lunedì 13 marzo 2023

Leb 3 - Un piede in Libano

Trasparenze - foto di T. Sofi


In attesa

 Eccoci finalmente coi piedi sulla solida terra, elemento naturale e più consono all'essere umano, che se avessimo dovuto volare saremmo nati con le ali, dico io. Comunque sia, ormai abbiamo marcato definitivamente il territorio di questo 113imo paese, come voglio rimarcare in quello che rimane un vezzo collezionistico che mi induce sempre a sperare che l'addetto baffuto al bancone del controllo passaporti applichi con leggibile cura il timbro, su una delle ancora troppe pagine bianche, visto che sarà anche l'ultimo di questo documento, giunto alla sua insensata e fastidiosa scadenza, chissà perché sei mesi prima di quella naturalmente prevista. Ma questa è la lex, dura, sed lex! Intanto devo subito rilevare che le pratiche burocratiche di questo paese sono quasi nulle. Passi di varco in varco senza praticamente nessun impedimento; il Covid è ormai un lontano ricordo e non vedi più il minimo cenno di mascherine, salvo qualche orientale timido e timoroso che la portava già prima, conoscendo i polli (o i pipistrelli di casa sua); funzionari dall'occhio stanco e svagato fanno cenno di scorrere velocemente con la mano e il tizio dei passaporti, non controlla più di tanto, non mi guarda neppure in faccia, con quell'occhio scrutatore di tante frontiere, ma, dopo aver stancamente richiesto in quale albergo dimorerò, sfoglia ad una ad una tutte le pagine del documento, preoccupato solamente di rilevare l'odiosa presenza  di un visto di Israele, il nemico storico di tutto il Medio Oriente. Poi, assicuratosi della scontata assenza, schiaffa il timbro sulla prima pagina libera, piuttosto malamente, tanto che con mio massimo scorno, risulta quasi illeggibile.

Con un amico a Frankfurt

Già questo del visto israeliano è un bel problema per i viaggiatori che non vogliono rinunciare a visitare questo interessante paese, perché sebbene di norma il timbro non venga apposto, capita talvolta, che per pura malevolenza, gli addetti (mi dicono specie alla frontiera terrestre tra Israele e Giordania), benché pregati di astenersi dal bollare, ce lo picchino di gusto, proprio per fare un dispetto. Tocca rifare il passaporto insomma. Capita comunque che qualche smemorato o disinformato arrivi alla frontiera con questo neo incancellabile. Mi dicono che visto che ormai ci si trova lì e prima di essere ricacciati indietro con disonore e senza possibilità di remissione del peccato, si può fare un tentativo e alla richiesta se siete stati in Israele, bisogna rispondere subito di sì, senza tentare di mentire, inutilmente tra l'altro, visto che il timbro occhieggia chiaramente tra le pagine aperte, ma aggiungere subito, che è un paese orribile dove ci si è trovati malissimo e si è stati trattati male. In alcuni casi pare che il cerbero si intenerisca e faccia finta di niente e dia il via libera. Questo almeno dice la vulgata del viaggiatore disperato. Invece per noi spazio libero per entrare nel paese, dato che qui per il turista non è neppure richiesto un visto di entrata per rimanere meno di un mese. Dunque avanti c'è posto, via libera, valigia già sul nastro e via verso la città finalmente. Già, questo è un paese accogliente sotto tutti i punti di vista, forse fin troppo, nel senso che ha sempre accolto tutti i profughi del circondario ogni volta che si sono presentati alle porte, senza guardare troppo per il sottile, in numeri così grandi da gridare davvero all'invasione, un po' come se da noi arrivassero una cinquantina di milioni di persone, tanto per capirci. 

Prima di rollare

Io credo che sia un po' nella mentalità libanese, quello di non preoccuparsi troppo di questa situazione. Intanto dando uno sguardo indietro alla storia, bisogna constatare che a partire dai Fenici in poi, gli abitanti di questa area, che non è mai stata un vero e proprio paese se non dall'800 in poi, non si sono quasi mai opposti alle invasioni vere, quelle avvenute manu militari, tanto sarebbero sempre stati sconfitti e mazzuolati, dato che le forze degli invasori sono sempre state preponderanti. Questo a partire dagli Ittiti, e gli Ixos, i Popoli del mare, gli Egiziani, i Greci e poi i Romani e i Bizantini, gli Arabi e i Crociati, il Saladino e poi gli Ottomani e i Francesi e chi più ne ha più ne metta. Il paese, ricco soprattutto per i commerci e la sagacia dei suoi abitanti, fatto di città libere ed indipendenti tra di loro, se ne è sempre fregato di una indipendenza ottenuta a prezzo di sangue, ma ha sempre accettato il nuovo invasore, disposto anche a pagare tributi, riconoscendo il nuovo padrone di turno, purché concedesse almeno una sorta di autonomia economica, in cambio di una sudditanza riconosciuta, anzi facendosi per esempio carico, eheheheh, di raccogliere le tasse e lasciasse prosperare in pace la gente. Capirà, business è business, lasciateci lavorare in attesa del prossimo esercito. Essendo quindi per millenni un luogo tutto sommato pacifico e ricco, ha attirato nel frattempo, ogni tipo di profughi che si sono appalesati alle frontiere, nel recente passato ad esempio, a partire dagli Armeni sfuggiti al loro olocausto, ai Turchi impoveriti nel dopoguerra, ai Palestinesi in fuga da Israele e ai Kurdi e Siriani più recentemente. 

Flying away

Tutti più o meno accolti al meglio che si poteva, cercando di inserirli via via nelle case vuote di certi quartieri o dando loro zone di terreni dove costruire nuovi insediamenti o più prosaicamente in campi profughi di tende costruiti alla meglio più recentemente, nel bailamme che intanto cresceva nel paese, sopportati più o meno bene certamente, tenete conto ad esempio che sono stati accolti anche recentemente un gran numero di profughi Siriani, durante quella sanguinosa guerra civile e ragionate come questo sia stato possibile da accettare considerando lo stato d'animo della popolazione verso questo nuovo potente afflusso, dopo che solo un decennio prima le truppe siriane avevano invaso il paese commettendo ogni sorta di atrocità, eppure neppure questi sono stati rifiutati. Insomma un paese dalle mille complessità, con una storia recente complicatissima e difficile da capire e da interpretare, cosa che umilmente cercherò di fare nei nostri prossimi appuntamenti. Questo vado elucubrando mentre il budello mi porta piano piano verso l'uscita, in quella che oramai è diventata notte a tutti gli effetti, essendo ormai passate le otto. Eccoci dunque fuori dalla giurisdizione internazionale dell'aeroporto, in terra ufficialmente libanese, circondati dai capannelli degli autisti in attesa, con i classici cartelli in mano, fauna consueta in ogni parte del mondo. 

Hummus

Tra i tanti ecco anche il nostro che avevo appositamente convocato, essendo uno dei servizi proposto dall'hotel che avevo prescelto, dopo lungo ragionamento. Già, ormai si viaggia come dei signori e via nella notte, piuttosto scura per la verità e di questo capiremo il motivo successivamente, verso il centro città che dista solamente una decina di minuti. Il nostro albergo intanto, che se ne sta tranquillo in una via laterale della zona appunto alberghiera e mi sembra subito piuttosto lussuoso, comparato ai miei standard abituali, mi è stato suggerito dall'amico Mark Boccolato di born2travel, al cui sito vi suggerisco di dare un'occhiata, anche solo per trarre ispirazione, ma capirete che l'anziano cede sempre più facilmente alle sirene del lusso e della comodità e si lascia andare con un certo piacere, quando dopotutto l'esborso è tutto sommato accettabile. Così eccoci qui finalmente a quella che sarà casa per otto giorni, a mangiare un boccone nel ristorante interno, per non andare a dormire proprio digiuni, che fa male, visto che le compagnie aeree ormai le battono fredde, su questo aspetto. Ottima scelta per la verità e soddisfazione per la meta raggiunta che supera l'aspettativa. Prima della nanna, tanto per raccogliere i pensieri, non rimane che dare un'occhiata fuori, nella via buia e all'albergo vicino, che sembra chiuso e a dire il vero le pareti tra le finestre crivellati di buchi sbrecciati da quelli che sembrano decisamente fori di pallottole, mette un leggero velo di apprensione preventiva, che non mi impedirà tuttavia di dormire il sonno del giusto.


SURVIVAL KIT

Hotel Le Parisian - Rustom Basha str. Ain el Mreisseh - Central - 1103 Beirut - Ottimo 4 stelle in zona centrale a cento metri dalla Corniche sul mare. Elegante, pulito, personale gentilissimo. Stanze grandi e abbastanza moderne, tutto funzionante. Free wifi anche in camera. AC, frigo, TV, Cassaforte. Molto silenzioso, con molti spazi comuni. Dipende dai periodi, noi abbiamo avuto la stanza con king bed a 50  $ a notte + 10 $ a testa per la colazione (forse un po' cara) a buffet piuttosto ricca, con molte offerte libanesi. Il ristorante è ottimo, vista la comodità di essere lì senza uscire, offre pochi piatti ma di ottima qualità a 7-10 $, che risolvono bene una cena quando rientrate stanchi e senza voglia di uscire di nuovo. Servizio di transfert da e per l'aeroporto a 25 $, forse un po' caro, ma  per  permanenze prolungate a volte è offerto gratuitamente. Noi ci siamo stati per sette notti. Consigliatissimo



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