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Wadi Tiwi |
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Paesaggio del wadi |
Risvegliarsi è fatica, ma stante che dopo la precedente notte saltata, ho dormito come un ciocco, il riposo dei giusti insomma, quello che non ti fa neppure sentire il muezzin alle 4 del mattino, riuscire a connettere il sistema cervello già poco funzionante di sé, data l'obsolescenza programmata, non è immediato, un po' come quei vecchi computer che per scaldarsi ci mettevano una decina di minuti. Qui diciamo invece che la colazione aiuta, soprattutto la torta appena sfornata ed il sempre presente contenitore dei datteri, fornitore di carburante zuccherino che accende i sensi e la voglia di andare. Già perché qui tutto è già pronto per il giro programmato per oggi. Presto che è tardi, inforchiamo (non so se si tratta del verbo adatto, ma di prima mattina mi consento la licenza poetica) le due Toyota pickup che ci aspettano davanti al cancello, caricate dell'opportuno scatolone frigo, ricolmo di acqua e viveri di sussistenza e via verso l'alba dalle dita rosate (in realtà sono le 9 e il sole picchia già discretamente oltre i 30°C all'ombra, al sole cuoci le uova, ricordatevi di non dimenticare mai il cappello). La strada ripercorre quella lungo la costa fatta ieri, arrivando da Muscat, ma oggi me la godo meglio, a prescindere dal fatto che sono io alla guida del secondo mezzo. A destra l'Oceano, a sinistra un territorio straniante, solitario e scabro, fatto di ammassi di roccia continui e nudi, assolutamente diversi da ogni altro paesaggio che mi è capitato di percorrere.
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Dal cassone |
Non c'è un albero o altra traccia di vegetazione, solo pietra scura e spinosa, che ti respinge alla necessità di risalirla, se mai te ne venisse la voglia. Un paesaggio alieno, lunare e calcinato da un sole spietato, mondo senza ombra che attende solo il calare delle tenebre per riposare un poco. Una terra in cui non possono sopravvivere neppure rade capre, priva com'è del minimo cespo di erba secca a disposizione, un non luogo dove puoi solo transitare, mai fermarti, eppure proprio per questa sua unicità splendida e severa, che attrae morbosamente, vorresti anzi fermarti di continuo per afferrarne gli scorci, gli aspetti più segreti, le linee spezzate dei rilievi senza nome. Questa sensazione di spettacolarità paesaggistica, è una costante che caratterizza tutto il paese, a partire dalle alte catene interne di monti, ai brandelli di deserto, estreme propaggini meridionali del Rub al Khali saudita, che comincia proprio al confine, alle sconfinate piane di terra sabbiosa battute dal vento, alla costa che alterna spiagge a perdita d'occhio a scogliere a picco sulle onde che la erodono in mille caverne nascoste, faraglioni maestosi, falesie scavate in cento anfratti misteriosi e scogliere impossibili da salire se non con lo sguardo. Percorrere le lunghe strade deserte e prive di traffico, è solamente più rapido, ma somiglia tanto alle traversate che potevi compiere solo qualche decennio fa con le carovane di cammelli, carichi forse di spezie, di incenso o delle altre merci che l'insopprimibile voglia di commercio dell'uomo, vuole spostare da un luogo ad un altro per aumentarne il valore aggiunto.
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La pista |
Dopo Sur risaliamo la costa per un'altra oretta, lungo la strada solo villaggi di poche case. Vicino al villaggio di Tiwi aspettiamo Ibrahim che ci accompagnerà nella risalita dello wadi. Questo è un altro degli aspetti focali di questo paese. Durante milioni di anni, l'acqua, che un tempo doveva di certo presentarsi con maggiore frequenza ed intensità, ha scavato profondamente nella roccia viva, lunghi e contorti cammini che hanno lasciato strette tracce tra pareti altissime, create da corsi d'acqua improvvisi e violentissimi per correre alla fine del loro impetuoso tragitto, fino al mare o perdersi tra i deserti e le dune. La diminuzione delle precipitazioni e le temperature estreme hanno poi ridotto questi torrenti stagionali a esili rivi che nella maggior parte dei casi scompaiono del tutto salvo ripresentarsi con furia rovinosa nei rari casi in cui, magari a distanza di anni si ripresenta un momento di precipitazioni intense, che raccoglie le acque di un intero bacino, rese fangose, che si gettano di botto in queste gole spazzando via tutto e scavando ancora più a fondo, con la furia degli elementi che portano con sé. Sono gli wadi (attenzione il plurale in arabo è
uidian), assai numerosi nel paese e che costituiscono una delle attrazioni naturali più interessanti. Si tratta quindi di valli profondissime e scoscese, veri e propri ca
ñon, in fondo ai quali è disegnata la traccia del letto di un torrente in secca, salvo qualche punto in cui, sorgenti nascoste o avvallamenti causati dalle erosioni hanno lasciato delle pozze di acqua più o meno profonde o brevi tracce di corso che poi si perde nei meandri della roccia.
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Oasi lungo il wadi |
Spesso è proprio questa pur limitatissima presenza di acqua che ha spinto qualche piccola comunità ad insediarsi sui loro bordi, dove la vita è consentita in piccole oasi di montagna, fatte di poche case e qualche palma, ciuffi di verde miracoloso in fondo alle spaccature della roccia viva, che testimoniano la incredibile adattabilità della specie che ha conquistato il pianeta. Wadi Tiwi è uno dei più belli di questa parte dell'Oman e vi si accede attraverso una ripidissima e contorta pista che risale il ca
ñon per diversi chilometri. Cedo la guida a Ibrahim che farà strada e mi metto sul cassone della seconda macchina guidata da Michela, una delle tre componenti dello staff di Iapo, tutte donne, che Iapo si fida solo di loro, Silvia, Michela e Roby, dolci come il miele, ma dure come l'acciaio, affidati a loro che ti condurranno a salvamento. La pista è strettissima e difficile, se incroci qualcuno è un problema; una sorta di camioncino scende con una certa baldanza, Miki si fa da parte, ma la ripartenza è così ripida che le ruote dietro posteriori scivolano indietro nel fosso. Solo la prima ridotta ci cava fuori. Sul cassone dietro la vista delle parete a picco sopra di noi è maestosa, ma bisogna tenersi bene. Sono con Roberta, una deliziosa siciliana che ha trovato la sua strada in Svizzera, che ti mette allegria solo a guardarla.
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Un falaj |
L'entusiasmo è alle stelle e non ti passa neppure per la mente di cascare giù dal burrone, non sarebbe davvero il caso, perdersi il resto del cammino. Questo è uno dei pochi wadi che presentano lungo il percorso piccoli gruppi di abitazioni durante la risalita della valle. Pastori di capre e palme da dattero, qualche orto in cui arriva l'acqua incanalata dalle fonti o dalle pozze, tramite una ingegnosa rete di
falaj, i piccoli fossati dalle pareti rialzate che rendono possibile la vita vegetale nelle oasi. L'ultimo dei villaggi è Mibam, un gruppo di una decine di case arroccate su rocce scoscese, dopo il quale la pista finisce trasformandosi in un sentiero che risale la montagna. I pochi abitanti che incontri sono molto cordiali e mostrano evidente piacere che qualcuno arrivi fin quassù spinto dalla bellezza di questa valle. Scendiamo lungo le terrazze dell'oasi verso il fondo del wadi che corre più in basso. I villaggi e la case sono state costruite sempre al di fuori della portata delle piene anche più rovinose possibili e quindi bisogna calare di almeno una cinquantina di metri saltando tra pietre e muriccioli, prima di arrivare alla prima pozza di acqua verde smeraldo, incastonata tra le rocce a strapiombo. Di qui si tratta di scendere lungo una parete scabra e tagliente fino alla seconda pozza, qualche decina di metri più sotto dove puoi fare il bagno in un'acqua deliziosamente fresca e ristoratrice.
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Nuotando nelle pozze |
La pozza finisce in una cascata che si butta qualche metro più avanti in un ulteriore laghetto dall'acqua blu come l'Averno. Per arrivarci Ibrahim ha preparato una corda con la quale calarsi fin giù, ma se per andare aiuta la gravità della vecchiezza, per risalire ci vogliono le braccia della gioventù e soltanto la solare Roberta, che non vuole rinunciare alla meta quasi raggiunta, si cala attraverso lo stretto passaggio, tra gridolini di soddisfazione e invidia di chi è rimasto più sopra, certa che il prode Ibrahim, che non vorrà certo perdersi a lungo la visione del suo bikini, la aiuterà nella risalita, cosa che tra sghignazzi ed incitamenti avviene poco dopo. Beh, questo è un posto dove vorresti rimanere a lungo, tra pareti a picco, gorgogliar d'acque fresche e senso di selvatica bellezza, anche perché la mezz'oretta di risalita per raggiungere le auto, con la calura che aumenta proporzionalmente tanto che il sole arriva allo zenit, è una fatica mortale specialmente per i bolsi camminatori che devono portarsi appresso una quintalata di fardello di sugna e lardo, anche se quando te ne vai, lo fai con rimpianto e con attenzione a non sdrucciolare lungo le pozze di acqua ricoperte da formazioni di alga scivolose come saponette. Alla fine però bisogna pur tornare a valle, riscendendo la pista. Ancora però, le pareti di roccia ti circondano fin quasi al fondo, come per trattenerti in un abbraccio che sembra non volerti lasciare e nel quale tu stesso vorresti forse perderti.
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L'oasi di Mibam |
SURVIVAL KIT
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Massi trascinati dal wadi |
Wadi Tiwi - Sulla costa a circa 160 km da Muscat circa 90 da Sur. Ad un paio di km a sud del più noto Wadi Shaab. Ben indicato vicino all'uscita auto stradale del paese di Tiwi, la pista comincia sotto il ponte dell'autostrada. Bisogna risalirla per circa mezz'ora (solo 4x4, pista piuttosto difficile per le sue pendenze) fino a raggiungere il villaggio di Mibam, che è l'ultimo dei sette che si incontrano risalendo. Qui è possibile parcheggiare e da qui prosegue un sentiero (denominato E35 che lo collega con un trekking segnalato, di due giorni, fino a Wadi Bani Khalid di cui parleremo più avanti). Da Mibam scendere (se non lo notate chiedete a qualcuno del posto che sarà ben lieto di mostrarvi la strada) lungo le terrazze dell'oasi in un sentierino ben visibile fino alla prima pozza, di qui si può scendere alla seconda, la più bella e successivamente attraverso la cascata ad una terza, dalla quale non è facilissimo risalire. In queste due pozze l'acqua è profonda e bisogna saper nuotare. Indispensabili: cappello da sole, scarpe da cammino su rocce (vanno bene anche quelle da scoglio, se non avete altro, ma evitate assolutamente gli infradito, perché cadere e farsi male è un attimo), acqua e costume da bagno. Attenzione nell'acqua che il fondo dove si tocca è scivolosissimo. Questo vale in generale per tutti gli wadi e non lo ripeterò più. Il posto è assolutamente imperdibile, ma fate attenzione perché basta poco per farsi male e rovinarsi il viaggio.
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La cascata di Mibam |
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