giovedì 23 marzo 2023

Lebanon 11 - I cedri del monte Baruk

Gruppo vacanze tra i Cedri - Libano - marzo 23


 Non ci sono dubbi che una delle cose per cui il Libano è famoso nel mondo, tanto da comparire anche nella sua bandiera, è l'albero del cedro (Cedrus libani), questa spettacolare conifera, maestosa e regale, dal legno di straordinaria qualità, dal quale sono nate proprio tutte le fortune del paese. Nell'antichità grandi foreste di cedri, ricoprivano tutte le montagne di questa area, oltre a quella dei monti Tauri nella vicina Turchia e a Cipro, tanto che la leggenda, per rimarcarne l'importanza, ne fa risalire l'origine alla lotta tra semidei e uomini, che vinsero la battaglia grazie al mitico eroe Gilgamesh, impadronendosi definitivamente di questa ricchezza. Così tutta l'antichità in questa zona, fu segnata dal valore di questo albero, così prezioso da diventare oggetto di scambio principale. I Fenici lo esportavano fino all'Egitto che ne richiedeva grandi quantità, utilizzandolo per la costruzione delle navi e usando al sua preziosa resina per la tecnica della mummificazione. Salomone usò questi maestosi tronchi nella costruzione del tempio di Gerusalemme, insomma si può dire che per secoli, questa pianta fu alla base dell'economia della regione. Tuttavia, come tutte le risorse naturali, anche queste non erano infinite e a poco a poco la deforestazione implicò la quasi totale scomparsa delle antiche foreste. Solo l'imperatore Adriano riuscì a fermare questo massacro, dichiarandone la proprietà dell'impero Romano, tanto per cambiare, con l'inibizione imperiale ad abbattere le poche piante rimaste, ma ormai il più era fatto. Cosa rimane oggi di questa ricchezza? 

Di certo poco, al di là di alcuni esemplari storici rimasti nelle aree più nascoste del paese. Tuttavia, negli anni '60 si cominciò una attività piuttosto importante di riforestazione che interessò quasi tutte gli areali storici in cui questo albero cresceva in passato. Bisogna comunque ricordare che il cedro del Libano ha un accrescimento piuttosto lento, ci mette quasi una sessantina di anni per raggiungere la sua fase matura, ingrossando il tronco e a cominciare a estendere i rami orizzontalmente creando la nota forma estesa a largo cono. Quindi la quasi totalità di alberi che si possono ammirare oggi nelle quattro riserve create sulle montagne del paese, hanno all'incirca questa età e stanno cominciando la loro crescita definitiva solo ora. Al momento quindi ci sono ufficialmente tre zone protette dove peraltro continua l'opera di piantumazione, che sono diventate meta di pellegrinaggio turistico e al tempo stesso, aree di svago anche per i locali, per lo meno adesso che il paese non è attraversato, per il momento da disordini  gravi che evidentemente provocherebbero problemi ancora peggiori. Quindi oltre alla Foresta dei cedri di Dio, quella da dove storicamente arrivava la più importante produzione, oggi zona Unesco, abbiamo le tre riserve di Horsh Eden nell'estremo nord, la foresta di Tannourine e quella del Chouf (o Shuf), proprio quella dove oggi ci dirigeremo. Questa è la più facilmente accessibile essendo piuttosto vicina alla capitale. 

Prendiamo infatti nuovamente la strada litoranea verso sud, ma subito la città di Damour, giriamo verso il monte, che domina alla nostra sinistra. Sono i contrafforti della catena del monte Lebanon, che corre parallelo al mare digradando poi lentamente verso sud e formando una barriera naturale con la successiva fascia della valle della Bekaa. Le sue cime arrotondate superano i duemila metri e a nord arrivano anche a tremila, conservando, anche se sempre meno estesi a causa del riscaldamento globale, nevai perpetui che conferiscono al paese quella ricchezza di acque che lo rendono terra fertile e ubertosa (vi piace questa definizione classicheggiante?). Risalendo la strada comoda ma abbastanza tortuosa e in salita costante, visto che in una quarantina di chilometri si deve arrivare fin quassù, partendo dal livello del mare, traversiamo paesi e villaggi di un territorio che proprio per la sua conformazione orografica era rimasto abbastanza isolato, un'area denominata Chouf (in arabo جبل الشوف, "Jabal al-Shūf", il monte del Shuf) che ha avuto una rilevante importanza nella storia recente del paese, di cui vi parlerò successivamente. Dopo una serie di tourniquet stretti e ripidi, siamo quasi arrivati alla sommità di una serie di rilievi che sono ancora coperti, almeno a tratti dalla neve invernale, che insiste su larghi tratti del terreno nello zone di ombra, mentre cominciano a vedersi le propaggini del bosco di cedri. Sono tutte piante giovani come vi ho detto, tuttavia quelle con almeno 50 anni di crescita che superano ormai i dieci/quindici metri di altezza e cominciano ad allargare l'ombrello e a perdere la punta diritta verso il cielo. 

Lungo le curve, dove il terreno è meno scosceso, ci sono ampi spazi dove fermarsi e incrociamo molti pulmini con scritte indicanti l'appartenenza a scuole della zona. In mezzo alla neve gruppi di giovani, evidentemente delle superiori, che si rincorrono sulla neve, scivolando, gridando, prendendosi a pallate. Ragazzi in jeans con zazzere occidentali, ma anche barbacce floride e nerissime e ragazze con lunghi veli bianchi fino alle ginocchia, che tuttavia sono le più accanite ad inseguire i compagni da bersagliare. Evidentemente queste uscite scolastiche sono prassi comune. Dopo poche curve arriviamo alla barriera dell'ingresso al parco della riserva della biosfera del monte Barouk, ma la strada dopo pochi metri è chiusa da una imponente montagna di neve e non è più possibile proseguire se non a piedi o con le ciaspole. Siamo definitivamente in mezzo al bosco di cedri e fatti appena pochi passi tra le piante, ti senti avvolto da una natura rigogliosa ma dai profumi mediterranei, il mare intanto è lì soltanto ad un tiro di schioppo. Bisogna dire che nonostante tutte le traversie politiche, di disordini e violenze che hanno interessato il paese e proprio queste zone, neanche a farlo apposta proprio dal momento in cui si è espletata la volontà di far rinascere questa realtà naturalistica, il ripopolamento prosegue e pare destinato ad un futuro positivo e questo non è cosa così banale, considerato quanto vi racconterò sugli avvenimenti degli ultimi sessanta anni. 

Fa piuttosto caldo intanto, per essere quasi a 2000 metri e la neve è già marcia. Fai pochi passi e affondi fino al ginocchio, se non appoggi bene i piedi. Avanzare tra gli alberi è faticoso, ma è così bello perdersi tra i grandi trochi odorosi, osservando i primi strobili maschili, grigi e piccolini e quelli femminili, più grandi e giallastri, già quasi in procinto di sfaldarsi per rilasciare i semi e proseguire l'opera della natura di ripopolare nuovamente il monte. C'è qualcuno in giro che, attrezzato per procedere nella neve, risale verso il fitto della foresta che prosegue più in alto, ma basta poco, solo girarsi tra i gruppetti di alberi più fitti e ti senti subito solo, tra profumi di resina e di neve bagnata. All'ingresso del parco, prima della sbarra, una casetta di tronchi ospita un piccolo centro che vende il miele denso e scurissimo, prodotto qui intorno e che puoi avere per soli 15 $/kg, ma capirà, specialissimo e soprattutto assolutamente bio. Come è giusto le cose bisogna saperle valorizzare se si vuole fare un buon business e l'animo mediorientale del mercante fenicio, in questo è sempre stato maestro. Sarebbe stato bello poter proseguire ancora lungo la strada, se fosse stata libera dalla neve, perché questo mi sembra un luogo davvero avvincente dal punto di vista naturalistico. Invece noi, dopo  le foto di rito, volgiamo il cofano indietro per andare nel cuore del Chouf, questa area ricca di storia recente ed esplorarla meglio.

SURVIVAL KIT

Riserva della biosfera dei cedri del Chouf del monte Baruk - Dopo l'abitato di Damour, sulla costa suda circa 20 km dal centro di Beirut, prendete la strada che risale verso il Chouf per una ulteriore quarantina di km. La riserva occupa oltre il 5% del territorio nazionale, culminando nei rilievi del monte Baruk a circa 2000 metri ed è la più ricca di cedri del paese, essendo qui cominciata l'opera di ricostituzione della foresta originale, ma ospita anche altre specie botaniche interessanti tra le quali almeno 24 tipi di alberi come il Pino di Aleppo e diversi tipi di querce e di ginepro. Sembra sia possibile vedere oltre al lupo grigio e lo sciacallo dorato, anche il caracal, un grosso felino simile alla lince e diverse specie di ungulati mediorientali. Molto ricca anche la fauna avicola. Sul posto affittano anche ciaspole per passeggiate che risalgono il monte, se ve la sentite di scarpinare. L'ingresso al parco costa attualmente 5 $. 

La fine della strada

 

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