venerdì 30 novembre 2018

Oman 27 - A pescare a Ras al Hadd

Aragoste

Meditando sulla caducità della vita
Il giro di ieri è stato appagante ma anche piuttosto faticoso, così ci voleva qualcosa di, per così dire speciale, tanto per dare un senso di appagamento finale alla giornata. Così, dopo la doccia ristoratrice, la mezz'oretta di cazzeggio sul divano nel cortile, mentre scende la notte ed il thé speziato spande i suoi aromi di zenzero e cardammomo nell'aria, non è fine a se stesso, ma è soltanto un intermezzo gradevole mentre alle nostre spalle senti Yanush che traffica attorno al fuoco, producendo carbonella in quantità, mentre la griglia comincia a prendere colore. Si parla di vita omanita, tanto per cambiare. Rachid aspira da narghilè, emettendo nuvole di fumo bianco che spande delicati profumi di mela. Lui non dice niente, anche se capisce abbastanza l'italiano, ascolta e basta, chissà se pensa che parliamo molto ma non abbiamo capito niente, noi poveri turisti che pretendiamo in quindici giorni di comprendere le complessità di un popolo e di una cultura così diversa. Poi l'aroma di mela si attenua affievolendosi, coperto da altri effluvi assieme delicati e tuttavia avvolgenti. Volgi con fatica la testa all'indietro e le vedi, sono lì tutte in fila a far bella mostra di sé, una serie impressionante di aragoste da quasi un chilozzo cadauna, che distese sulla griglia prendono lo schiaffo del calore della brace rosso cinerea che poi continua la sua carezza ammaliante. Ragazzi è giunta l'ora che volge al desio e la tavola è già pronta. Meglio affrettarsi.

In cottura
Arriva subito una crêpe gigante piegata in quattro e ripiena di ritagli di aragosta e ricoperta di crema di parmigiano che da sola già rappresenterebbe una cena sufficiente, ma il gran vassoio ricolmo degli amici crostacei è alle porte e occupa la parte centrale della tavola con regale imponenza. Due a testa, che spanciata ragazzi, cotte alla perfezione, odorose di salsedine senza l'insulto aggressivo di nessuna spezia, soltanto sapore di mare nature. Una tantum è una goduria alla quale bisogna cedere, d'altra parte è roba che Iapo ha già comprato e messo da parte per i suoi amati ospiti, qualcuno dovrà pur consumarle, vuoi mica fargliele buttare via? Ammetto che finire tutto è stato un lavoro duro e impegnativo, ma si sa, qualcuno lo doveva pur fare e poi i doni del mare (дары моря, si chiamavano così i negozi di Mosca che vendevano crostacei pesci costosi, nella mia trascorsa vita sovietica), si digeriscono senza problemi anche con un leggero sentore di aglio e la cuoca sopraffina, ci ha lavorato bene, dosandolo con sapienza, come il nostro grigliatore bengalese, per la verità. La notte così è passata senza sofferenze e neanche questa volta abbiamo sentito il muezzin nella preghiera del mattino. Così quandosi è aperto il nuovo giorno, un senso di appagamento generale mi ha colto, assieme alla volontà di trasformare anche questa giornata di riposo e poltroneria, in qualche cosa di speciale.

Sulla barca di Grezzolo
Infatti ieri sera è corsa una voce che la mattina stessa, a qualche chilometro dalla costa fosse stato avvistato un passaggio di balene, una ventina di megattere, così dicevano i pescatori. Allora alle nove, lancia in resta, tutti sulla macchina di Iapo per andare alla spiaggia dove è ormeggiata la barca di Grezzolo, l'amico pescatore, opportunamente avvisato e che è lì che ci aspetta, avendo appena terminato di fare il pieno al serbatoio. Varata la barca a spinta con il pickup, eccoci di nuovo in mare, chi si ferma è perduto. Grezzolo intanto che vira verso il largo, telefona agli amici per sentire se si vede qualcosa, intanto il mare non è liscio come l'altra volta e la barca salta sulle onde con una certa baldanza, traendo qualche gridolino alle fanciulle ogni volta che dà una spanciata, dopo aver superato la cresta di un'onda e ricadendo pesantemente sul fondo della sinusoide successiva. Tuttavia sto benissimo. Se penso che da ragazzo non riuscivo neppure a fare cento metri in macchina senza vomitare alla prima curva, soffrivo addirittura il treno, tanto per dire, ed ero convinto che per tutta la vita non mi sarei mosso più di tanto, al massimo a piedi, devo dire che chi la dura la vince e adesso direi che sono in grado di utilizzare qualunque mezzo di trasporto, dall'ottovolante al dromedario senza avere più problemi.

Delfini
Incrociamo altre barche di pescatori, ma sembra che oggi di balene non ci sia neppure l'ombra. Mentre stiamo elucubrando sulla nostra sfortuna, eccoci di nuovo in mezzo ad un brulicare di vita marina, siamo di nuovo assediati da centinaia di delfini che nuotano sollevando in sincronia il dorso fuori dall'acqua e accompagnano la rotta della barca precedendola o giocando con la sua scia spumeggiante, mentre altri più lontani saltano fuori piroettando nell'aria prima di ricadere pesantemente tra le onde con una spanciata rumorosa. E' davvero uno spettacolo avvincente seguire il branco che si muove all'unisono verso il largo. Vicino al bordo della barca, dove l'acqua è più trasparente, vedi le grosse sagome che nuotano zigzagando alla nostra stessa velocità rimanendo sotto di noi, per poi spostarsi di colpo avanti e scomparire nel blu più profondo. Sono animali davvero accattivanti questi delfini; quando il branco si muove ancora verso il largo, li lasciamo andare con un certo rimpianto; saremmo stati appresso a loro ancora per un bel po'. Riprendiamo così a navigare a bassa velocità; Grezzolo tira fuori le lenze che hanno attaccate al fondo un grosso pescetto colorato di alluminio di una decina di centimetri, da cui spuntano cinque o sei ami. Le ragazze cominciano a lasciare in acqua le lenza lasciandole scorrere per qualche decina dimetri, poi è tutto un prendi prendi, perché subito qualcosa morde e tra l'agitazione generale si comincia a tirar su.

La pesca miracolosa
Ecco che dalle onde emerge prima una grossa lampuga, poi altri pesci, pare pregiatissimi, infine Tiziana pesca un tonnetto di quasi un metro che come gli altri finisce nello spazio chiuso sotto la barca. Insomma una vera e propria pesca miracolosa che servirà per la cena di stasera. Ci affianchiamo ad una barca che beccheggia in mezzo ai flutti, evidentemente si è rotto il motore. I due ragazzi che sono sopra, due turisti francesi, stavano piangendo terrorizzati e persi in mezzo al mare, ma qui questi problemi si risolvono facilmente. Lanciamo una cima ed eccoli trainati a salvamento fino alla riva. Intanto ci siamo avvicinati alla spiaggia, dove sotto la barca cominciano a vedersi grandi tartarughe verdi che nuotano tranquille. Proseguiamo verso la laguna interna di Ras al Hadd, Una specie di fiordo dalle acque cristalline che tra alte pareti di roccia color ocra si insinua per un lungo tratto all'interno della costa. Giriamo attorno a piccole isole deserte e a dei pontoni galleggianti che ospitano locali dove trascorrere piacevolmente le serate di calura, mangiucchiando qualche cosa stesi sui tappeti ed i cuscini colorati, magari guardandosi una partita di Liga e poi con calma, bordesando, torniamo verso l'arenile, dove andiamo ad arenarci dopo la solita rincorsa all'assalto della battigia. Rimane solo il tempo per fare un bel bagno nell'acqua calda. Anche se delle bramate balene non c'è stata neppure l'ombra, la giornata è stata ugualmente molto piacevole. Direi che da queste parti fai davvero fatica ad annoiarti. Riempiamo la cassa dei pesci catturati e si riprende la strada verso casa.


Crêpe all'aragosta

La laguna di Ras al Hadd
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