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Nostra Signora della Collina - Deir el-Qamar - marzo 23 |
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Un balcone |
Prima di lasciare definitivamente il Chouf con la catena di montagne del monte Libano alle spalle e le sue sommità ancora coperte di neve che fanno da ineguagliabile sfondo, bisogna ancora fare una tappa importante, la cittadina di Deir el-Qamar, importante al punto da essere inserito nella lista provvisoria dell'Unesco, grazie all'insieme di edifici storici presenti, soprattutto attorno alla sua piazza (midan) dove un tempo si svolgevano i tornei, con una grande fontana al centro. La loro uniformità architettonica ed il loro perfetto stato di conservazione, te la fanno apprezzare particolarmente come accade quando giri per le stradine dei nostri paesi dell'Italia Centrale, ma a mio parere, al di là dell'interesse artistico delle costruzioni, il tutto contribuisce molto a farti capire il meccanismo che ha tenuto insieme per secoli i popoli di questa terra. Infatti nel breve spazio che si snoda attorno alla piazza centrale, tagliata adesso dalla strada, ci sono, uno vicino all'altro, il caravanserraglio che rappresenta il centro della vita commerciale che ha reso ricca l'area e che sta sempre alla base dello sviluppo di un luogo; i palazzi del potere (saraj) delle due famiglie che si sono succedute nel tempo a governare e i tre edifici religiosi, l'uno accanto all'altro fin quasi a toccarsi, il monastero maronita con la chiesa di Nostra Signora della Collina (Saydet al-Talle), la Sinagoga e la Moschea Fakhreddine.
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Il palazzo |
Quasi tutto è stato edificato tra il XV e il XVI secolo, cosa che rende il colpo d'occhio molto omogeneo e particolarmente piacevole, ma è proprio questa vicinanza degli edifici religiosi che ti fa capire il significato di convivenza pacifica tra le diversità, che evidentemente nei secoli passati era la regola. Di certo il potere in quei tempi riteneva opportuno, non soltanto consentire, ma financo prendere parte attiva e finanziaria alla costruzione di spazi dedicati allo svolgimento delle pratiche religiose diverse dalla propria e bisogna appunto considerare che qui siamo in piena roccaforte drusa. Insomma si prevedeva che questa tolleranza religiosa a tutto campo, fosse il fondamento del vivere civile, anche se la convivenza gomito a gomito di gruppi etnici così filosoficamente contrastanti, non ha mai condotto ad alcuna mescolanza, anzi una rigida divisione è sempre rimasta per secoli, ma incredibilmente senza provocare contrasti importanti. Cosa è successo quindi dopo? Questa discrasia è difficile da interpretare, se non accettando che si sia trattato di un insieme di fattori concomitanti, dovuti soprattutto ad un fattore di debolezza interna crescente, che ha fatto diventare sempre più pressante e generatore di contrasti, l'influenza delle pressioni politiche esterne dei paesi vicini, in cerca di spazi e di predominio sull'area mediorientale in generale.
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Il caravanserraglio |
Da un lato la Turchia che, prima con l'impero Ottomano e successivamente con la sua conclamata volontà di diventare punto di riferimento per il vicino mondo islamico; Israele, che ha maturato un perenne ed insanabile desiderio di essere militarmente più potente di tutti i paesi arabi circostanti, per superare la sua sindrome da accerchiamento che la fa diventare sempre più pretenziosa di controllo unilaterale. La Siria poi, che da sempre considera il Libano una sua propaggine non autonoma; l'Iran, che nel voler imporre la causa sciita, da sempre considerata sorella minore e poco apprezzata dell'Islam, è in cerca di revanscismo imperialistico; infine i paesi del Golfo e l'Arabia Saudita, che da cammellieri del deserto, il potere del petrolio ha trasformato in debordante potenza economica, che vuole imporre con la forza del soldo, la sua visione di un Islam Sunnita pesantemente tradizionalista, che si sente superiore a tutte le altre confessioni sorelle. Insomma tutte queste pressioni si sono tradotte nell'ultimo secolo, in contrasti nuovi e violenti che hanno reso il posto della precedente convivenza tranquilla, che evidentemente non era minata da queste pulsioni soprattutto di natura economica e di potere, in un crogiolo di violenze e di guerre sanguinose. Insomma, a mio parere naturalmente, il denaro ha scoperchiato il vaso di Pandora e rimettere insieme i cocci provocati da questa ventata di violenza del tutto insensata, è oggi quasi impossibile, perché tutto questo ha fatto nascere e montare odi insanabili, che anche dopo generazioni rimangono a covare sotto la cenere anche quando, come ad esempio, in questo momento, tutto sembra essersi tranquillizzato.
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La moschea Fakhreddine |
Basta una scintilla per riaccendere l'incendio, insomma. Intanto mentre scende la sera, tu puoi passeggiare sulla antica piazza, salire nel grande palazzo dell'emiro druso Fakir ed-Dine, oggi sede di tutta una serie di attività culturali, salirne sul tetto che è diventato un magnifico belvedere, da cui ammirare le montagne bianche alle spalle e le costruzioni attorno, le cui pietre si tingono di oro alla luce del tramonto. A lato, la moschea con il suo basso minareto ottagonale dalla forma inusuale, la sinagoga ormai chiusa dato che gli ebrei sono tutti emigrati, mentre al tempo della sua costruzione facevano parte apprezzata dell'entourage dell'emiro, le arcate del grande caravanserraglio dove si portavano sete e gioielli da scambiare nel mercato e al di là della piazza il palazzo (seraj) dell'emiro Yussef Chebab, della dinastia succeduta nel XVIII secolo, oggi sede del municipio. Ancora dopo, la grande chiesa maronita, tra i primi edifici costruiti in quello che è da considerarsi come il periodo d'oro del Chouf, naturalmente anche questa, sorta sulle vestigia di un antico tempio fenicio dedicato ad Astarte, come è consuetudine quaggiù, come se un luogo ritenesse in sé una sacralità imprigionata nella pietra, insita in qualche sorta di incrocio di forze sovrannaturali che spirano dalla terra stessa.
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L'entrata |
Il tempio sembra sia stato distrutto da un terremoto nel IX secolo, e su queste rovine nacque un primo nucleo crociato, successivamente distrutto dai saraceni e poi ricostruito con ampliamenti successivi fino alla forma attuale. E' quasi sera e nella chiesa si sta svolgendo la messa. Entriamo silenziosamente, questo è il vantaggio di viaggiare in pochi, riesci a vedere molto senza disturbare troppo. La grande navata in penombra è percorsa dal canto dei pochi fedeli presenti e l'atmosfera è decisamente coinvolgente. Sull'altare l'icona sacra e naturalmente miracolosa, dipinta, guarda caso, nell'800 dall'artista italiano Guerra, domina la sala ed è centro dell'illuminazione. Alle pareti qualche altra icona più antica, con la scritta araba alla base, una commistione perfetta, che sposa le leggende nate intorno alla chiesa stessa. Si dice infatti che un emiro Druso, vide una luce sorgere forte su questa collina e spedì i suoi uomini a cercare, scavando nella terra, col compito, se avessero trovato un simbolo islamico, di costruire una moschea, se al contrario il simbolo fosse stato cristiano una chiesa. Pensate a quale era la mentalità del tempo. Si trovò allora una pietra antica che portava su di sé i rilievi della luna oltre che una croce e chiesa fu.
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L'ingresso antico con la pietra famosa |
La pietra della leggenda fa ancora bella mostra di sé sull'antico e minuscolo ingresso della costruzione primitiva, fatto così per impedire l'entrata a uomini a cavallo, ma a ben guardare la pietra riporta anche il simbolo che noi inopinatamente chiamiamo del sole delle Alpi e non voglio aggiungere altro. Così comprendi anche il significato del nome del paese che letteralmente significa il Monastero della Luna e mai nome fu più centrato. L'intrecciarsi dei significanti femminili con il mondo etereo lunare è rimasto inalterato nell'umanità a partire dalle veneri steatopigie della preistoria, fino alle nostre Vergini cristiane. Intorno alla chiesa adiacente a quello che era un monastero è ormai scuro, l'atmosfera sacrale, un misto di rispetto e di accettazione per tutti coloro che nei secoli hanno vissuto in pace qui intorno e che oggi cercano di dimenticare se possibile, i contrasti latenti che turbano la pace del luogo. Il piccolo campanile a lato costituito solo dagli spigoli laterali che ne sostengono le minuscole campane, non ha pareti, come se la statua della Madonna che ne domina il pinnacolo rimanesse sospesa nell'oscurità della sera, lievemente illuminata dagli ultimi chiarori del sole ormai scomparso, che ne confondono i margini, come lì ancora ci fosse una Astarte primigenia, l'eterno femminino adorato da sempre dall'umanità.
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Deir el-Qamar |
SURVIVAL KIT
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La piazza |
Deir el-Kamar - (il Monastero della Luna) - Uno dei punti chiave del Chouf, facilmente raggiungibile, a soli 5 km da Beiteddine e poco più di 20 da al-Mukhtara. Potrete vedere il centro storico del paese in un'ore circa. Particolarmente suggestivo arrivarci al tramonto, quando le pietre gialle delle costruzioni assumono una sfumatura dorata molto pittoresca. La sinagoga mi risulta al momento chiusa. L'atmosfera, sia all'interno della chiesa che per le vie del paese, è decisamente coinvolgente. La prima domenica di agosto si svolge una grande festa religiosa maronita con una processione che porta l'icona sacra circondata di fiori, dall'inizio del paese fino all'interno della chiesa, con la partecipazione di migliaia di fedeli. All'interno potrete andare alla scoperta delle successivi rimaneggiamenti con i materiali da costruzione degli edifici precedenti riutilizzati. Noterete anche colonne bizantine, tanto per capirci. Prendetevi almeno un'oretta per vedere tutte le costruzioni da vicino e per dare un'occhiata panoramica dal tetto del palazzo sulla piazza. Meglio due naturalmente per godervi tutto con calma o fermarvi a chiacchierare con qualche abitante seduto davanti agli edifici.
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L'interno della chiesa |
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