sabato 31 agosto 2019

Cronache di Surakhis 85 : Le tre carte

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Sul pianeta di origine lo chiamavano gioco delle tre carte, gira gira, non sai mai dov'è quella vincente e anche se lo sai, o credi di saperlo, è incredibile ma quando si scoprono, l'asso non è mai nel posto in cui eri certo sarebbe stato. Adesso che a Surakhis impazzava l'ultimo tentativo di formare un nuovo governo, c'era davvero da ridere e Paularius si era ritirato nella sua casa di campagna circondato da una dozzina di magistrae fellatium vegane (nel senso che venivano direttamente da Vega, sistema dove si formavano le migliori esperte nel ramo di tutto l'universo conosciuto ad eccezione certo delle succhiatrici aldebariane che però avevano la sgradevole abitudine di terminare spesso il servizio asportando direttamente l'oggetto dell'attenzione e popolavano solo postriboli di bassa lega frequentati infatti dagli aracnidi di Arturo, a cui poi ricresceva tutto in un attimo). Qui, tra una seduta e l'altra trascorreva il tempo gustandosi le dirette degli incontri tra le varie delegazioni dei partiti che cercavano l'accordo, gustandosi quei piacevoli intermezzi. Al centro stavano i Crikkettini, disposti a qualunque cosa pur rimanere nel giro, sapevano bene che saltare un giro avrebbe significato finire direttamente al crematorio delle centrali a merda, ma la ricerca dell'alleato non era poi così semplice, anche perché a sentire le dichiarazioni, che necessitavano sempre di uno o più interpreti per cercare di capire le reali intenzioni delle dichiarazioni stesse, un giorno volevano abbracciarsi in una copula sodomitica con i rossi di Rometty, dicendo peste e corna dell'alleato del giorno prima con cui avevano fornicato a dismisura, portando il pianeta all'orlo del disastro, mentre il giorno dopo risultava che il loro capo virtuale, tale Di Giugno, prelevato a caso nelle miniere di pietra di Baum, dove distribuiva l'acqua agli schiavi, intesseva sordidi amplessi con l'amato Capitone 49 della Gilda, con cui trescava da più di un'anno. 

In ogni caso ognuno delle tre parti temeva di essere dato in pasto ai coccodrilli di Rigel, non appena gli altri due si fossero accodati definitivamente alle sue spalle. Ognuno comunque denunciava gli altri due di fare le porcherie più abominevoli, nel caso fosse rimasto fuori dall'accordo, illustrandole invece come sante e necessarie per il bene del pianeta se invece fosse rimasto dentro. Insomma un vero guazzabuglio, in cui la stessa azione era giudicata sacrosanta e da perseguire assolutamente da parte di ogni persona Responsabile (il nuovo ordine segreto sacerdotale a cui si iscrivevano tutti quelli che aspiravano al palazzo del governo, detto dal popolino: la greppia) e un attimo dopo, se fatta dall'avversario, era la massima nequizia, l'inciucio, la porcheria sodomitica (che in altri momenti era poi detta la retta via). E a proclamarlo ad alta voce erano gli stessi che l'avevano fatta appena un anno prima senza vergognarsene affatto. Vero è che il Capitone 49 era un po' in calo nei sondaggi, dato che aveva basato le sue fortune unicamente sulla caccia all'Andromediano, che per la verità,  i cittadini di Surakhis avevano mostrato di gradire moltissimo; quasi tutti ormai passavano il weekend a scovare scialuppe spaziali di disperati che cercavano di attraccare nei deserti del sud o su una delle lune periferiche, facendole esplodere in volo in belle fiammate verdastre che divertivano un sacco anche i bambini, portati a godersi la festa, mentre quelli che cascavano a terra ancora vivi si contorcevano tra le fiamme, con bellissimi movimenti sinuosi. Tanto si sa che quelle malefiche salamandre nere sono abituate al fuoco e schiattano senza neppure soffrire troppo. 

Per la verità il 49 felpato, aveva anche provveduto a che gli schiavi delle miniere non dovessero morire direttamente sul luogo di lavoro, come sarebbe poi stato anche giusto, stabilendo che al calo di rendimento in pietra scavata pro die, potessero godere del privilegio di essere abbattuti direttamente sul posto senza oneri per la famiglia, ma questo risultato erano riusciti ad accreditarselo in parte anche i Crikkettini, pur tuttavia in calo di consensi. Insomma solo quei desperados degli amici di Rometty, che si avvelenavano l'un l'altro con strette di mano alla stricnina, cercavano disperatamente di arrivare a un'accordo, ignorando volutamente le valanghe di merda con cui erano stati ricoperti fino a quel momento da Di Giugno e compari. Da fuori poi c'erano anche il gruppetto dei Ratti della Angurioni che con proclami immaginifici tentava, ora che erano riusciti ad uscire dalle fogne delle centrali a merda che ammorbavano l'aria della capitale, di arrivare anche loro al palazzo della Greppia, seguiti dai pochi seguaci rimasti dell'Imperatore Lungocrinito I Bellicapelli, pur deluso dal risultato dell'ultimo trapianto di pene che gli aveva un po' storpiato il profilo e che era disposto a salire sul primo carrozzone di passaggio. Dai, davvero uno spettacolo divertentissimo. Paularius si stese meglio sui cuscini e, apprestandosi a vedere l'incontro previsto tra Il Marchese, che era stato scelto come mediatore ed i rappresentanti dei tre litiganti, ai quali aveva promesso già in separata sede, fedeltà assoluta e accordo totale con le loro idee, sperando alla fine di farli fuori tutti, chiamò le due Magistrae più brave perché si dedicassero al loro santo uffizio.

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