martedì 13 agosto 2019

Central India 40 - L'ultimo pellegrinaggio


Scende la sera


Il Nagasadhu Nero
Non solo Hindu
Il giorno del Royal Great Bath è passato. Già si era visto ieri sera, la gente comincia a sfollare, lasciando l'area poco per volta senza troppa ansia di ritornare alle proprie case, ai propri villaggi, alle proprie città. D'altra parte 25 milioni di persone in movimento che lasciano una zona sono qualche cosa di difficilmente immaginabile per la nostra mentalità, eppure le lunghe file di camminanti che per tutta la notte hanno continuato a muoversi in tutte le direzioni, sono appena riuscite a smaltire una piccola parte di quanti ieri affollavano le rive del fiume. Molti rimarranno ancora qui per giorni a proseguire il loro pellegrinaggio. In India il tempo non è poi così importante. Intanto da questa mattina dalle 8 e mezza, sono stati riaperti i varchi nelle strade ed è possibile lasciare la città in auto, posto che se ne abbia una a disposizione. Così ci muoviamo con calma, il nostro uomo è venuto a prelevarci al campo tendato con precisione svizzera e da Allahabad a Varanasi, nostra ultima tappa ci sono soltanto poco più di un centinaio di chilometri, tutti di strada buona, che ci vorrà mai! In effetti uscire dalla città necessita di più tempo del previsto. La strada specialmente alla periferia è completamente intasata di gente in cammino che cerca di uscire dall'abitato cercando di raggiungere le varie stazioni di autobus situate fuori città, in cerca di un mezzo per tornare a casa. E' un flusso continuo di gente che devi cercare di fendere con calma e che anche volendo è impossibilitata a farsi da parte per lasciarti passare. Quando arrivi poi nelle vicinanze di qualche terminal extraurbano gli assembramenti di gente in attesa sono enormi e occupano ogni spazio possibile. 

Un fedele
Anche se ogni tipo di mezzo, dai più scalcagnati che partono lasciando dietro di sé scie di fumo nero irrespirabile ai più improbabili tricicli o ai carri trainati da vecchi trattori, carichi all'inverosimile, partono in continuazione, mentre una grande massa di persone rimane seduta a terra in attesa di qualche posto disponibile, sia pure sul tetto di un bus o nei cassoni di qualche camion di derrate. Dopo un'oretta siamo appena riusciti a superare la periferia, ma la strada è completamente intasata da file di autobus, con decine di passeggeri seduti sul tetto che avanzano a passo d'uomo, per cui procedere è fatica piuttosto penosa. Piano piano il traffico si smolla un poco e riusciamo a procedere con un po' di scioltezza, ma non appena arriviamo a qualche decina di chilometri da Varanasi, il problema si ripresenta uguale e forse ancora peggiore. Sarà che ormai pensavamo di essere fuori dalla pazza folla, ma diciamo pure che siamo cascati dalla padella nella brace, perché se è vero che siamo usciti dal maggior assembramento umano del mondo, quello del Khmb, nei fatti siamo arrivati in città nel pieno della festa del tempio Kashi Vishwanath detto anche il tempio d'oro, nome dovuto alla sua cupola ornata da bei motivi floreali completamente dorati, che contiene uno dei 12 lingam neri, le statue falliche simboleggianti lapotenza generatrice di Shiva, sparse per l'India. E naturalmente anche qui, una folla inverosimile si sta riversando in città per andare a visitare il tempio, dopo essersi beccati una coda che può durare anche più di un giorno intero per poi passare rapidamente per pochi secondi davanti alla statua, lasciare l'offerta ed uscire dal retro.

Donne
In effetti eccoci di nuovo completamente bloccati in una coda infernale di mezzi di ogni tipo, mentre la gente a piedi occupa tutti gli spazi disponibili tra le macchine, procedendo nella direzione del centro della città. Le informazioni che raccogliamo dai passanti e da qualche poliziotto impegnato agli incroci nel disperato tentativo di far procedere la coda, tentando invano di dissuadere la gente dal proseguire, dicono che il centro è completamente bloccato e che ai mezzi meccanici è addirittura vietato procedere oltre. Le principali vie di accesso sono transennate, ma il nostro uomo sembra avere molta esperienza in questo tipo di situazioni e comincia a procedere in una serie di viuzze laterali, un dedalo contorto nel quale si procede sì a fatica, ma si va avanti, anche se non è ben chiaro in quale direzione. Dopo una serie di giri forsennati, di passaggi arditi nei quali sembra che il nostro mezzo non passi affatto e dopo avere superato blocchi vari, facendo spostare carretti e banchi di frutta arriviamo ad una piazzetta dove si capisce che è chiaramente impossibile procedere oltre. Tutte le auto ed i risciò sono fermi ed è subito evidente che da qui nessuno riuscirà più a muoversi per ore. Non è neppure ben chiaro cosa si possa fare, anche perché il punto dove ci siamo bloccati, un po' defilato, dietro ad una fontana, sembra essere anche un luogo delegato a diventare l'orinatoio dell'area. Assistiamo infatti ad un andirivieni sospetto di gente che senza troppi problemi, che si china dietro la nostra macchina e, sollevato alla meglio il dothi, si libera del liquido in eccesso, andandosene poi come se nulla fosse. 

In coda
Mentre studiamo quale sia il modo migliore per scendere dalla macchina, il nostro driver si è messo in contatto con l'albergo che è in pieno centro appena dietro l'area dei gath e pare che verrà presto qualcuno  ad occuparsi di noi. In fondo sembra che siamo a non più di 500 metri dalla meta. Dopo una mezz'oretta arrivano due tizi che si qualificano come staff dello Shree Ganesha Hotel e si fanno carico delle due valigie più pesanti, trascinandole lungo l'asfalto sgarruppato, coperto di fango e di altri materiali non identificati, lasciati da un gran numero di vacche che stazionano intorno. Noi prendiamo il resto e facendoci alla meglio largo tra la folla, procediamo nel tentativo di raggiungere la nostra meta finale con uno slalom tra le torte marroni a terra. Finalmente, infilatici in un vicolo laterale, superati un paio di negozietti di pantalonai e pashmine, arriviamo davanti ad un portone di ferro dopo il quale si aprono le meraviglie del nostro personale Marigold hotel. Chi arriva qui ed ha visto il film in questione, non potrà che che riconoscerlo come tale, a partire dal ragazzo che sta alla reception, factotum, proprietario e inserviente, che è esattamente lo stesso del film. E come quello il nostro Sri Ganesh è parzialmente in costruzione, perché qui il business si sta allargando ed entro il prossimo anno saranno pronte altre nuovissime stanze lux, proprio dietro il vecchio palazzo attuale. Il giovanotto è assolutamente prodigo di ogni informazione necessaria e ci fornisce subito di piantina con tutte le indicazioni che ci serviranno per buttarci nel gorgo cittadino. Siamo capitati proprio nelle giornate clou della festa, quindi un po' di disagio, capirete, sarà parte del divertimento. Intanto prendete possesso delle stanze e riposatevi un po' che la festa sta per cominciare. 

In centro
In realtà le camere sono sorprendentemente pulite ad onta del fatto che ho letto dovunque che Varanasi dovrebbe essere la città più sporca dell'India. Certo con un simile movimento le strade sono quello che sono, ma qui, seduti sui divanetti della verandina davanti alla nostra porta, c'è davvero quell'atmosfera magica che avverti soltanto in questo straordinario paese e ci sarà evidentemente un motivo se questa è l'undicesima volta che ci vengo. Ci beviamo un bel thé caldo, rilassati ad assaporare quel brusio di fondo che arriva dal di là del cancello, quello della folla che giunge qui e che col suo numero sempre esagerato diluisce i pur molti turisti stranieri facendoli scomparire come fossero una sorta di elemento omeopatico che la città digerisce senza accorgersi. Qui vengono tutti. Qui arrivano in molti, per pregare, per vedere, ma soprattutto per morire. Varanasi è la città dove regna la morte e dove tutto è organizzato per la morte, tuttavia, senza essere un luogo di tristezza e dolore, perché la morte a Varanasi non è il lasciare questo mondo di sofferenza con dispiacere anche se con il condimento di una speranza di qualcosa di migliore. Qui ci sono solo certezze. Chi muore a Varanasi e qui sulle rive del Gange verrà bruciato nella sacra pira che lascerà alle acque soltanto ceneri, ha la certezza che il suo corpo sarà finalmente avulso dal ciclo doloroso delle rinascite, uscendo finalmente dall'incubo del samsara e potrà raggiungere l'agognata moksa, la liberazione definitiva. Oltre 30.000 persone all'anno vengono qui per morirvi ed essere bruciate sui gath. Questa in fondo è la vera, grande industria della città dei morti. 

La folla in marcia verso il centro

SURVIVAL KIT

In coda
Hotel Shree Ganesha Palace - Davanti alla Corporation Bank, Girjaghar, Godowlia - B&B a gestione familiare, ottimamente posizionato a 10 minuti a piedi dai gath. Molto tranquillo perché situato all'interno in un vicolo della via principale, dove è segnalato con una piccola insegna. I gestori, specialmente il ragazzo, sono estremamente cortesi e disponibili per ogni servizio ed indicazione turistica. Noi avevamo le camere proprio sul cortiletto che dà sulla reception e che si vede nella foto. Camere doppie piccoline ma pulite e comode. Frigo, TV, AC, stufetta, free wifi molto buono e bagno ben attrezzato. Tutto funzionante. Colazione in casa del proprietario. La doppia sui 30 Euro. Stanno per entrare in funzione altre 20 nuove camere sul retro. Data la posizione comodissima e per tutto il resto direi che è una soluzione assolutamente raccomandabile per qualità/prezzo.

Verso i Gath



Al tempio d'oro
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