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giovedì 29 luglio 2010
Un ricordo del Prof. Bosticco.

mercoledì 28 luglio 2010
Il Milione 22: Cornuti e contenti.
Traversare le sconfinate praterie della Mongolia, popolate di pastori, di yurte e di immense mandrie di bestiame, fermandosi qua e là a gustare le carni delicate degli agnelli che vi pascolano (date un'occhiata alla ricetta di acquaviva), deve essere stato per i Polo un po' un ritorno alla civiltà, ma una civiltà completamente diversa da quella a cui erano abituati. Nuovi popoli e nuovi abitudini, magari difficili da capire, anche se in certi casi possono venire subito apprezzate, in particolare dal mercante, personaggio astuto e interessato ai guadagni, ma a cui, la lontananza da casa, fa spesso affiorare il suo lato più debole, in cui a volte induce e che rappresenta il suo tallone d'Achille: la femmina. Infatti vediamo il nostro Marco, ormai quasi ventenne e quindi sensibile a questi aspetti, lasciare la descrizione delle occasioni d'affari, delle merci pregiate e sconosciute che vengono man mano a disposizione, per lasciarsi andare a considerare le abitudini delle nuove genti incontrate a nord della muraglia.Cap. 58E se alcuno forastiere vi va ad albergare, questi uomini sono assai allegri e comandano alle loro mogli che li servano in tutto loro bisogno; e il marito si parte di casa e va a stare altrove due dì o tre e 'l forastiero rimane colla moglie e fa con lei quello che vuole e stanno in grandi sollazzi. E in questa provincia son tutti bozzi (cornuti) delle loro femmine e nol si tengono a vergogna; e le lor femmine sono belle e gioiose e molto allegre di questa usanza.
senza porre in risalto l'allegrezza delle femmine in questione, come potremo ben vedere anche in seguito, questi aspetti delle occasioni di vita del mercante, non vengon sottovalutati, come direbbe lo stesso Marco, né punto, né guari, anzi fanno parte della guida di viaggio e van considerate, per chi ne è interessato, come opzioni da registrare. Ricordo a questo proposito il mio vicino di fiera, un cinese pacioso e grasso che, a Shanghai, mentre ci sorbivamo un delizioso thé Oolong, mi consigliava: - You have to test Mongolian girls, because they smell of cheese.- stringendo ancora di più le fessure degli occhi e con un sorriso beato sulla faccia rotonda.
Tuttavia, se le abitudini sono diverse, tutto il mondo è paese e in ogni luogo c'è la sicumera spocchiosa di essere gli unici a produrre e a lavorare, mentre altrove si vien mantenuti a suonare il putipù, il tricchetracche e a ballare la tarantella. Dopo averli classificati nella categoria dei cervidi, infatti non rimane che rimarcarne la natura di nullafacenti.Cap. 58...Vivono de' frutti de la terra e àn da mangiare e bere assai. Sono uomini di grande sollazzo che non attendono se non a sonare istrumenti e in cantare e ballare...
Fibra d'amianto.
Pelle d'orso.
Chiappe grasse e telepatia.
martedì 27 luglio 2010
Una esperienza mistica.
Come si evince da questo kakemono zen del grande maestro Hakuin, la ricerca interiore non è una cosa da prendere così sotto gamba. Serve impegno e concentrazione. Occorre seguire una precisa via per essere condotti alla liberazione finale, il Nirvana. Mi sapete appassionato di filosofie orientali, dunque non vi stupirà questo mio bisogno interiore che mi ha condotto, ieri ad una dura giornata di meditazione e digiuno per preparare allo stesso tempo la mente ed il corpo a questa necessità, liberandolo per quanto è possibile dalla sua parte più oscura e peggiore.lunedì 26 luglio 2010
Guardare in sé stessi.

In montagna un giorno d’estate.
Agito lieve un bianco ventaglio di piuma,
Seduto con la camicia aperta nel bosco verde.
Mi tolgo il berretto e l’appendo ad una pietra sporgente;
Il vento dei pini fa piovere aghi sulla mia testa nuda.
sabato 24 luglio 2010
Caldo o freddo?
Quando fa caldo, mi vien da pensare al freddo. Non al fresco come forse sarebbe più naturale, ma proprio al freddo freddo, quello tosto che ti è capitato qualche volta e ti ha fatto soffrire. Una volta ero sempre gelato. Quando ero in montagna, gli amici mi prendevano in giro, perché ero sempre carico di maglioni e giacche a vento pesantissime, anche quando gli altri erano in maglietta; non mi facevo mancare neanche guanti e calzettoni. Poi è stata la Russia che deve avermi cambiato. Temperature micidiali e neve sconfinata tra betulle fino all’ultimo orizzonte, ghiaccio lungo i muri, stalattiti trasparenti che cadono dai tetti. Adesso non mi pare di sentirle più le basse temperature. Ho sempre caldo e non tremo più quando tira il vento gelido dell’Assietta.
Inutile dire che i miei cosiddetti amici, diranno che è tutto dovuto allo spesso strato di lardo che, estendendosi sottopelle attorno al mio corpo, mi protegge come i trichechi, dai rigori invernali. E’ vero che in quel periodo ho messo su un bel kiletto all’anno ed alla fine tutto questo conta, ma non credo che sia solo una questione lipidica. Quando ero a Mosca, che strano, nei miei ricordi mi sembra sempre che fosse inverno, faceva sempre un freddo becco. Uscivi da un ambiente caldissimo, magari un po’ appiccicaticcio per l’aria viziata e dall’odore umano caratteristico, nessuno aveva certo la volontà di aprire le mezze finestre con doppi e tripli vetri per fare entrare le folate di nonno gelo e ti trovavi sui larghi marciapiedi scivolosi di ghiaccio della Tvierskaija, mentre l’aria gelata ti penetrava sotto i vestiti prendendoti come in una morsa.
Ti stringevi nella dublijonka spessa e ti calcavi ancora di più la shapka di pelo sulla testa per proteggere le orecchie, ma quando al termine di un respiro affannato sentivi un dolore secco in fondo alla gola, quello era il segnale inequivocabile che il termometro era sotto i 25°C. Non riuscivi neanche a camminare in fretta per raggiungere un luogo riparato, ristorante o albergo che fosse, i pantaloni si attaccavano alle gambe indurite, duri essi stessi come fossero di compensato spesso ed il passo si faceva difficoltoso, pesante. Poi arrivavi alla meta e che sollievo togliersi tutti gli strati di dosso, rientrando nell’aria dolciastra di un calore esagerato, asciugandosi gli occhi lacrimanti. Un alternanza di inferno di ghiaccio e di fuoco che forse forgiava il corpo, chissà, ti levava la mania di lamentarti. Quella volta, appena usciti dai padiglioni della fiera, nelle strade scure e senza luce del primo pomeriggio di un fine gennaio, non sentivi neanche l’odore pungente della benzina bruciata di bassa qualità.
Il Vigilante che stava dritto e immobile vicino alla sbarra, pareva l’omino Michelin, tante giacche e imbottiture aveva addosso e tra visiera di pelo e sciarponi, si vedevano solo gli occhi sofferenti di dover resistere fuori senza neanche una goccia di vodka, battendo i piedi per non congelare. Non ci controllò neanche i pass, mentre andavamo verso la macchina. La maledetta, non voleva saperne di partire e anche lui ci venne a dare una mano a spingere, verso la leggera discesa, tanto per scaldarsi. Appoggiammo le mani dietro, ma quando la macchina partì, il mio collega si mise a gridare come un matto, non aveva i guanti e la pelle dei palmi era rimasta attaccata alla lamiera. C’erano 32°C sotto zero. Quando fa freddo, fa freddo.
venerdì 23 luglio 2010
Shui, Bing.
Quando fa caldo si pensa ad una sola cosa, fresco liquido che scorre. Tutto il mondo è paese; in Cina, dove quando fa caldo ufficialmente non si possono superare i 39,5 °C (a 40 °C la regola imporrebbe la sospensione del lavoro nelle fabbriche, vecchia legge che la moderna competizione economica ha fatto cadere in desuetudine, si prefeisce correggere il termometro per non turbare l'armonia), così come a Mosca, dove l'amico Ferox, boccheggiante mi invita a riflettere su questi due ideogrammi.giovedì 22 luglio 2010
Gamberi croccanti.

Dopo un pre-dolce al mango, la calda serata estiva vi farà scegliere tra i gelati e i sorbetti rigorosamente fatti in casa, come i pani e la petit patisserie che accompagnerà il caffè, il tutto ottimamente presentato. Dalla sterminata cantina (date un'occhiata alla carta!) sceglietevi una buona bottiglia. Noi non abbiamo potuto evitare di accompagnare il cioccolato con un bicchiere di barolo chinato Cocchi che vi metterà in pace col mondo. Un menu degustazione a 42 Euro vi potrà tentare, ma se vi contentate di due piatti più il dolce rimarrete sotto i 40 Euro, che mi sembrano un ottimo rapporto qualità/prezzo di questi tempi. Se volete portaci un amico, farete la vostra figura.mercoledì 21 luglio 2010
Il Milione 21: Fibra d'amianto.

Cap. 56...e qui àe l'entrata de lo grand diserto di Lop (Gobi) e è tamanto che si penetrerebbe a passare bene uno anno, ma per lo minore si pena lo meno a trapassare uno mese. Egli è tutto montagne e non avvi nulla da mangiare e molti uomini ne sono già perduti e questo gran diserto del sabion si traversa co' camegli.

Cap. 59...quivi àe una vena onde si ha la salamandra che non è bestia come si dice, ché neuno animale puote vivere nel fuoco, ma da la montagna si cava e fa fila come di lana; poscia la si fa seccare e lavare e la terra si cade e rimane le file come di lana e si fanno panno da tovaglie che si pongono nel foco e divengono bianche come neve. Queste sono le salamandre e l'altre sono favole...

Pelle d'orso.
martedì 20 luglio 2010
Buon Compleanno.

lunedì 19 luglio 2010
Recensioni. Fleischhauer: Un enigna color porpora.
L'estate è il momento per le mie scarse letture, per cui i miei seguaci (ormai penso si potrebbe fondare una setta) non se ne avranno a male se ripesco cose vecchie e ben conosciute, ma questo passa il convento e vi dovrete accontentare, al più, dite la vostra. Dunque il libro, anche questa volta è un giallo da alto pascolo montano, ma con qualcosina in più. Intanto, questo Enigna color porpora, uscito otto anni fa, ha un congruo sottofondo storico, molto preciso e circostanziato. sabato 17 luglio 2010
Cronache di Surakhis 31: La vergogna dell'onestà.
L’estate su Surakhis era torrida ed implacabile. Le nuvole cariche di cloro non riuscivano a schermare i raggi e durante il giorno non si scendeva mai sotto i 50°C. A quelle temperature non si sentiva neanche più la puzza delle centrali a merda e tutti si muovevano lentamente, come imbalsamati. Pochissima gente nelle strade, ben coperti dalle tute condizionate, qualche badante gentile e premurosa, come tutte le immigrate andromediane, incaricata dai famigliari di accompagnare un anziano in piazza. Lo lasciavano lì, ben esposto alla luce; in genere non durava più di due o tre ore. Alla sera i robopulitori risucchiavano la carcassa rinsecchita, senza sporcare nulla. Paularius era inferocito e non certo per la temperatura. Sembrava che d’estate si risvegliassero tutti i rompiscatole del pianeta. Avevano cominciato in sordina e di sorpresa. Certo Cesare, l’imperatore lungocrinito, non si aspettava che con una maggioranza del 99,8 %, il suo governo avesse dei problemi. I due membri dell’opposizione, un po’ dispersi tra i mille rappresentanti del popolo che lui aveva scelto accuratamente, si facevano sentire poco, sia perché aveva avuto cura di selezionarli tra i bonobo muti del continente sud, sia perché appartenevano a due partiti diversi ed in feroce lotta tra di loro. Inaspettatamente i problemi erano sorti invece proprio all’interno del PDM, il Partito del Malaffare, che tanta fatica gli era costato istituzionalizzare. Si erano create subito molte correnti, tutte in lotta tra di loro, i BG, Banditi Grassatori che intendevano conquistare tutti gli appalti solo con la violenza e senza stare a perdere tempo con la distribuzione di giuste tangenti, i SIM , un gruppo religioso simoniaco che pretendeva l’obbligo di trasformare le tasse in acquisto di speciali indulgenze, i CUL, Corruttori uniti liberi, a cui sarebbe bastato approvare una corretta tabella per i vari gradi di corruttele amministrative, contabili e della giustizia, volevano in pratica soltanto ordine e libertà mentre la FIG, Fondazione Interna Gaudentes et putaneros, non chiedevano altro di essere lasciati in pace nelle loro riunioni e di poter dare qualche ministero anche minore, come quello dello Spettacolo Porno, a una delle Vestales che utilizzavano per le loro manifestazioni culturali di approfondimento. Così, a causa delle delazioni incrociate, erano saltati fuori membri del governo che rubavano meno del dovuto; neoassunti, selezionati non secondo corretti gradi di parentela, ma in parte competenti nelle mansioni affidate loro; addirittura l’appalto per la fornitura all’Imperial Lupanare, era stato assegnato senza tangente, anzi pare che le dodici operatrici scelte, tutte diplomate in arti erotiche, fossero le più abili Stimolatrix di Nexus IV e nessuno degli invitati dell’Imperatore aveva lamentato alcunché. Il mondo andava proprio a rovescio. Questi farabutti, colti in flagrante, non solo non si vergognavano di queste azioni moralmente deprecabili e destabilizzanti per una società ordinata e funzionale, ma protestavano innocenza, si dichiaravano offesi e contrariati per le accuse, che asserivano false e pilotate, assicurando di poter dimostrare carte alla mano, di aver preso le giuste tangenti, di aver corrotto i pertinenti responsabili, di aver raccomandato parenti e amici. I loro sodali si dichiaravano fiduciosi in una sollecita risoluzione dell’incidente e generalmente chiudevano il fatto con un:- Ma se gli elettori li hanno votati, pur sapendo che erano onesti, vorrà dire che a loro va bene così, non vi pare?- Comunque qualche cosa bisognava fare. Paularius chiamò in interfono criptato (era stato l’unico modo per evitare di essere intercettati, dopo anni di tentativi per fare approvare la legge antiascolto) i due personaggi più compromessi e li convinse a dare dimissioni formali, con tutti gli onori e piccolo monumento alla memoria. Tra un paio di mesi, col ritorno del fresco nessuno si sarebbe ricordato di niente e sarebbero rientrati nel giro, magari come rifornitori di Vestales, che era sempre un compito gradevole.
venerdì 16 luglio 2010
Il Milione 20: Pelli d'orso.
I nostri amici Polo, che abbiamo lasciato tranquilli per un po', hanno superato Karakorum e i monti Altai
e sfiorando il deserto del Taklamakan, chissà che caldo, e se ne vanno verso nord in cerca di strada più agevole. Non è ben chiaro se arrivano fino al lago Bajkal, che non viene citato specificamente, però di certo Marco descrive la regione circostante, l'attuale Burjatia, che era stata attravarsata durante la variante di viaggio di padre e zio, pochi anni prima.Cap. 70...una contrada verso tramontana, la qual si chiama lo piano di Bangu (Burjatia) e dura ben 40 giornate, a capo del quale l'uomo truova lo mare Ozzeano. La gente son chiamate Mecricci (i Mekrit che vivono a sud del Bajkal, nella zona di Chita, paese conosciuto solo dai giocatori di Risiko) e son salvatica gente; egli vivono di bestie e 'l più di cervi. Non hanno biade ne vino; la state hanno caccia e uccellagione assai, di verno non vi stae né bestie né uccelli per il grande freddo....
I pesci presi, di fianco, già belli che surgelati, una catena del freddo cortissima. In testa pesanti colbacchi di volpe o di ondatra. Questa, lo aveva già capito Marco, è terra di pellicce e l'amico Zhenja pensa ancora adesso alle magnifiche pantofole di pelle di orso che gli riscaldavano le serate moscovite davanti alla televisione. Terra estrema, selvatica e selvaggia, piena di mistero, dove l'estate dura un giorno, dove l'uomo non è contadino, dove è subito sera e le stelle sono difficili da guardare.Cap. 70
...e vi dico che questo luogo è tanto verso la tramontana che la tramontana (la stella polare) rimane arietro verso mezzodie...
Quando si dice esageriamo!
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