sabato 17 novembre 2018

Oman 17 - Sugar dunes

Sugar dunes

Tiziana
Le immagini dell'isola perduta di Masirah sono ancora lì negli occhi, come un visore virtuale che non riesci a toglierti e invece ormai sono rimasti impiantati nella tua mente, nei tuoi ricordi, un patrimonio inestinguibile, che ormai non andrà più perduto, anche se arriveranno le più tremende tempeste solari a cancellare definitivamente tutta la digitalizzazione di questi anni. Le eliminerà soltanto l'ultimo evento notevole della storia di ogni uomo, o forse chissà neppure quello, c'è qualcuno che spiega come forse qualcosa comunque rimanga e come tutto ciò si possa dimostrare anche scientificamente. In questo momento che la scienza e la sua credibilità è in netto chiaroscuro, non è comunque poco. Ma bando alla filosofia d'accatto, qui bisogna andare avanti, riattraversando quel lago salato di cui non vedi la fine, un bianco brillante che riflette la luce del sole fino a far male agli occhi. E poi, abbandonata la strada, via sempre, ancora verso sud lungo la spiaggia che la marea ha lasciato larga e umida, popolata dai gabbiani in attesa come avvoltoi della corsa delle tartarughe verso la salvezza. L'auto corre decisa lasciando sulla battigia tracce che l'onda successiva si affretta a cancellare, quasi che la spiaggia stessa sia infastidita dal tuo passare e che voglia negarla il più presto possibile e ritornare vergine e pura.

Roberta
Viaggi per chilometri in mezzo al volo dei gabbiani che si sollevano appena di un paio di metri e ritornano immobili sulla sabbia, quando sei passato. Un tunnel vivente di sbattito d'ali che impressiona, con uno stridio incessante che ti precede e ti segue in continuo come nel famoso film di Hithcock, uno dei suoi migliori a mio parere. Poi arriva il momento di lasciare la costa, che alle spalle ha aperto la barriera di roccia dando spazio a piste contorte e difficili, che salgono verso l'interno. Qui è più difficile percorrerne i solchi cercando di distinguere le tracce e gli avvallamenti dove la sabbia è più tenera e dove è più facile affondare. Bisogna tenere alti i giri del motore, il più possibile e mantenere una certa velocità per non piantarsi, oltretutto il mio mezzo non ha più le ridotte disponibili, per lo meno fino a quando non lo faremo vedere da uno che ci capisca qualcosa. Comunque tra mille sobbalzi siamo quasi fuori dalla parte più difficile e vi assicuro che guidare in mezzo a questi spazi di sabbie insidiose è davvero divertente. Rimane ancora un chilometro al massimo poi il terreno diventerà più consistente e solido, quindi posso quasi rilassarmi, seguendo con tranquillità la macchina di Iapo che fa strada, avanti di un centinaio dimetri. Infatti dopo una curva stretta lascio che il motore perda un po' di giri e finisco in una buca insidiosa e poco visibile e mi pianto irrimediabilmente.

Insabbiati!
Accidenti, ne eravamo quasi usciti. Inutile far girare le ruote, si affonda sempre più irrimediabilmente. Niente paura, arriva Iapo con la pala, scaviamo un po' davanti e dietro le ruote, poi prendo un po' di abbrivio e la macchina mostra tutto il suo orgoglio ed esce subito dalle panie, portandosi sul terreno solido. Tutto fa parte del divertimento. Procediamo così di conserva ancora per qualche chilometro poi davanti a noi si alza una barriera di basse rotondità, sono le Sugar dunes, una delle meraviglie del deserto bianco al centro della regione di Al Sharqiyya. Ci buttiamo in mezzo alle dune candide, le auto si impennano per cavalcarle; incredibilmente il terreno è più compatto di prima e la superficie delle grandi ondulazioni, levigate dal vento, dove la sabbia ha formato un susseguirsi di linee regolarissime, permette evoluzioni continue. Si risale lungo pendenze paurose per poi buttarsi giù a capofitto oltre il bordo, fino al fondo dell'avvallamento, per risalire poi sulla duna successiva in un percorso tortuoso e divertentissimo, deciso solo dalla fantasia dell'autista, col fine ultimo di raggiungere una delle dune, che anche da lontano appare come una delle più alte. In cima ad essa ci si ferma. Finalmente si spegne il rumore del motore e se ti giri nell'altra direzione eccoti di fronte al nulla assoluto, una serie di ondulazioni di un biancore abbacinante di cui non puoi scorgere la fine.

Un passaggio?
Rimani lì a guardare, con gli occhi ridotti a fessure per l'offesa del sole che, di certo, non ha piacere di vederti in quel luogo nemico della vita. Per questo fingi di non sentire il caldo opprimente. Non capisci se salire lungo il lato ripido della duna sia così faticoso per i piedi che affondano irrimediabilmente nella sabbia facendoti fare un passo avanti e due indietro o se la calura che marcia verso i 40° ed oltre non stia cercando di ottenebrarti anche la mente, di cuocerti il cervello, facendoti procedere sempre più avanti in quel bianco candido nel quale cominci a non distinguere più i bordi e le linee, confondendoti la vista in un unico telo senza increspatura, dove perdere definitivamente anche il tuo corpo. Il luogo è di una bellezza senza pari. Il paesaggio già di per se stesso magnifico, del deserto di sabbia è qui accentuato da questo colore non colore, assolutamente puro e senza macchia. Sarebbe davvero un peccato rimanere qui per sempre, corpi estranei, destinati a corrompere se stessi e l'ambiente con la loro presenza inutile, macchie nere e rinsecchite lasciate lì a deturpare irrimediabilmente questo spazio di bianco assoluto che il codice RGB segnalerebbe come 0,0,0. Non avevo mai visto niente di simile e anche se la via di gettarsi giù dalle dune, rotolandosi nella sabbia fine, è forte, vorresti al contrario sederti lì sulla sommità più alta a goderti il silenzio, incurante della calura opprimente, quasi in uno stato di grazia.

Sabrina fotografa
Sabrina fotografa le curve perfette delle colline in distanza, attraverso una palla di vetro che capovolge le immagini. Roberta la appoggia un attimo per godersi il panorama ad occhio nudo. Solo pochi secondi e la palla, che funziona anche come lente, ha già fuso la plastica delle scarpe, tanto per ricordare quali siano le temperature che picchiano sul coppino. Restiamo ancora un po' a farci inutili selfie, a fotografare l'infinito, a guardare senza parlarci. Alla fine bisogna pur andare, anche se vorresti rimanere lì a goderti il silenzio assoluto, musica dolce che si stende su questo mantello ondulato di sabbie bianche come la neve. Pulita. Usciamo dalle dune e dopo poco raggiungiamo la strada asfaltata. Un piccolo paese, quattro case dalle imposte chiuse, il solito meccanico bengalese dove gonfiare di nuovo i pneumatici e poi la strada del ritorno, che attraversa diritta il territorio verso nord, mostrando anch'essa i diversi volti del deserto, le immense distese dove la sabbia è già diventata limosa e compatta, i campi di piccoli monticelli sopravento a cespi di erbe aridofile che paiono piantate apposta, tanto sono regolari e ben disposte, le piane rocciose ricoperte di ciotolame spezzato, il deserto che più respinge, privo anche di quei radi fili di erba secca che consentono la sopravvivenza ad un paio di selvatici dromedari, secchi anch'essi come fantasmi. 300 chilometri con pochi gruppi di case sparsi lungo la costa. Quando arriviamo a Ras al Hadd, la notte è già scesa. 

Tramonto con benzinaio


SURVIVAL KIT

Deserto bianco
Sugar dunes - Quando finisce la strada che attraversa il lago salato, attorno al molo di Shannah (circa 10 km), si prende una pista che va verso sud e raggiunge una lunga spiaggia di circa altri 10 km, dalla quale si risale fino a raggiungere il deserto bianco. Da qui si ritorna sulla strada asfaltata che torna verso la costa per risalire fino ad Ras al Hadd (circa 300 km). In questa zona non ho visto indicazioni, per cui mi sembra indispensabile farsi accompagnare da qualcuno che conosca l'area. Fa molto caldo, per cui non dimenticate di portare con voi cappellino, creme solari e occhiali da sole, perché il riverbero è molto forte e soprattutto acqua a volontà. All'incrocio con la 32 e anche a Shannah c'è un benzinaio. E' un'area poco battuta dal turismo, che ben si abbina all'escursione con l'isola di Masirah e io se avete i giorni a disposizione, non me la perderei assolutamente. Difficilmente incontrerete altre comitive di turisti, anche in stagione piena.


Selfie tra le dune

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