giovedì 8 novembre 2018

Oman 11 - Ras al Jinz e le tartarughe


Una grande tartaruga verde in fase di deposizione

La raccolta di Michela e Michele
Tra datteri e chiacchiera è venuta sera. Non appena il buio è completo, è quasi il momento di andare. Carichiamo i bacinelloni pieni di tartarughine sul pickup, ce ne sono a centinaia! Le ultime che raccogliamo, dopo aver allontanato un cagnolino che cercava di papparsele, stanno ancora sgambettando disperate attorno al portone. Poi via verso lo spiaggione di Ras al Jinz, chilometri di mare dove almeno 20.000 tartarughe, verdi ed embricate, vengono ogni anno a deporre, almeno questo è il numero calcolato, più o meno. Il periodo migliore è da settembre a dicembre, ma in realtà anche negli altri mesi se ne vedono parecchie. Da anni, per fortuna la riserva è protetta, c'è un centro a cui rivolgersi per le visite ed alla spiaggia si accede solo se accompagnati. Noi abbiamo il nostro ranger personale, in realtà si tratta di Said, il fratello di Rachid, che ha questo incarico ufficiale. La spiaggia è davvero senza fine, come faremo a trovare qualche tartaruga e soprattutto non disturbarla, anche se siamo solo noi, quattro gatti? Intanto è buio pesto, come direbbe l'Alighieri:- Lo lume era di sotto della luna, poi che entrati eravam nell'alto passo. -  Insomma non si vede un piffero ed il terreno è estremamente accidentato a causa delle alte sponde provocate dalle scie delle tartarughe che hanno risalito la spiaggia e dopo un paio d'ore l'hanno ridiscesa. Camminarci al buio è una trappola mortale, va beh, non esageriamo, sapete che mi piace colorire un po' il racconto. 

Mentre esce da buco
Comunque con la goffaggine caratteristica dell'anziano bramoso di esperienze naturalistiche, procedo affondando nella sabbia morbida, tra cadute e tragicomici tentativi di riprendere l'equilibrio, tentando di salvare la macchina fotografica; la Roby e Sabrina, le due sgarzoline che saranno con noi anche per i prossimi giorni, invece saltabeccano come cerbiatte sull'onda delle dune, sopportando di portarsi al seguito la nostra ingombrante vecchiezza. Procediamo silenziosi come serpenti, mentre Said e Rachid trasportano le bacinelle piene. Oltre ad una fioca luce di una piccola torcia che ci guida, c'è soltanto il lievissimo chiarore delle stelle sulla superficie dell'oceano, quello che dovrebbe guidare le schiuse verso la salvezza. Sopra, un cielo stellato che rare volte hai l'occasione di vedere. Le prime case di Ras al Hadd sono molto lontane da qui e la loro presenza non è più percepibile. La tenebra ti fa sentire solo davanti all'oceano di cui avverti solo il leggero frangersi dell'onda sulla battigia. Senti solo odore di mare, sulla pelle l'umidità salina che carica l'aria e la satura di umori sapidi e caldi. E' quel senso di pienezza selvatica, di sperduta lontananza dal mondo che richiamano le isole deserte sognate, le scogliere di corallo degli atolli solitari, i mari del sud col loro soffio caldo di mistero e di desiderio; della brama di liberazione della sensualità repressa che sopravvive ormai nell'umanità più globale e digitalizzata, quella voglia di mollare tutto e andare via o di non tornare più, che poi è la stessa cosa.
Seni delle tartarughe scese dalla spiaggia
Tutta roba teorica che si incista nelle menti impiegatizie per decenni, quando il sogno perenne rimane quella di aprire un chiringuito su una spiaggia solitaria, mentre si espunge una fattura o si archivia l'ultimo modulo della giornata (e i clienti poi, se è così solitaria?). Roba teorica. Dopo un po' tutti si sparerebbero in bocca. Conoscevo un tizio che un giorno ha avuto una di quelle opportunità che molti sognano, ha attraversato l'Atlantico con una bella barca e poi gli hanno offerto di fare lo skipper nei Caraibi. Credeva di sognare. Il primo mese pensava di essere in paradiso. Dopo tre mesi, molto di quello che lo circondava gli sembrava bello. Al sesto mese, sopraffatto dalla noia tornò in Italia ad occuparsi di impianti di purificazione. La mente dell'uomo è contorta (anche quella della donna eh!). Intanto mentre la china di sabbia si fa meno erta, ecco un essere enorme che nella penombra riesco a malapena a scorgere, che striscia faticosamente verso l'acqua. E' una tartaruga verde che peserà almeno 150 chili e che ha appena terminato di ricoprire le uova deposte e cerca di ritornare al mare. Con le zampe anteriori si spinge avanti a piccoli balzi, fermandosi di tanto in tanto a riprendere fiato. Sbuffa rumorosamente, che fatica essere pesanti, sono molto solidale con lei. Probabilmente intenta com'è a riguadagnare quell'elemento in cui si trova a suo agio, neppure si accorge di noi. Procede lentamente, d'altra parte è pur sempre una tartaruga, ma con determinazione costante.

Un carapace sulla riva
Alla fine raggiunge l'onda che si allarga sulla riva, avanza angora un po' e l'acqua la avvolge, finalmente; man mano che si alza, il suo stesso peso la sostiene, alla fine ne è completamente sommersa ed eccola che si libra, finalmente leggera ed agile, almeno quanto prima sembravano i suoi movimenti goffi ed inutili, prende l'onda successiva e scivola via, elegante e libera, nel suo elemento naturale, che l'abbraccia, l'accoglie, la porta via, verso altre avventure. Sensazione di libertà e di soddisfazione per un dovere compiuto finalmente, un compito da svolgere insomma, una funzione naturale della vita. Forse proprio quella che solo ieri, si accoppiava nell'acqua vicino alla nostra barca, una delle prossime sere salirà con fatica questa stessa riva per deporre un centinaio di piccole uova, finalmente fecondate, in una grande buca, una storia unica la sua eppure ripetuta all'infinito dalle sue innumerevoli compagne, del ciclo della vita. Siamo anche noi sulla battigia. Si rovesciano le bacinelle sulla sabbia bagnata dall'acqua. Le centinaia di esserini che abbiamo portato, cominciano ad agitarsi vorticosamente in tutte le direzioni. Due torce benignamente accese nell'acqua, li attirano immediatamente nella giusta direzione. Un piccolo aiuto insomma, che quantomeno pareggia il danno compiuto dalle luci ingannatrici del paese che le avevano trascinate verso una morte certa. A quest'ora non ci sono neppure i gabbiani che ne farebbero strage. In pochi minuti di convulsa agitazione sono tutte in acqua. Finalmente salve.

Durante l'accoppiamento
Torneranno qui tra qualche anno, quando si saranno mutate in giganti immemori di uno scampato pericolo, a cui un istinto ancestrale comanderà di prendere la strada giusta per la salvezza della specie. Già tutto questo ti riempie di ebbra soddisfazione. Il mare attorno a te è cosparso di puntini luminosi fosforescenti. Sono microorganismi che producono quello strano fenomeno di luminescenza detto del mare in amore. Come si può non desiderare di essere qui a vedere tutto questo? La meraviglia del mondo è sempre a disposizione, basta averne voglia ed allungare una mano. Sabri è senza parole, seduta sulla sabbia, Lina guarda gli ultimi esserini che scompaiono nell'onda e sospira a lungo. Chi ha voglia di tornare a casa? Però nel buio, l'ombra di Said fa grandi gesti, bisogna risalire la riva. Accidenti che fatica non inciampare nelle rotaie di sabbia che scendono verso il mare! Più in su, ecco una buca enorme, in fondo alla quale, un altro gigante è acquattato immobile. Nella parte più profonda della buca, dietro di lei, ad almeno un metro di profondità le uova sgorgano a due o tre alla volta e si ammonticchiano sul fondo, come tante palline da ping pong. Ce ne sono più di un centinaio, segno che l'animale ha quasi terminato il suo lavoro. I minuti passano, le palline che scendono sono meno frequenti, le ultime più piccoline, non saranno più vitali. Poi di colpo, dopo una sosta per riprendersi, la tartaruga si muove e comincia a sbattere gran colpi con le zampe anteriori per lanciare dietro di sé palate di sabbia umida. 
Deposizione


Ogni tre o quattro lanci, si ferma e sbuffa sonoramente la sua immane fatica, rimane un attimo immobile e poi ricomincia lo scavo. In pochi minuti, questo pesante lavorio sposta una grande quantità di materiale che a poco a poco ricopre completamente il mucchietto di uova fecondate e le nasconde definitivamente alla vista dei predatori. Dopo un quarto d'ora, con uno sforzo che appare davvero imponente, il grosso carapace emerge dalla buca, si issa faticosamente sul bordo e poi, come l'altra, già vista, comincia la sua ansimante discesa verso il mare. La guardiamo andare, inconsapevole o semplicemente incurante della nostra, sia pure non invasiva e silenziosa presenza, avendo terminato questa incombenza, un obbligo di vita a cui la natura l'ha sottoposta. Ce ne torniamo indietro; mi sembra che risalire l'erta sabbiosa comporti la stessa fatica anche per me, il peso in fondo è quasi uguale e anche se non ho lo scomodo carapace da trasportare, ho solo due zampe utili alla bisogna e anche quelle non troppo idonee. Sono passate un paio d'ore, la notte è ancora lunga. Mentre l'auto se ne va verso casa, sembra quasi di sentire, lontano, l'ansimare pesante di un popolo di femmine che da solo deve occuparsi di moltiplicare la specie. I maschi hanno già compiuto, al mattino il loro non sgradevole e veloce compito, la loro parte di questo meccanismo, completando il loro apporto, minimo anche se indispensabile, alla complessa macchina della riproduzione. Insomma si sono appropriati della parte più divertente e meno faticosa, lasciando tutto il resto all'altra metà del mondo e poi saranno andati al bar.


In attesa della liberazione

SURVIVAL KIT


Gabbiani in attesa della schiusa
Riserva di Ras al Jinz - E' una delle più importanti del mondo per dimensioni e numero di esemplari che arrivano a deporre. Vicino al paese di Ras al Hadd, a circa 40 chilometri da Sur sulla punta estrema dell'Oman. Si possono prenotare le visite direttamente al centro se arrivate con mezzi propri, tuttavia dovrete trovare da dormire in zona dato gli orari in cui avvengono le visite, dopo le 21 o verso le 4 di mattina. Starete sulla spiaggia per circa due ore, accompagnate da un ranger che trova gli animali. Bisogna stare in silenzio ed è vietato l'uso di flash e torce, che possono essere usate solo dagli accompagnatori. Ovviamente non si può assolutamente disturbare o toccare gli animali. La vista delle tartarughe e della deposizione è praticamente garantita. La visita costa 5 OR. Ovviamente se dormite a Casa Oman, pensa lui a tutto incluso il trasporto al punto di osservazione e a farvi includere nel numero contingentato di visite giornaliere. Comunque anche nelle spiagge al di fuori della riserva, per molte decine di chilometri, arrivano tartarughe a deporre. E' una esperienza assolutamente imperdibile ed emozionante.


La corsa dei tartarughini verso il mare (foto Di Spirito)

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