Parc des Ecrins - Glacier blanc |
Lo confesso, amo la Francia come più volte vi ho ripetuto e ci ritorno ogni qualvolta ne ho l'occasione. Così ieri, complice la giornata spettacolare e gli amici che a loro volta spingono, abbiamo come si dice, inforcato la macchina (o forse non si dice, ma con la bici sarebbe stato molto più faticoso dati i saliscendi e la distanza, anche se sono itinerari appunto disegnati proprio per gli amanti delle due ruote) e abbiamo preso la via del Monginevro percorrendo una delle supposte strade di Annibale al contrario e superata Briançon, che non so come mai il navigatore si ostina a chiamare Brianzoni (forse un rigurgito del ventennio o chissà, forse un riposizionamento una volta letti i sondaggi più recenti, meglio infatti saltare subito sul carro dei vincitori) abbiamo preso la bella valle della Durance che scende verso Embrun e dopo pochi chilometri deviato a destra verso la valletta che penetra nel massiccio degli Ecrins. Subito la strada che costeggia la riva destra del fiume, un poco più dall'alto della strada principale, devia all'interno e comincia ad inerpicarsi superando prima il paesino di Les Vigreaux, del quale le guide consigliano una breve visita per apprezzare le vecchie case tradizionale del centro e continua fino a raggiungere, in circa cinque chilometri, l'abitato di Vallouise, punto di partenza per l'entrata nel parco. Poi la strada prosegue per una quindicina di chilometri risalendo la valle fino a raggiungere una amplissima area di parcheggio nei pressi di un rifugio che funge anche da ristorante, al centro di un circo glaciale dove un tempo si riunivano forse diverse lingue dei ghiacciai che scendevano dal massiccio.
La strada per arrivare fin qui, tutta asfaltata e di facilissimo accesso ed è davvero un piacere della vista. Siete circondati da altissimi picchi a tratti di natura quasi dolomitica, con vette ardite che raggiungono e superano in alcuni casi i 4000 metri ed i boschi di conifere che ne risalgono i fianchi sono fitti e nonostante la siccità di questa annata disgraziata, ancora verdissimi. Il torrente che percorre la valle serpeggia zigzagando tra massi e scarpate, alternando tratti più calmi a ripidi salti e cascatelle che si precipitano in forre spumeggianti, rumoreggiando e lanciando schizzi bianchi tra i massi di granito. Quando la quota lascia spazio ai pascoli alti e le radure da piccoli areali tra gli alberi si mutano in ambienti sempre maggiori fino a conquistare completamente il fondo valle, la vista libera porzioni di cielo e di monte sempre più grandi e le vette si stagliano contro il blu, mentre il sole comincia a bruciare la pelle. Le montagne che ti circondano sono aspre e scoscese. Indovini pareti di roccia nuda quasi verticali che fanno da protezione a picchi alti ed aguzzi rendendone se possibile ancor più ardua la salita. Di tanto in tanto incontri gruppetti di giovani attrezzati di tutto punto, con imbragature e corde, segno che salire qui è vera e propria scalata e non più semplice escursionismo se pur di alta montagna. Incroci una palestra di roccia, nascosta dopo un piccolo tunnel scavato nel monte ed i tipi appesi alle corde o che si trascinano lungo la parete attaccati a funi di metallo fisse di una bella ferrata, mostrano una certa fatica a salire.
Procedi ancora fino a raggiungere appunto il luogo dove lasciare le auto. Da qui puoi andare avanti lungo il greto amplissimo del torrente che ha creato una vasta area alternata ai materiali morenici scaricati dalle lingue circostanti. Il luogo è davvero di selvaggia bellezza. Cammini sulla pietraia lungo un comodo ed ampio sentiero per un paio di chilometri arrivando fino alla confluenza dei due torrentelli che escono dalle due parti della montagna, uno dal Glacier blanc, la cui lingua finale spicca maestosamente in alto da una valle sospesa da cui si precipita a valle una cascata ricca che scende fino quasi ai tuoi piedi e l'altro, che scende più rettilineo da sinistra dal Glacier noir, non più visibile da questo punto, credo perché vistosamente arretrato negli ultimi anni. Dal ponticello che lo oltrepassa per dare accesso al sentiero che prosegue poi per arrivare fino al ghiacciaio, hai la vista migliore e spazi all'intorno, dominando picchi lontani, mentre davanti campeggia la Barre del Ecrins in tutta la sua possanza; a sinistra il Pelvoux, scuro e ormai in ombra, a destra altre splendide cime illuminate dal sole. Gli escursionisti che salgono lungo il sentiero sono moltissimi, tanti ragazzi e bambini. La salita non sembra affatto impegnativa e dovrebbe permettere di arrivare al ghiacciaio in una oretta, per il rifugio del Glacier Blanc, il cartello segnala quattro ore.
Bisogna confermare che tutto il massiccio degli Ecrins è davvero stupendo con moltissime possibilità sia escursionistiche che alpinistiche propriamente dette ed inoltre offre una vastità di opzioni davvero impressionante date anche le dimensioni del territorio. Infatti basta aggirare il gruppo verso destra prendendo la strada del Lotaret per arrivare dalla parte opposta con le salite al ghiacciaio della Meige e alle altre straordinarie cime che svettano sul versante nord. Insomma uno spettacolo per gli amanti della montagna. Noi possiamo invece scendere verso valle ritornando al paesino di Vallouise, per dare un'occhiata alle viuzze del centro antico con le belle case, magnificamente conservate e soprattutto alla chiesetta di S. Etienne, di sorprendente fascino per un paesino di queste dimensioni, con la sua volta a carena di nave, il ricco altare centrale ed alcune statue lignee di pregevole fattura. Insomma una escursioncina fuori porta che merita il viaggio di un'oretta da Sestriere. Casomai, se proprio dovete chiudere la giornata in bellezza, potete fare poi una sosta al ristorante Le Vallois a gustare qualche piatto tipico di questo versante alpino, raclette, bourguignonne, trota alla mugnaia di torrente, boite chaude (che segnalo perché molto buona). Insomma anche per integrare le calorie spese nella gita che non si sa mai. Nell'altro ristorante che ci avevano assai consigliato, non ci hanno presi anche se c'era ancora posto perché, capirà non riusciamo a trovare personale e siamo solo in tre. E qui non è neanche questione di reddito di cittadinanza.
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