sabato 30 marzo 2019

Central India 7 - Bhoramdeo


Il mercato Baiga

Ai piedi delle colline Maikal
Uttam è magro e piccolino, pota una giacchetta caki che vorrebbe essere una divisa da autista che ci tiene a mostrare la sua professionalità, mantenendo uno sguardo serissimo e la schiena diritta e un po' ingessata. Carica la macchina e lega con attenzione le valigie sul bagagliaio, correggendone più volte la posizione, non si sa mai, poi avvia il mezzo che, noti subito, mantiene in perfetto ordine, pulito, con dotazione di bottigliette di acqua come previsto dal contratto e sacchettini di patatine, che sottolinea, fornisce di sua iniziativa personale. Cerca di rispondere ad ogni tipo di domanda col suo inglese basico ma sufficiente a comunicare ed insiste per assicurare la sua disponibilità totale. Riesci a farlo sciogliere un po' solo quando parla della sua famiglia, la moglie e la figlia giovane con cui vive nella sua casetta di campagna, i due figli sposati di cui è evidentemente orgoglioso, la sua stretta osservanza induista, insomma un personaggio che sembra cresciuto sullo stile della scuola inglese più che indiana. Lo immagineresti che guida lentamente la Rolls di Lord Mounthbatten o che apre con sussiego la portiera ad una lady in crinolina in visita alle colonie. C'è poco da fare, l'odiata, per certi versi Inghilterra, ha impregnato profondamente con i suoi modi e stili di vita, questo paese, prima di lasciarlo andare per la sua strada.

Anziano Baiga
Diversamente non sarebbero così le scuole ed i collegi, i sempre presenti prati appunto all'inglese, assolutamente incongrui in questo clima, la passione per il cricket e tante altre cose lasciate in eredità psicologica, che fanno di questo uno dei paesi più nascostamente anglofili del mondo. Questo vado ragionando mentre percorriamo queste strade del Chhattisgarh, ancora a me sconosciute, sulla traccia di un itinerario che ci porterà in una ventina di giorni attraverso un'India non molto frequentata dal turismo, in parte rurale, in parte fatta di città sovraffollate ma ricche di storia, dove sono passati a ondate successive imperi fastosi, dagli Ashoka, ai Chandella che hanno eretto le meraviglie architettoniche di Kajurao, ai Moghul che in questa parte centrale dell'India hanno consolidato la loro potenza. Qui sono alla ricerca di conferme del fatto che anche nelle aree meno note a noi, l'India conserva tali e tanti punti di interesse artistico e naturalistico da meritare di venirci ancora e poi ancora. Uttam intanto guida con grande prudenza, evitando con attenzione i mezzi che procedono sulla nostra corsia autostradale in contromano, ma qui è la prassi, non potendo scavalcare la barriera centrale, magari risalendo dai campi attraverso le scarpate laterali. Questa è l'India. 

Al mercato
Un paese che si sta tumultuosamente dotando di una rete stradale moderna che collega attraverso grandi direttrici l'immenso territorio, per permettere il sempre più vorticoso spostamento di uomini e merci, con milioni di camion sovraccarichi di materiali che strabordano pericolosamente dai cassoni e che arrancano lasciandosi dietro una scia nera di gasolio mal combusto nell'accelerazione angosciata di motori ormai esausti, mentre greggi infiniti e mandrie di vacche dalle lunghe corna occupano la sede stradale impedendo la via. Dopo un paio d'ore e più, arriviamo a Bhoramdeo, nel cuore rurale del paese. Lo stato di Chhattisgarh è una creazione recente, è stato costituito solo nel 2000, staccandosi dal vicino Madya Pradesh, il cuore dell'India centrale. Il nome significa "36 forti", segno di una storia medioevale ricca di guerre  e di battaglie, mentre ha dimensioni non così piccole essendo quasi la metà dell'Italia. Ma l'interesse preminente di questo luogo è che conserva tra le sue colline, popolazioni tribali, che pur non essendo rimaste isolate dal resto del paese, mantengono come le vicine tribù Adivasi dell'Orissa, costumi e tradizioni proprie e custodiscono orgogliosamente una identità che tiene fortemente a non mescolarsi con l'orda dei popoli arrivati dal nord. 

Al di là delle distese di campi coltivati, il territorio è ricoperto da una jungla rada e spargola, con alberi non molto alti che  si alternano a radure cespugliose. Questi erano i posti dove fino ad un secolo fa regnava incontrasta la tigre, quando su queste colline arrivavano le cacce dei maharaja con i loro ospiti ed i loro elefanti, con centinaia di battitori che cercavano di stanare gli animali rumoreggiando su e giù per la boscaglia. Le hanno ammazzate quasi tutte le tigri e le poche rimaste si sono ritirate in aree sempre più remote ed impervie, cercheremo di vedere anche quelle nei prossimi giorni, se ci riusciremo. Per intanto risaliamo la strada delle colline che attraversa un terreno vincolato a parco per raggiungere un mercato settimanale. Tra gli alberi di sal, un legno durissimo e prezioso che rappresenta la vera ricchezza forestale dello stato, occhieggiano gruppi di scimmie curiose, ma piuttosto timide che si rifugiano subito al tuo passare, sui rami più alti. Solo i maschi dominanti rimangono sul bordo della strada, squadrandoti in tralice, a marcare il territorio, quasi temano che intrusi motorizzati possano venire a occupare l'area prendendosi d'un sol colpo anche tutto l'harem delle femmine. Proseguiamo per un'oretta per una pista tortuosa, poi arriviamo ad un villaggio isolato dalle case in terra cruda. Un largo spiazzo tra le costruzioni è completamente occupato dai banchi, con le consuete povere cose dei mercati di campagna, verdure, piccoli animali, attrezzi agricoli e per la cucina.

Poche stoffe colorate e magliette altrettanto misere, all'apparenza c'è più gente che vende di quanta comperi. L'etnia Baiga, che popola la valle e le colline con più di una cinquantina di villaggi, vive principalmente di una agricoltura di sussistenza e dei doni della foresta, scambiando i prodotti proprio in questi mercati. Sono fisicamente piuttosto piccoli e minuti e molto scuri di pelle. Le donne mostrano una fitta serie di tatuaggi che può coprire loro la fronte fino ad estendersi a tutte le altre parti del corpo. Si tratta di piccoli segni neri, lineette e punti, fino a simboli di animali, stelline, croci e molti altri, ognuno con particolari significati che viene aggiunto nelle diverse fasi della vita. I più comuni sulla fronte sono costituiti da una serie di trattini obliqui con una V centrale circondata da punti. Passeggiamo un po' tra i banchi, destando una tranquilla ma non invadente curiosità. In vari punti del mercato sono dislocati soldati armati in mimetica, segno che di tanto in tanto sorgono disordini o dispute ed il governo controlla. Sui muri di molte case i simboli dipinti dei partiti politici che hanno partecipato all'ultima tornata elettorale, quello del BJP, il fiore di loto dei fondamentalisti hindu, vincitore delle elezioni e più radi, quelli con la mano aperta del CongressI, il partito dei Gandhi, ormai in netto calo. Torniamo indietro che il sole è ancora alto, mandrie di zebù dalle corna falcate occupano la pista e faticano a spostarsi.

Soldati

SURVIVALKIT

Il resort
Bhoramdeo Jungle Retreat - Nel distretto di Kabirdhan, ai piedi delle colline Maikal. Si tratta di un cosiddetto Ecolodge che fornisce pacchetti comprendenti rustiche ma accoglientissime camere, molto spaziose e ben dotate di comfort, in stile locale, pensione completa, merenda, aperitivo intorno al fuoco ed escursioni in zona (mercati, templi, trekking) a 5000 IR a testa (che non è pochissimo). Letti con zanzariere e atmosfera rilassata con la compagnia simpatica del proprietario Sunny e della moglie svizzera, che sanno bene cosa vogliono gli occidentali in cerca di naturalità a tutti i costi e cibarie garantite bio. Per questo è ovviamente assente il wifi. Di qui è possibile visitare le tribù ed i villaggi dei dintorni e presenziare alle cerimonie del vicino tempio Hindù dedicato a Shiva. Si mangia discretamente e le spezie sono misurate ai palati occidentali più delicati.

Donna di etnia Baiga









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