Kalapathar beach |
Il Poenix Jetty è davvero sovraffollato. Da qua partono tutti i traghetti, quelli governativi e quelli privati della Makruzz (e anche di un'altra compagnia, mi pare) ovviamente più costosi e veloci. Il risultato è che c'è una folla strabocchevole. Per fortuna che siccome le partenze non sono contemporanee, il capannone si popola e si spopola in continuazione con un flusso regolare. Tanto allo stanzone/sala d'attesa si può entrare solo un'ora prima della partenza per la registrazione. Il 99% dei passeggeri sono indiani, su tutto regna una bella confusione con famigliole accampate dappertutto in attesa. Noi abbiamo già i biglietti in saccoccia ma bisogna procedere alla registrazione e all'assegnazione dei posti, cosa che comunque contribuisce a farti passare il tempo in coda. Alla fine tutto va a buon fine come sempre. E' l'apprensione tipica dell'occidentale che vuol sapere bene tutto in anticipo, essere tranquillo, insomma, quello che ti fa soffrire. In realtà bisogna lasciarsi andare alla ruota della vita, arrivi poi sempre alla fine. Lo spazio dedicato ai viveri di conforto in realtà non è funzionante. Un gruppetto di addetti all'interno, passa il suo tempo a comunicare ai richiedenti che lì non c'è niente da vendere, né da mangiare, né soprattutto da bere, ogni cosa è disponibile solo sul traghetto.
Dietro la spiaggia |
Aspettiamo con pazienza sulle sedie, molte delle quali ormai sfondate, che si formi la nuova fila, quella che ci permetterà di salire a bordo. Consegniamo i bagagli che vengono accatastati sul molo, mentre saliamo la passerella. Chissà se mai li rivedremo. Ah santa dubbiosità malfidata occidentale. All'interno la nave è moderna anche se ampiamente vissuta e naturalmente piena zeppa di centinaia di vacanzieri, che si accalcano subito tutti al bar. Purtroppo, in osservanza alla modernità della nave catamarano, i finestroni sono completamente oscurati, per cui la prima delusione è che non si vede nulla all'intorno, anche se larga parte della tratta è di mare aperto. Dopo circa un'oretta e mezzo entriamo nel porto all'estremità superiore dell'isola di Havelock, l'unico punto di accesso. Miracolosamente, ma come previsto, ecco i nostri bagagli che aspettano sul molo. All'uscita però siamo subito bloccati dal baraccotto dei sorveglianti. Gli stranieri, pochissimi in verità, devono registrarsi sul consueto registrone. L'addetto compita con attenzione i nostri dati accertandosi della nostra intenzione di abbandonare l'isola nei tempi previsti e di non fuggire nella jungla. Poi siamo liberi di raggiungere la nostra destinazione come da programma.
Le varie soluzione sono tutte più o meno in fila lungo l'unica strada che costeggia le spiagge. Questa è l'isola che tutti gli indiani sognano quando si parla di vacanza al mare, stile di vita che è entrato ormai nei desiderata della middle class a forza di telenovele e di abitudinarietà occidentale che globalizza il pianeta. Il bagno, che comunque si fa rigorosamente vestiti, se donne, e i giochi di spiaggia, incluse le rumorose moto d'acqua e chi più ne ha più ne metta. Vuoi la globalizzazione? e allora giocati i paradisi, tanto se rimangono tali, non rendono nulla a nessuno o quasi, in questo modo invece, macinano un bel business, migliaia di posti di lavoro, famiglie che ci campano e il PIL cresca con gioia di tutti. Questo in fondo ci serve e allora non lamentatevi. Comunque se calcoliamo che ogni giorno che Dio comanda, qui sbarcano all'incirca un migliaio di persone almeno, che staranno qualche giorno su di un isolotto lungo una quindicina di chilometri e largo cinque o sei, il sovraffollamento è garantito. E chi se ne frega, cerchiamo di non fare i difficili, prendiamo possesso dei nostri bungalow e corriamo subito alla spiaggia che dista poche centinaia di metri, asciugamano gentilmente fornito in spalla.
Anche se hai saltato la notte, cerca di non cadere in tentazione, se ti butti un attimo nel letto sei finito, ti addormenti e la giornata è quasi persa. Kalapathar beach si stende verso destra e prosegue verso la punta sud dell'isola. Come previsto, ad onta della massa sbarcata, in spiaggia non c'è molta gente. Gli indiani amano ammassarsi tutti assieme, specialmente dove ci sono aree di divertimenti marini, mentre basta allontanarsi un poco, dove cessano i servizi e riprendi in mano, almeno un poco la sensazione dell'isola (semi)deserta dei mari del sud. Tuttavia non fatevi eccessive illusioni, nel pomeriggio qui c'è bassa marea e il mare davanti alla spiaggia è molto basso, l'acqua un po' torbida e con molte rocce affioranti, tipo Zanzibar, se avete presente. Sulla sabbia un po' di plastica vagante e molta alga. Però non si sta male stesi tra la vegetazione che quasi arriva a lambire l'onda leggera. Insomma quello che voglio dire, è non fatevi film di spiagge segrete e paradisiache; l'isola, comunque è così dappertutto. Certo il mare in generale non è il punto di forza dell'India, levati alcuni punti del Kerala e di Goa, noti più per le pulsioni degli ormai lontani anni '70, e qui di certo siamo al meglio.
Ma il tutto, per lo meno ora che è arrivato il turismo locale di massa, non sta al paragone, a mio modestissimo parere naturalmente, di altre mete del sudest asiatico. Forse per trovare queste cose bisogna spingersi, se fosse possibile, in aree più lontane di queste stesse isole, o alle Nicobare, poco più in là. Badate con molta più fatica e dedizione. Comunque giriamo un po' in tondo constatando che il tanto temuto ciclone Pabuk che la scorsa settimana è passato proprio qui, proveniente dalle isole della Thailandia, non ha fatto danni visibili, essendosi mutato in tempesta tropicale fuori stagione. Ha buttato giù la abitudinale valanga d'acqua e poi via ad esaurirsi verso la costa birmana. E dire che volevamo annullare tutto, timorosi del disastro. Comunque ci confermano che per due o tre giorni i traghetti sono stati sospesi, insomma non è stato uno scherzo, l'abbiamo scampata per un pelo. Allora stiamo pure qui a goderci l'onda leggera che lambisce la sabbia, mentre il sole, a poco a poco cala dietro gli alberi della foresta che occupa l'interno dell'isola. Al resto penseremo domani, rimane solo da cercare quale sia il meglio tra i vari ristorantini sulla strada n.5 per farci un bel pesciolone alla griglia e poi il sonno dei giusti ci coglierà satolli e soddisfatti.
Govind Nagar Beach |
SURVIVAL KIT
Havelock |
Havelock Island - E' la principale isola del piccolo arcipelago delle Ritchie, posto ad est delle grandi Andamane, dove si è sviluppata l'attività turistica. Ci si arriva in traghetto, in partenza da Port Blair. Quelli veloci ci mettono da un'ora e mezzo a due. Quelli lenti fino a quattro per percorrere i 57 chilometri che la separano dalla capitale. I traghetti devono essere tassativamente prenotati per tempo perché sono sempre pieni e rischiate di non partire o soprattutto di non ritornare in tempo per l'aereo. Makruzz parte il mattino alle 8 e alle 14 (circa) e il biglietto è circa 2000 R a tratta, per darvi un'idea ma verificate perché tutto cambia spesso. Qui dovrebbero esserci le spiagge più belle di tutte le Andamane, per lo meno quelle raggiungibili con una certa facilità. Aspettatevi tuttavia un'isola molto affollata soprattutto di turismo domestico, perché comunque è molto piccola. Basta comunque procedere lungo le spiagge un po' più in là dai punti di accesso, dove si aggregano i servizi, barche per gite, diving e sport acquatici, per ritrovare una insperata solitudine. Gli occidentali, possono utilizzare tranquillamente il bikini senza destare curiosità, anche se le indiane si bagnano vestite. L'isola si gira velocemente con biciclette o motorini in affitto, o con i classici tuktuk che vi porteranno alle varie spiagge. Le più interessanti sono nell'ordine:
Elephant beach - sulla costa nord a cui si accede tramite un sentiero nella foresta con circa venti minut di cammino. Sulla strada n.4 c'è un cartello che ne indica l'inizio. Molto frequentata.
Kalapathar beach - Sulla costa lungo la strada n. 5 verso sud, raggiungibile a piedi facilmente in quanto antistante alla maggior parte delle strutture alberghiere lungo la costa. Qui il mare è un po' più mosso perché più aperto
Govind Nagar beach - stessa zona ma verso nord. Qui il mare è più chiuso e calmo in quanto di fronte avrete gli stretti che separano Havelock alle altre isole Ritchie, la barriera è a qualche centinaio di metri, più adatta per snorkelling e immersioni. Ci sono diversi centri che offrono questi servizi.
Radhnagar beach - E' la più lontana e forse un po' meno frequentata, si trova al termine della strada n. 4.; procedendo verso destra su un sentiero tra le piante per una ventina di minuti circa arrivate a Neil's cove, forse la spiaggia più riservata e più bella con un tratto di barriera.
In ogni caso l'isola, comparata con gli standard indiani è piuttosto cara, essendo ormai considerata meta di lusso ed in generale bisogna prenotare ogni cosa con un certo anticipo.
Al momento non so dirvi se sia possibile muoversi con una certa libertà nel resto dell'arcipelago. In ogni caso probabilmente è possibile raggiungere le isolette e le spiagge intorno a Diglipur nella north Andaman e Mayabunder nella middle Andaman, percorrendo la Tunk road al momento vietata. Ultima soluzione Neil Island 4 km x 2, appena sotto Havelock. Molto complicato arrivare a Little Andaman a sud. In ogni caso se intendete uscire dal ghetto di Havelock vi occorreranno almeno una settimana/10 giorni. Comunque assoluto divieto di avvicinare gli indigeni.
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