venerdì 14 agosto 2020

Luoghi del cuore 47: L'ombra di Loch Ness



Edimburgo

Il vallo di Adriano
A volte, perché un luogo ti rimanga nel cuore, basta la fortuna di trovarcisi in condizioni di tempo favorevoli. Ricordo un amico che mi dava del pazzo quando gli raccontavo dell’Islanda, che reputo sicuramente il paese europeo più affascinante dal punto di vista naturalistico, mentre lui che ci era stato con la pioggia battente e la nebbia bassa per tre settimane di seguito, ne aveva un pessimo ricordo, assommando anche il fatto che gli erano ammuffiti gli scarponi. La Scozia, in cui sono stato una sola volta tanti anno fa, in teoria avrebbe dovuto spingermi ad analoghi sentimenti, visto che piovve per tutta la decina di giorni in cui la percorremmo in direzione nord, prima di rientrare verso il Galles ed invece nonostante tutto, ne conservo un ricordo bellissimo, di fascino misterioso e di atmosfere sfumate, con le rovine dei suoi castelli sulle sponde di immensi laghi solitari. Già il passaggio del vallo di Adriano fu di grande impatto. Lo percorremmo per un bel tratto e sentire sotto i piedi l’erba bassa di quei camminamenti antichi dove i nostri uomini arrivarono quasi duemila anni fa, considerandolo come l’estremo limine del nord del mondo conosciuto, un confine non valicabile, al di là del quale c’era solo mistero e pericolo ed era sconsigliabile all’uomo comune avventurarcisi in cerca di rogne. 

Cornamuse
Un riconoscimento strano ed avvincente in cui la potenza romana scopriva la propria inattesa debolezza, la paura di un ignoto troppo grande per essere affrontato con le forze ormai limitate dalla lontananza da casa, dove, forse c’erano uomini misteriosi, superumani o aiutati da dei diversi e troppo potenti al confronto di quelli olimpici così lontani nello spazio e forse ormai indeboliti da un credo poco convinto, già minato da altre forze che arrivavano da un Oriente altrettanto pericoloso per i Lari padroni del passato. Sorpassare quel vallo dava davvero la sensazione di avventurarsi in terra incognita, quasi quanto quelli del limite sud, in quell’Africa in cui gli scribi tutto risolvevano scrivendo quell’hic sunt leones che uniformava il pericolo dello sconosciuto, all’impossibile. Proseguimmo verso nord, incantati da quei pascoli ondulati senza fine, popolati solo da rade pecore e da bestiame dal lungo vello, così diverso dalle nostre pezzate, lisce bestie dalle immense mammelle, delicati animali bisognosi di erba rigogliosa e di riparo continuo. Queste invece coi lunghi corni e gli occhi coperti da frange marroni caracollavano lente, con le froge fumanti per il freddo, abituate all’acqua ed al gelo costante, resilienti ad un clima che mette alla prova le menti oltre che ai corpi, avare nel produrre latte ed ancor meno nella tenerezza delle carni. 

Nessie
Tuttavia quel paesaggio senza spigolosità, aveva un suo indubbio fascino, narrando di leggende nordiche di uomini dalle gonne a quadrettoni, accompagnati da flebili suoni di cornamuse lontane, di castelli diroccati sulle sponde di laghi dalle acque scure e misteriose, dove si aggiravano presenze inquietanti. Sul Loch Ness, lunghissimo lago solitario, su questo ci campano ed i simulacri del mostro nascosto tra le sue acque profondissime, sono dovunque e la storia emozionò naturalmente a tal punto la mia bambina, che volle rimanere a lungo lassù, in un angolo piuttosto solitario, un’ansa dalle acque calme che arrivavano su una riva nera e ciottolosa, lambendola con delicatezza, a guardare la superficie piatta e grigia che si estendeva fino alla lontana sponda opposta. Mentre tornavamo verso il nostro mezzo a mangiucchiare qualche cosa, intabarrati nelle giacche a vento, si scosse un poco e prima di andarcene a letto, in una posizione panoramica ma incautamente vicina alla riva, dove il divoratore di uomini nella notte avrebbe potuto facilmente arrivare, mi disse piano: - Credo di averlo visto, era un’ombra grande appena sotto la superficie dell’acqua, speriamo che stanotte se ne stia al largo.- Anche Edimburgo ci apparve bellissima se pur nella cupezza della pietra nera dei suoi castelli e dei suoi palazzi severi, ma il ricordo di quell’ombra scura ci seguì, inquietante, per tutto il resto del viaggio.

Loch Ness


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