mercoledì 31 ottobre 2018

Oman 5 - Iapo

Da Iapo a casa Oman


Iapo - Un uomo solo al comando!
Difficilmente puoi immaginare un luogo così "local" come Casa Oman. E' vero che qui c'è pure un pezzo di Italia, parlata romagnola e sentori di parmigiano e di caffé, ma tutto intorno la brezza calda ti parla di una qualunque casa omanita sulle rive del mare. Non fosse per l'insegna esterna ti sembrerebbe di entrare in una delle tante altre abitazioni basse ed uguali, tra le quali si nasconde e dalle quali ogni tanto fanno capolino donne velate e curiose, torme di ragazzini e distinti signori impaludati nella lunga e immacolata dishdasha, che camminano con lentezza. Qui nessuno intanto ti corre dietro, c'è tempo per tutto. Ma come faranno ad essere sempre così bianche quelle vesti che strisciano per terra tutto il tempo. Iapo dice che se le cambiano anche più di una volta al giorno, sarà per quello. Già Iapo, che ti aspetta quando arrivi, stanco per la notte saltata da Muscat e che cerca subito di farti capire che questa non sarà una vacanza come le altre. Un bel tipo il nostro Iapo, che cerca di mantenere un'aura da burbero fumantino, pronto a lanciare cachinni al cielo ad ogni probabile cliente perditempo che lo tortura con decine di domande improbabili ed inutili e accidenti a quando hanno inventato whatsapp o come cavolo si scrive (io stesso l'ho tormentato per un mesetto buono, prima di leggere la sua mail esaustiva dove alla fine trovi tutto lo scibile necessario) e questo gli chiede dove si comprano le sigarette, io suggerisco dal gommista, l'altra che chiede delle prese elettriche, ma che alla fine si rivela per quello che è, un tenerone a tutto campo pronto a farsi in quattro alla bisogna. 

A Sur
Ma come mai questo tipo è finito fin quaggiù ad accogliere cercatori di esotico e palati pretenziosi, mandandoli alla fine tutti a casa felici, anche se spesso con le lacrime agli occhi? Pensate un po' che il nostro Paolo (che i locali chiamano Baulu a causa della pronuncia), detto Iapo, senza una ragione specifica, ma pare che ogni romagnolo che si rispetti debba avere un suo soprannome dedicato con cui viene ufficialmente riconosciuto a vita, era venuto fin qua, una ventina di anni fa, per esercitare la lodevole professione di archeologo al seguito di una missione universitaria italiana, ma com'è, come non è, arriva qui, scava per qualche anno tra tombe vecchie di oltre 5000 anni, tra emozioni e ritrovamenti vari ed alla fine succede che si innamora di questo incredibile paese e forse più ancora della sua gente. E' un amore assoluto che gli impone di trovare una qualche soluzione per venirci a vivere definitivamente. Capisce intanto che scavare tombe sarà pure una gran bella soddisfazione, ma alla fine in mano ti rimane soltanto la sabbia del deserto, ma dollari pochi e visto che qui vive bene, decide, buttando il cuore oltre l'ostacolo, di fare una casa in mezzo alle altre ed ospitarvi prima gli amici che lo vengono a trovare, poi tra passaparola ed i nuovi strumenti social che aiutano parecchio, anche i viaggiatori che amano uscire un po' dai solchi già tracciati, facendolo diventare l'attività della sua vita. 

Tartaruga verde che depone
Una guesthouse in un paese che, dato il suo tenore di vita altissimo, non ha grandi interessi al turismo se non di alto bordo, una realtà che non esisteva neppure nelle definizioni legali del paese, che bisogna dunque creare apposta reinventandosela. Non essendo dunque una cosa prevista dall'ordinamento per qualche anno si va avanti in un'area grigia, perché qui quello che non è specificamente vietato, è tollerato, poi viene chiamato all'ordine, gli si dice che la sua attività è ben nota e che è vista di buon occhio, dato che non fa cose che non vanno fatte, anzi fa lavorare un po' di gente intorno, sparge un po' di soldi in giro ed è rispettoso delle abitudini locali e quindi la cosa è approvata ufficialmente purché si metta in regola con una serie di ottemperanze preparate alla bisogna. Attraverso il sistema dello sponsor di cui vi ho già parlato, con l'amico Rashid che copre tutta la parte burocratica, apre quella che potrebbe essere la prima guesthouse del paese, con l'intento di offrire a chi viene fin quaggiù, l'immagine reale dell'Oman, visto dall'interno, entrando, quando è possibile nelle case della gente e vedendo certamente i luoghi più belli e anche quelli meno conosciuti. Alla fine, io l'ho capito perché sono molto furbo, il suo scopo reale è quella di creare anche nei suoi ospiti una dipendenza verso questo paese, in modo da costringerti in qualche modo, non potendone più fare a meno, a ritornare prima o poi. 

Gabbiani in attesa delle tartarughine
Certo la sua è una figura facilmente distinguibile, anche da lontano, infatti in ogni parte dell'Oman in cui ti andrai a ritrovare, dal deserto alle montagne, ai paesi della costa o dell'interno, tutti lo riconoscono e lo salutano, lo invitano a fermarsi a prendere un thé assieme a coloro coi quali si accompagna: Baulu, Baulu, come here, ti chiama il beduino appena fuori dalla sua tenda e ti porge i datteri del benvenuto. Così ti fermi un po' a chiacchierare di niente, perché questo è il ritmo delle dune di sabbia, dei rumori dell'onda e della risacca, mentre si pulisce il pesce sulla riva. Non è male conoscere un paese da questo lato di servizio, senza uscire invece, come si fa spesso, dalla porta del resort, tra le palme e le bouganvillee che proteggono i cocktail con l'ombrellino. Da qui invece assaggerai, thé forte speziato al cardammomo, masticando pasta dolce di datteri che ti lasceranno le mani appiccicose del loro miele delicato, tra fumi leggeri d'incenso, riceverai occhiate furtive da occhi scuri nascosti sottomascherine dorate, berrai spremute di mango e menta coricato sui cuscini di un bar, tra uomini che vogliono sapere da dove vieni, senza desiderare di venirci. Poi non voglio sottolineare che Iapo è facilmente distinguibile per i suoi 157 chili (ma tranquilli, adesso è in rapida discesa, sotto il ferreo controllo delle sue amorevoli ancelle, anzi mi dicono che ne ha già persi una ventina), anche se in giro per wadi e percorsi scoscesi, manifesta una insospettabile agilità, ma lo è soprattutto per la sua travolgente simpatia con la quale ti coinvolge in tutte le attività possibili. 

Forme del deserto
Già perché a suo dire, il vero e principale scopo di Casa Oman e della sua permanenza qui, non è tanto di accompagnare turisti bramosi di esotico tra dune ventose e spiagge solitarie, ma è soprattutto quello del salvataggio dei tartarughini della riserva adiacente, cosa a cui dedica molto del suo tempo e alla quale, se vorrete potrete dare una mano. Lungo questa costa, come ho detto, vengono a deporre continuamente migliaia di tartarughe verdi ed embricate, più in aggiunta qualche liuto e altre specie rare. Fino ad una ventina di anni fa non c'erano problemi. I tartarughini schiudevano tranquilli e emersi dalla sabbia si dirigevano subito, attirati dalla luce della luna che baluginava sul mare, verso l'acqua e verso la loro futura vita, tesa a diventare tartarugoni colossali, di un metro e mezzo di diametro. E' vero che ci arrivava solo una o due su cento, le altre venivano mangiate dalle migliaia di gabbiani ed altri uccelli marini che stanno perennemente in agguato sulla riva, ma da quando in paese è arrivata la luce elettrica, i poveri neonati, appena schiusi, non capiscono più nulla; la loro fotosensibilità positiva, li fa trascurare la fioca luce lunare e la maggior parte di loro si dirige in massa verso le strade e le case illuminate del paese, col risultato di fornire un banchetto continuo per i cani, i gatti e gli altri animali residenti, oltre alle macchine che creano ogni mattina un tappeto di cadaverini schiacciati o senza testa. 

Tartarughini di un giorno prima del rilascio
Così il nostro Iapo ha costruito una sorta di buche trappola, illuminate dall'alto, nelle quali i tartarughini ancor meglio ingannati, si precipitano di corsa, verso quella che sarà invece la loro salvezza. Lui e lo staff li raccolgono ed ogni sera nei bacinelloni appositi, ci sono centinaia di piccoli che nuotano all'impazzata. Nel paese ormai questa attività è diventata routine e anche molti abitanti ormai collaborano al lavoro che ha coinvolto un po' tutti e ogni tanto arrivano ragazzini a portare secchiellate di esserini che si agitano. Quando la notte è piena si caricano i secchi sui pick up e si va tutti alla riva a liberarle nell'acqua. E' una bella sensazione, vederli che corrono verso il traguardo, l'onda leggera arriva e li prende con sé trascinandoli al largo, salvi, almeno per adesso. Poi torni a casa, contento, tra racconti di bisbocce romagnole a base di birra e piadine. Iapo ha anche ricevuto dal Ministero un bel diploma, che tiene appeso al muro per questa attività meritoria, anche se all'inizio non riuscivano a capire perché se la prendesse tanto a cuore. E allora anche noi eccoci arrivati fin qui e per non andare proprio a nanna digiuni, ci tocca fare onore ad una tavolata di fusilli e ricciola, mentre l'amico bengalese arriva con un colossale pesce grigliato e sfrigolante. Domani sarà un altro giorno. Intanto stiamo ancora un po' qui, sul divano del cortile a bere una tazza di thé, facendo piani per l'uscita di domani. La temperatura è calata, si sta davvero bene, tra un dattero e una boccata di narghilè alla mela. Quando vado in camera a letto sprofondo in un coma senza sogni. Non sento neppure il muezzin e la sua invocazione notturna.

Donne del deserto


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