Ischia - Panorama - foto T. Sofi |
Una passeggiata nelle vie di Ischia porto, un crostone in un bel bar sul lungomare, la simpatia di chi ti serve, la chiassosa ma tutto sommato divertente compagnia di gruppetti di avventori di varia natura che sarebbero comparse ideali per un film di Scola, ma dai, chi sta meglio del pensionato in vacanza fuori stagione. A Ischia poi, l'isola per antonomasia dove si rifugia con la salute della vecchiaia incipiente e della salute malferma. Anzi, calmati i morsi della fame, eccolo a sgambettare allegramente, a buttare occhiate disperse in negozi e locali, lungo le viuzze del piccolo centro, per fortuna ancora chiusi e poi via, passeggiando lungo la leggera salita che conduce verso l'interno, una risalita salutare sulla carta, ma che poi, insomma, era meglio se aspettavamo la navetta, sarà sempre un bel chilometro e le gambe sono legnose e in vacanza uno non dovrebbe mica affaticarsi così. Per fortuna l'albergo si profila all'orizzonte, la sagoma cupa del castello aragonese anche, basta affacciarsi dalla finestra o da uno dei tanti terrazzini che la struttura offre, tutti ancora deserti delle folle luglienghe o agostane. Siamo fuori stagione e la struttura è ancora poco popolata, butti un occhio al basso e la piscinona sta lì, come se ti dicesse, ma che aspetti, sei sull'isola delle terme per antonomasia, non vedi il getto d'acqua che zampilla verso il basso, non senti il tepore che sale e invita a rilasciarti nel liquido amniotico carico di benefici minerali?
Va bene, lasciamoci pure andare, afferriamo l'accappatoio disponibile a pagamento e scendiamo con fare molleggiato al piano secondo per usufruire del benessere isolano per eccellenza. Ragazzi che goduria, che brodo primordiale che ti avvolge con tepida cura accarezzandoti con i suoi vapori lenitivi! Ti lasci andare incurante dei pochi altri avventori che ti circondano, alcuni abitué panzuti che se la contano a bordo piscina come dei titolati curiali dell'antico senato romano alle prese con maldicenze su Cicerone e Catilina, prima di passare dal tepidarium al calidarium per il benefico choc dello scarto termico. Che sensazione di benessere diffuso al sentire il getto d'acqua calda che arriva dagli inferi e ti massaggia la cervicale dolente o il turbinio dell'idromassaggio che titilla la schiena e sembra dire: tranquillo, la tua situazione lombare che tante ambasce ti procura nel lungo e frigido inverno, te la molcisco io, lasciati andare a questo abbraccio salvifico, riposa, libera la mente ed il pensiero, che tanto non serve a nulla preoccuparsi, se gli infami politici che ti governano, nulla hanno a cuore del bene delle res publica, passerà anche questo inverno, prima o poi tornerà la primavera; Silla sarà scacciato finalmente, i Verre di turno subiranno le meritate punizioni, tu intanto pensa a godere di questo stato difficilmente ripetibile nel tempo e respira, a lungo e lentamente, vedrai che ne avrai benessere per molto, molto tempo. Vero è che si consiglia di non stare a mollo per più di una mezz'oretta, come recita un apposito cartello, specie le prime volte, ma cappero, come si fa a non abbandonarsi e a contraddire la voglia di non uscire più.
Poi ti tiri fuori a fatica, vai a fare un giro nella caverna che ospita la piscina coperta, stai una decina di minuti nel bagno turco, ancora vapori benefici e sudore che cola, tossine che spurgano, fiele che si libera dal tuo corpaccio infame e ti lascia sereno, così da poterti reimmergere in quel liquido benefico. Poi, uscito, asciugato al sole, avvolto nella candida spugna (da 7 euro), senti la pelle morbidamente ricoperta come da una sottile patina di delicatezza, come tu fossi un bucato appena sciacquato dal Coccolino, l'epidermide che pare come una liscia pelle di pesca, dolcemente pelosa, dove si è depositato un linimento curativo che ti dà piacere anche solo accarezzare, per quanto ti senti bene. Insomma, questi latini così appassionati delle terme, tanto da farne uno stile di vita e poi quelli che li hanno seguiti, i turcomanni, con le delizie degli hammam, non erano mica poi così fessi. Erano gente che sapeva vivere, mi sembra. Dunque beviamo fino in fondo il negroamaro calice e aspettiamo che arrivi l'ora di cena, che cocktail di gamberi e risotto alla pescatora, faranno aggio anch'essi al piacere di vivere. Accidenti se si sta bene da queste parti. La sera scende tardi, d'altra parte ormai siamo a maggio e le poche nuvole si incendiano subito di un rosso cupo. Che bello starsene qui ad aspettare l'arrivo della notte con il profumo del mare che arriva sull'alito di vento, appena appena per farti avvertire un leggero brivido che pretende di farti coprire le spalle, mentre il monte diventa una sagoma scura e la luna esce dall'orizzonte per spruzzare sulla superficie piatta, un barbaglio di schegge di opali che vanno ad ornare il mantello nero della notte.
S. Angelo |
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