venerdì 24 ottobre 2008
Conflitto morale
Il pianeta Surakhis era stato colonizzato da meno di 200 anni. Era un pianeta poco ospitale, roccioso e desertico con pochissima vegetazione. La vita animale era ridotta a pochi organismi inferiori ed i primi coloni vi si erano stabiliti solo quando era stato trovato il modo di trasferire economicamente, attraverso le porte temporali, le grandi quantità di minerali rari che erano stati scoperti nelle profonde miniere di quel piccolo mondo periferico. Paularius ci era arrivato giovane e per caso; si era subito appassionato alla ricerca mineraria e da quando aveva trovato una vena di pietra di Baum, forse la gemma più ricercata dell'universo, ne aveva fatto il suo scopo di vita e anche adesso, dopo molti decenni di esistenza solitaria, sebbene ricco, conduceva una vita ritirata e tranquillla, interessato solo al buon andamento della sua miniera. Era appena tornato dal mercato degli schiavi, sulla terza luna di Surakhis, dove aveva comprato un centinaio di tetrapodi ciechi di Betelgeuse che erano efficientissimi nelle gallerie profonde, senza problemi clastrofobici e oltretutto mangiavano pochissimo, ma non aveva trovato chelibranchi dalle appendici chitinose resistenti alle alte temperature per sostituire quelli morti in settimana a causa della rottura di un crogiolo. Di umani ne teneva pochissimi, troppo lamentosi e sindacalizzati. Proprio per questo aveva ricevuto con grande fastidio il gruppo di Morigeratores multirazziali che avevano chiesto udienza per fargli le pulci sullo stato di sicurezza della sua miniera. Erano in quattro ed il capogruppo blaterava da una mezz'ora sulla trascuratezza dei suoi sistemi di sicurezza e sulla percentuale di perdite dell'ultimo anno, quasi doppio della media del settore. Il suo sibilo vocale era proprio fastidioso. Paularius difese il suo punto di vista con calore. Da quando le nuove agenzie del lavoro del Sacro Impero avevano lanciato la possibilità degli schiavi in affitto era ovvio che le spese di aggiornamento della sicurezza erano state dimezzate; d'altro canto i prezzi della pietra di Baum erano scesi molto e solo così si poteva essere competitivi, pagando all'agenzia solo per i giorni lavorati effettivamente dallo schiavo e quando questo disgraziatamente moriva si poteva sostitirlo e se era malato si poteva abbattere senza costi ulteriori essendo coperto da assicurazione derivata. E che non venissero a dirgli che alcune correnti di pensiero della galassia interna ritenevano che sia gli umani che tutte le altre razze pensanti non fossero contenti della loro condizione. La Chiesa Teocentrica Universale aveva chiaramente dimostrato che l'essere, divenuto schiavo per nascita o per accidente, non aveva il cosiddetto diritto di lamentazione in barba a quegli intellettuali che non avevano mai mosso un dito per guadagnarsi da vivere. Inoltre lui, li aveva sempre trattati benissimo gli schiavi, buon cibo da scarto animale, prostitute interrazziali ogni settimana (faceva venire direttamente da Lenone le migliori e tecnicamente più preparate) ed erano tutti contenti, quanto alle disgrazie, queste si sa, capitavano per disgrazia. I quattro Morgeratores non si davano per vinti e continuavano a sibilare agitandosi scompostamente sui loro grassi deretani. Paularius chiese una pausa, uscì con calma avvolgendosi nella cappa argentea. Adesso la misura era veramente colma. Fuori dall'ufficio, chiamò la squadra di sicurezza che aveva avvertito in anticipo. I cinque energumeni (si serviva solo dei Sarkar di Rigel, i più efficienti) entrarono con gli storditori tesi e abbatterono in pochi secondi i Morigeratores. Li fecero bollire la sera stessa. Erano molto teneri soprattutto dopo averli tenuti un paio di giorni in un carpione di olio di sesamo, garum e aceto forte di frutti di zamira.
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