La statua di Morugan |
Nella caverna |
Ormai abbiamo preso la strada verso sud. Il cielo prima è soltanto minaccioso, completamente grigio, diventa sempre più nero, poi comincia a scaricare acqua come se la buttassero coi secchielli. Sulla strada ci sono dei cartelli che indicano aree protette dai ponti che la attraversano e che dovrebbero fungere da riparo per i motociclisti in questi casi difficili. In effetti non vorrei essere sopra ad una due ruote in simili frangenti. I tergicristalli del mio bolide autarchico, sono in effetti, non troppo efficienti, i cristalli si appannano in un attimo e non è esagerato dire che non si vede un piffero. Per fortuna questi scrosci sono brevi, tutt'al più altalenanti, basta andare piano e alla fine arrivi. Nei pressi di Kuala Lumpur il groviglio di autostrade si infittisce, le corsie si aggrovigliano e la vocina che suggerisce gira a destra tra 400 metri e poi a sinistra, sembra confondersi, figuriamoci il pilota che già ha la testa confusa di suo. Comunque bisogna avere fiducia e alla fine si arriva sempre al traguardo. Le Batu Caves sono proprio ai margini della periferia della capitale e riesci ad individuare il sito anche da una certa distanza grazie al fatto che sono tra le uniche formazioni di roccia carsica delle vicinanze. Una serie di spuntoni scoscesi che la corrosione delle piogge ha reso ripidi e impraticabili i loro fianchi e che il clima umidissimo ha ricoperto di una vegetazione avvolgente che nasconde alla vista la roccia sottostante. Nascoste tra i rilievi più imponenti, queste famose caverne ospitano un sito religioso di grande attrattività.
Una scimmia |
E' forse il più importante gruppo di templi hinduisti della Malaysia. Oltre ad essere una zona di evidente interesse turistico, questa area attira anche un enorme numero di fedeli che giungono qui con ogni mezzo. Il grande piazzale è infatti intasato di taxi, di auto private e di ogni tipologia di bus, dai piccoli minivan a grossi torpedoni da gran turismo che scaricano continuamente una folla variopinta di curiosi, armati di macchine fotografiche più che di rosari. Naturalmente tutto intorno è sorta tutta quella selva di negozi, baracche, bar e ristoranti che popolano gli accessi a tutti i siti religiosi, campando della credulità e della curiosità popolare, I famosi mercanti del tempio insomma. Nel grande piazzale i gruppi ed i singoli si affollano sostando sotto il sole prima di affrontare la ripida e maestosa scalinata che risale la collina. E' come una specie di griglia gigante messo in un forno perennemente posizionato sul massimo e in cui la temperatura raggiunge livelli insopportabili. Ognuno si ripara come può, ombrellini, foulard o cappelli dalle fogge più varie, mentre i venditori di questi gadget, passeggiano tra la folla con la merce in mano facendo ottimi affari. Ma la bramosia di selfies è superiore a qualunque pena, così eccoli tutti davanti alla statua dorata gigante del dio guerriero Morugan, alta più di 40 metri, ad assumere ogni genere di posizione.
Uno dei tempietti alla base delle caverne |
Mi sembra davvero che ci sia una marea di gente, ma pare che durante le feste annuali del Thaipusam, in onore di questa divinità dell'area tamil, si concentrino qui oltre un milione di persone, tra fedeli e turisti. Comunque puoi tergiversare fin che ti pare, la scalinata con i suoi 272 gradini, sta lì, incombente e ti aspetta, non riuscirai a sfuggirle, puoi continuare a fare flanella lì intorno, ma prima o poi dovrai prendere il coraggio e cominciare la penosa salita che, come in tutte le imposizioni religiose, costituisce uno dei cardini del credere. Soffrire, fare una sorta di penitenza preventiva, prima di arrivare al cospetto della divinità. Offrire il tuo sacrifico per mostrare il tuo rispetto e metterti maggiormente in sintonia con lo spirito divino, dimostrare che sei disposto ad anteporre il credo al tuo benessere personale, insomma patire per essere ascoltato fino ad avere una accoglienza positiva per tutte le tue inevitabili richieste, che come contraccambio pretenderai siano esaudite. Insomma un do ut des, comune a tutte le religioni, in cui si deve dimostrare soprattutto la propria attitudine al sacrificio. Va da sé che dopo una salita del genere sotto il sole battente, cuociono anche assai bene le tue cellule cerebrali coscienti e questo ti mette maggiormente in sintonia col trascendente, come se avessi assunto una specie di LSD virtuale, e sei più disponibile a constatare la possibilità di miracoli e di eventi paranormali. Per rendere ancora più penosa la salita, un gruppo di fastidiosissime scimmie popolano la scalinata ed i mancorrenti di pietra a cui cerchi di aggrapparti per guadagnare la cima della salita.
Davanti a un tempietto |
Quando arrivi alla piazzuola all'ingresso delle caverne, sei stremato, ma la vastità delle fenditure nella montagna ti fa rimanere a testa in su col fiato mozzo per un po'. Poi puoi cominciare a camminare all'interno. Le altissime pareti sono anch'esse riparo ai primati sazi di banane concesse dai turisti, al massimo piovono bucce, mentre più in alto vedi le piccole sagome nere di centinaia di pipistrelli che trascorrono la giornata dormendo. Tutto intorno una serie di tempietti di epoche diverse, nello stile dell'India del sud, esibiscono la consueta statuaria dai colori brillanti e dalle posizioni contorte e barocche. In ognuno di essi si stanno svolgendo cerimonie seguite da gruppi di fedeli più o meno attenti a non perdersi il salmodiare intenso dei sacerdoti addetti o cercando di saziare quelli deputati invece alla raccolta delle offerte. Questi biascicano in continuo preghiere e mantra, con occhio distratto mentre allungano con aria stanca il contenitore in cui lasciare il denaro. La luce penetra da grandi fenditure della roccia che arriva dall'alto come un raggio divino assieme ad un robusto gocciolio di acqua, umidità e forse anche altro. L'odore dolciastro dei fiori e delle altre offerte che giacciono sugli altari, impregnano l'aria. L'insieme è tipico degli ambienti indiani, odori, sapori, sentori di spezia, acqua e liquami vari a terra, che fanno di questa area una sorta di terra esotica anche per gli stessi malesi. Quando ne esci, devi ridiscendere al piazzale, dove sei atteso da quelli che con aria furba, sanno che non baderai a spese pur di avere una bottiglietta di acqua fresca per non esalare l'ultimo respiro in terra straniera. Il paradiso può attendere.
La salita |
SURVIVAL KIT
Lampade votive |
Batu caves - Ad una quindicina di km dal centro di Kuala Lumpur. Potrete arrivarci in taxi o con i vostri mezzi, ma anche facilmente con la metropolitana dal centro. L'ingresso è gratuito. Scala faticosa da salire. Quasi in cima, in una caverna laterale si può effettuare una visita a pagamento con guida per vedere la vita che abita queste caverne, tritoni e altri animali. Qui ci sono anche le magliette delle caverne. Attenzione alle scimmie dispettose durante la salita. Calcolate almeno un paio di ore. Potendo, andare durante le festività hindu, sarebbe di certo estremamente interessante, soprattutto durante la festa del Thaipusam, quando qui arriva la processione dei fedeli che parte dal centro della città dal tempio di Sri Mahamariamman. In questa occasione i penitenti si devono portare sulle spalle enormi fardelli che pesano dai 30 agli 80 chili e che devono trascinarsi lungo tutta la scalinata. Alla base altri templi, tra cui quello dedicato ad Hanuman, il dio scimmia, con molti affreschi che raccontano il Ramayana. I templi sono sempre aperti e visitabili anche durante le funzioni. Durante le feste preparatevi ad una folla davvero imponente.
La scalinata di accesso |
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5 - Passeggiare
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