Lo spremitore di S. Angelo - foto T.Sofi |
Ma per noi, i dannati turisti, non c'è tempo per lasciarsi andare alle delizie della salus per aqua, come dicevano i latini, roba da nullafacenti che possono passare intere giornate a farsi coccolare, massaggiare, immergere nelle piscine e nei fanghi bollenti. Noi tuttalpiù possiamo buttarci un occhio da lontano, guardare le pozze fumanti e poi via che il tempo passa e ci sono altre cose da vedere. La costa in effetti è splendida e ad ogni curva della strada vale la pena di fare una sosta, buttare lo sguardo lontano, verso il basso, scattare una foto. Questa parte dell'isola che ormai volge a sud, è meno popolata, almeno all'apparenza. Case sparse sulla ripa che risale il monte, agricoltura difficile e fatta di faticosi muraccioli a sostegno di minuscole strisce di terra, con ulivi, viti ritorte e vecchie, limoneti che lasciano intravedere i verdelli già pronti, orti minuscoli e curati. Più in basso ecco apparire la penisoletta di Sant'Angelo, con la spiaggia e la rocca antistante. Non oso pensarla ad agosto, ripiena di bagnati in cerca di refrigerio estivo. Il problema è sempre lo stesso, siamo tanti e come si può pensare che se un luogo è bello, anzi bellissimo, non ci siano stuoli di persone che hanno voglia di goderselo? Ne hanno ovviamente pieno diritto, ma in questo modo è evidente che lo si deturpa, con la sola sua presenza l'uomo finisce per rendere meno attraente ciò che invece lo è per sua natura. Che ci possiamo fare, è il nostro barbaro destino, siamo specie invasiva e inquinante per il solo fatto di esistere, in quantità superiore al potere tampone del luogo che ci ospita. Dunque facciamocene una ragione, scendiamo sulla riva, prendiamoci un gelato al pistacchio e godiamoci lo spettacolo, almeno fino a quando si può, poi si vedrà.
O meglio ancora, in cima alla scogliera, nel punto topico, ovviamente la gente non è sciocca e i punti chiave del business li sa individuare con facilità, quindi diamo aggio di campare al baracchino dello spremitore di agrumi che sta qui da sempre e si sarà già potuto comprare mezza isola con la quantità di arance fresche che spreme ogni giorno, considerando la folla che si accalca sul muretto per buttare l'occhio verso il basso e lo fa molto meglio con un bel bicchiere di spremuta in mano, venghino signori, arancia e limone a volontà, 3 euro e vi passa la paura. Che delizia, in effetti, che poi i delicati frutti siano locali o arrivino da più lontano magari dalla Calabria, come insinua qualche maligno, che i limoni qui sono ancora un po' indietro, che importanza ha? Con tre euro ti compri un sogno, un'idea, una ispirazione, il mare sotto è blu cobalto, l'aria è già calda ma ancora frizzante e di cosa è fatta la felicità se non di queste sfumature. Avanti dunque, ormai dissetati, alle fumarole dei Maronti e alla successiva spiaggetta; certo che ti assale davvero la voglia. Qui bisognerebbe davvero per ognuno di questi luoghi, dedicare un giorno intero, starsene qui a godersi il sito, sdraiarsi al sole, buttarsi in acqua, anche se magari ai primi di maggio non è ancora il caso, solo roba per nordici assetati di sud del mondo, ma godersi l'intorno stampandosene i tratti nella mente fino a renderli indelebili alla memoria o ancora ritornarci più volte, per riprovare il piacere del reincontrare una bellezza rimembrata nelle serate d'autunno, con la ripromessa di un nuovo incontro che aiuta lo scorrere del tempo. Ma noi andiamo e adesso lasciamo il belvedere per risalire l'interno, mentre la massa incombente della montagna si avvicina, le balze dell'Epomeo, il gigante buono che non fa più nessuna paura, dato che la sua furia l'ha già dispiegata in ere passate, neppure più ricordabili adesso.
Intanto noi saliamo ancor per il centro dell'isola a goderne un altro aspetto, la parte verde e quasi selvatica, coi piccoli casali dove forse qualcuno faceva ancora fino a poco tempo fa, le fosse nella terra per tenere i famosi conigli ischitani, gioia della pentola, oggi forse allevati assai più banalmente nelle regolari gabbiette piramidali. Chissà perché la cultura del coniglio è tipica di tante isole mediterranee, penso a Malta per esempio, dove questo animale rappresenta da sempre una parte culinaria importante ed è una costante quasi obbligatoria delle case locali e dei menù della ristorazione. Isole in cui il mare la fa da padrone, ma che hanno sempre dato alla cucina di terra una rilevanza che contrasterebbe idealmente col prodotto statisticamente più abbondante, il pesce peraltro abbondante e di ottima qualità. Filosofia non solamente isolana se si pensa anche alla Liguria, dove basta allontanarsi di qualche chilometro dalla battigia e subito ci si scatena, tra pesto, pansotti, funghi e carciofi, agnelli e naturalmente conigli e olive, una classica cucina terragna dai caratteri decisi e importanti. Insomma il pesce roba da turisti? Forse, ma a questo punto, buono tutto e ci penseremo appena sarà ora di mettere qualche cosa sotti i denti. Intanto, lasciata alle spalle anche Serrara Fontana ed un altro bellissimo belvedere, arriviamo nel cuore alto dell'isola dove, appena dopo una curva, c'è una curiosità alla quale, a mio parere vale la pena di dare un'occhiata.
Si tratta della cosiddetta Casa Museo (ingresso a offerta libera), che un signore curioso e simpatico, in decenni di lavoro ha trasformato la sua piccola casa costruita nella costa della montagna, in un dedalo di gallerie e di caverne scavate nel tufo verde, inizialmente per utilizzarle come magazzini e depositi per la conservazione di vino, olio, formaggi e altre produzioni, che nel tempo si sono trasformate in un luogo ideale per l' esposizione di oggetti, antichi attrezzi agricoli, materiali di cantina e curiosità varie che non mancheranno di attirare la vostra attenzione. Una chiacchierata col proprietario non mancherà di acuire il vostro interesse per questa sorta di collezionismo tuttologico a cui molti si dedicano con passione e hanno la voglia di trasformare luoghi occasionali in stimoli di discussione. Questa area dell'isola è nota proprio per questo uso dei tunnel scavati nel tufo con funzione di magazzini e proseguendo lungo la strada se ne vedono molti con le entrate sbarrate da vecchi cancelli, che chiudono la vista dell'ingresso alle viscere della montagna. E' una pietra verde utilizzata poi anche moltissimo come materiale da costruzione per tutte le necessità dell'isola. Ma noi scendiamo ancora dopo Barano e Bonopane, come dice il nome, sede dei famosi panettieri dell'isola e passati i resti dell'acquedotto romano, arriviamo nuovamente alla vista della rocca del Castello aragonese, segno che il giro dell'isola si è completato. Magari ci facciamo un ulteriore giretto a piedi in centro, accompagnato da un boccone, che male non fa visto che è quasi l'una.
S. Angelo |
SURVIVAL KIT
Giri di Ischia - Tutti organizzano giri più o meno completi dell'isola, via terra. Si trovano proposti negli alberghi oppure sono gli stessi taxisti che si offrono di venirvi a prendere direttamente in hotel. Per una cifra di 80 euro circa, cifra congrua specie se si è in quattro o cinque, per il giro completo di 4 o 5 ore circa, potrete fare tutto l'itinerario circolare che tocca ogni punto interessante dell'isola consentendo anche una breve sosta per guardarsi attorno, dare un'occhiata ai monumenti o fare una passeggiata con un gelato o una spremuta in mano. E' un ottimo modo, per dare vedere di primo acchito tutta l'isola, rinviando magari una visita dedicata più approfondita, ai luoghi che più vi colpiscono. Vi potrete dedicare tutta una mattina, rientrando tranquillamente per pranzo. Noi ci siamo serviti del bravo Italo Corsi tel. 329.7013482, che si è rivelato anche ottima guida e conoscitore dei vari luoghi, che vi consiglio.
Casa Museo |
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