "in cielo c'è il paradiso, in terra c'è Su Zhou", così simile alla sua Venezia, emozionò sicuramente Marco, con i suoi giardini stupendi dove anche oggi è così dolce riposare, mentre l'ombra degli alberi dà ristoro al calore soffocante della Cina del sud. Allo stesso modo di allora la produzione della seta continua fiorente. La fabbrica n.° 1 è così oggetto di interesse di turisti e operatori. Io ci andai per vedere le macchine per trattare i bozzoli, essendo la Cina rimasta l'unica produttrice di queste attrezzature, per una triangolazione che si doveva fare in Turkmenistan, di cui già vi ho detto; ma che bellezza vedere i quasi invisibili fili che si svolgono delicati, poi tesi e dipanati a poco a poco, infine raccolti in crocchie, lavati e preparati a diventare tessuto, dove poi interverrà l'ingegno italiano con altrettante macchine per rivestirle dei colori più belli e perfetti in un connubio già nato qui otto secoli fa, fatto di affari certo, ma anche di rispetto e di ammirazione reciproca. Anche la cucina quaggiù par più leggera e delicata quasi ad armonizzarsi con la serica levità del prodotto chiave della zona. Così vicino ad uno dei ponti in pietra su cui aveva appoggiato lo sguardo nostalgico Marco, sceglierete un piccolo ristorante dove seduti a un tavolo esterno, nella calura del meriggio, sorseggiare una zuppetta leggera di zucchine con qualche piccola polpetta di pesce arrivato forse proprio dal canale che vi sta di fronte, dove passa lenta una barca lunga e nera, quasi quasi una gondola.
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5 commenti:
Bello. Ci fai viaggiare con la fantasia con i tuoi racconti :O)
Una superba avventura millennaria, quella della seta!
Bellissimo questo post. Forse perché ti sentivi leggero, forse perché parli della seta, anche il testo si snoda leggero e le tue parole scivolano come la seta.
Caro ti segnalo Questo http://ansa.it/web/notizie/canali/inviaggio/collection/mondo/2011/02/24/visualizza_new.html_1583106645.html su Suzhou.
@Angy - E' la nostalgia.
@@Adri - E sempre attrattiva, pensa che l'imperatore Aurelio negò all'imperatrice l'acquisto di una veste "del tessuto di Sini" dicendo che con la crisi economica non era giusto che la moglie dell'imperatore si permettesse un abito da 10.000 sesterzi.Altri tempi.
@Ambra - Magari tra 15 giorni mi sento ancor più leggero.
@Sino - mi dà errore.
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