|
Per le strade di Al Ashkhara |
|
Al Askhara |
L'oasi di Jalan Bani Bu Ali è molto grande, anzi diciamo che è la vera oasi classica delle zone desertiche di tutto il mondo. Una vasta area un po' più depressa del territorio circostante, dove si raccoglie una umidità sufficiente alla vita di piante non troppo igrofile come le palme e consente quindi, grazie ad una opportuna canalizzazione di qualche sorgente anche lontana, una circolazione della poca acqua disponibile. Le abitazioni vengono erette al di fuori ed ai margini di questa area, sulla roccia o sulla sabbia, proprio per non sprecare neanche un metro di terra utile. Certo è lontana dalla visione oleografica che abbiamo di solito dell'oasi, quattro palme attorno ad un pozzo, dieci dromedari assetati e due tende beduine in lontananza. Lasciato quindi il centro della cittadina tra case nuove, alternate a ruderi fatiscenti, polveroso e calcinato da un sole spietato, è piacevole fare un giro nella parte verde dell'insediamento, seguendo vie tortuose che penetrano i vari appezzamenti, regolarmente separati da muraccioli a secco per suddividere le varie proprietà, nei quali crescono i palmeti dai quali si ricavano i datteri, la vera ricchezza alimentare che ha mantenuto in vita per millenni, la scarsa popolazione di questa parte di mondo. A volte nei punti più umidi, sotto l'ombra degli alberi, vedi piccoli orti, un po' stentati, dove verdure di vario genere tentano di vincere la loro battaglia, sopravvivendo fino a fornire qualche pomodoro o melanzana, per meglio integrare la dieta.
|
Al bar |
Forse oggi, che è così più semplice farli arrivare dall'estero, da paesi dove questi ortaggi crescono con prepotenza, spinti da una natura generosa, questo aspetto dell'oasi è un poco più trascurato che in passato, ma nei luoghi più lontani, questa pratica continua, per tradizione e per comodità. L'imponente rete dei falaj che trasportano l'acqua anche da luoghi molto lontani, forniscono anche l'utile mezzo per delimitare e suddividere le varie proprietà, anche se devono essere continuamente manutenuti. Un sistema di acquaioli, provvede poi a distribuire il liquido prezioso, aprendo e chiudendo le varie bocchette che accedono ai campi, che vengono via via sbarrate con sacchi di stoffa e sabbia, secondo una precisa turnazione, come accade da noi nelle zone di risicoltura. Anche se intorno non c'è quasi nessuno, la presenza di questa vegetazione ed il debole stormire delle fronde delle palme, ti dà immediatamente un senso di vita attiva, in netto contrasto con la sua totale assenza che percepisci tra le rocce immobili del deserto circostante. Passa un asinello col basto carico di sacchi che paiono scoppiare, tanto sono ripieni di datteri. Sta andando verso il mercato. Lo seguiamo, lungo la via stretta e tortuosa, senza accorgerci che stiamo imboccando un senso vietato, Immediatamente blocchiamo il traffico di una serie di macchine e camioncini che arrivano in senso opposto. Nessuno si agita o insulta.
|
Polpo |
|
Il bottino della giornata |
Con gentilezza un signore ci spiega il nostro errore, come e dove indirizzare la nostra retromarcia, anzi uno ci accompagna addirittura per un pezzo di strada nella direzione voluta. Vicino al centro c'è uno dei pochi ristoranti davvero omaniti della regione. Infatti, essendo questa attività gestita per lo più da immigrati provenienti dal subcontinente indiano, la cucina prevalente ha sempre sapori orientali con preminenza di spezie e chilly che coprono ogni altro sapore. Qui invece puoi gustare alcuni dei pochi piatti a cui facevano riferimento gli abitanti autoctoni in passato. Si mangia sui tappeti, seduti per terra e appoggiati ad una serie di cuscini. Al centro si mette una tovaglia di plastica e in mezzo ai commensali vengono messi i vari piatti comuni, da cui ognuno si serve. La tradizione vorrebbe che si mangiasse con le mani, ma di norma vengono fornite delle posate. C'è un grande piatto di riso, con uvetta e zafferano, pesci alla griglia e del tenerissimo polpo in salsa, delicata e gradevolissima. Ma la chicca è un'insalata di tonno crudo sfilacciato, marinato nel lime, davvero delizioso. Ci spostiamo nel bar adiacente, anch'esso in stile omanita, dove gustare un buon thé alla menta, sdraiati sui cuscini tra fumi profumati di narghilé. Una serie di anziani accoccolati lungo le pareti, ci guardano compiaciuti, salutandoci all'uscita con aria rilassata. Hai una sensazione di assoluta gradevolezza che puoi gustare sulle piazze di certi paesi assolati del sud.
|
IL marlin |
Da qui al mare c'è ancora un'oretta di strada attraverso un paesaggio roccioso e assolutamente desertico, fino ad arrivare al porto di al Ashkhara, un'importante centro dove confluiscono i grandi dhow che pescano al largo della costa. Proprio sul molo più estremo ne stanno scaricando uno. I marinai sono tutti bengalesi, piuttosto cordiali. Un gruppetto, probabilmente quelli che hanno seguito le faticose operazioni di recupero delle reti, sta mangiando a poppa, mentre altri scaricano il pescato estraendolo dalla stiva sottostante. Già sul molo giace un marlin colossale di almeno tre metri di lunghezza, con la grande pinna dorsale a ventaglio ormai semichiusa, mentre via via vengono estratti da sotto innumerevoli squali neri di grandi dimensioni, che vengono ammonticchiati sul molo e successivamente caricati sul camion frigorifero che aspetta con le porte aperte per ingoiare l'intero bottino. I pesci più grandi vengono acchiappati con lunghi ganci e faticosamente portati a forza di braccia fin sul pianale per essere poi ammonticchiati all'interno. I facchini si danno forza con grida ed incitamenti ritmati per caricare i pesci più grandi che devono essere sollevati anche da due o tre persone. Poi è la volta dei tonni, delle lampughe e di tante altre specie esotiche dalle forme sconosciute. Questo è davvero un mare particolarmente pescoso e mi dicono che nei momenti di punta il prezzo del tonno scende ad un real al chilo. Non sorprende quindi l'uso continuo del pesce nella dieta quotidiana della costa.
|
Barracuda |
Ci fermiamo più avanti sulla riva del mare sulla quale, la bassa marea ha lasciato scoperta una larga barriera di scogli appuntiti e corrosi, su cui camminano con aria intenta, donne, ragazzi, bambini con l'aria dei cercatori di tesori. Di tanto in tanto qualcuno si china e infila nei buchi che si formano tra le rocce, un lungo bastone, frugando con movimenti alterni per arrivare il più in fondo possibile. Di tanto in tanto un polpo si aggrappa al bastone ed il cacciatore lo estrae con giubilo, acchiappando il malcapitato che viene riposto poi in qualche sacchetto legato alla vita. La scogliera è piena di cercatori. Rachid parcheggia la macchina sulla sabbia di questa riva infinita di cui non riesci a scorgere neppure l'estremo limite e corre al limite dell'onda con il suo bastone. Lancia in resta, comincia compulsivamente a seguire un suo percorso, sasso dopo sasso ed ecco che finalmente mostra la sua preda, levando in alto il braccio attorno al quale il malcapitato cefalopode si aggrappa avvolgendola dei suoi tentacoli. Un altro paio sono acchiappati in pochi minuti, creando così una massa critica sufficiente per la cena e riprendiamo la strada, dopo esserci fermati con un gruppo di ragazzi che mostrano orgogliosamente il bottino della giornata appeso ad un lungo bastone. Per uscire attraversiamo il centro della città vecchia, molto bello ed omogeneo, fatto di case antiche. A quest'ora, col sole che scende, vedi qualche donna velata che esce, aprendo con timidezza le belle porte istoriate di legni antichi.
|
Squalo |
SURVIVAL KIT
|
Al Shabai |
Shabai Restaurant - Ristorante in stile omanita a Jalan Bani Bu Ali. Si mangia, seduti a terra, fatevene una ragione, perché intanto non ci sono sedie. I piatti sono gradevoli ed abbondanti, comunque c'è sempre pesce alla griglia, raccomandatevi sempre che non lo facciano cuocere troppo. Sosta obbligata nella zona.
Al Ashkhara - Città sulla costa a circa 50 km da Jalan e ad un centinaio da Ras al Hadd al nord, verso cui si rientra seguendola strada della costa, in circa un'ora e mezza. Città nota per la sua attività di pesca. Al pomeriggio si può andare al molo dove arrivano le navi a scaricare il pesce. Centro interessante, perché ha mantenuto l'antica struttura. Da osservare le vecchie porte delle case.
|
La spiaggia |
|
Pescatore bengalese |
Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:
|
Graffitari all'opera |
Nessun commento:
Posta un commento