lunedì 1 giugno 2020

Luoghi del cuore 5: Berlino est

Sfilata del 1° maggio - Berlino est - Maggio 1978

Alexanderplatz
Già, tra i luoghi del cuore ci possono essere anche posti che non esistono più, non solo trasformati e denaturati, come è avvenuto in tante città dell'Oriente, travolte dalla, benedetta per carità, ventata di benessere materiale che si accompagna alle potenti realizzazioni ed ai cambiamenti dello stile di vita che mutano non solo la geografia visibile ma anche la mentalità di chi li abita, ma anche luoghi che hanno trasformato la loro essenza politico strutturale, di appartenenza e di pensiero, che alla fine hanno portato quell'area in un mondo parallelo, vicino magari, ma che non ha più niente a che vedere con quel recente passato che li caratterizzava. Berlino (est) è stato uno di questi luoghi. L'atmosfera che avvolgeva questa parte della capitale tedesca, era assolutamente incredibile e dava alla città un suo interesse particolare che oggi è ovviamente svanito. Nel 1978, il regime, benché già mostrasse evidenti le sue screpolature e le sue potenti debolezze che sarebbero poi state la causa ultima del suo disfacimento, che poi diciamola tutta, non consistevano tanto nella sua durezza e nella sua totalitaria mancanza di libertà, ma soprattutto dalla incapacità economica di produrre quel benessere materiale a cui la massa, conoscendone l'esistenza, aspira (e lì, l'ovest era ad un tiro di schioppo, in senso letterale e la differenza era ben visibile).

Porta di Brandeburgo
La sua deprivazione, di cui poi è causa stessa la mancanza di interesse personale che questo tipo di regimi propugna, viene sentita come una insopportabile vulnus che provoca alla fine, in un'inevitabile vortice di peggioramento del tenore di vita e conduce infine all'implosione del regime stesso, provocato non certo da rivolte libertarie, ma dalla bramosia dei jeans nuovi e anche, sembra incredibile a dirsi, dei McDonald's. Tutto questo l'ho constatato in prima persona e posso sottolinearlo con fermezza. Comunque sia, allora quella parte di mondo era ancora completamente avvolta da un'aura del tutto particolare che se non si è vista o vissuta, difficilmente si può capire. Quello che mi viene decisamente in mente per descriverla è la parola grigio. Tutto sembrava avere questa tonalità fisica, ma soprattutto psichica. L'avevo trovata più o meno uguale qualche anno prima in Polonia e qui, in questa casuale uscita la rivedevo, se possibile ancora più pronunciata. I nascenti uffici del turismo dei vari paesi oltre cortina, avevano allora lanciato una iniziativa per visitare le varie capitali rosse in occasione dei festeggiamenti del primo maggio che là, assumevano una valenza particolare, a prezzi stracciatissimi, per i tempi. Ricordo bene il depliant: 1° maggio a Berlino est - 5 giorni a 132.000 lire. 

Corsi
Così saltammo su quell'aereo mescolati a gente che arrivava da tutta Italia, molti vicini al partito, altri semplici curiosi, tra i tanti ad esempio, un folto gruppo della guardia nazionale di S. Marino, carica onorifica a cui a fine anno veniva offerto appunto un viaggio premio, nei paradisi comunisti. La città ci accolse appunto grigia e popolata di figure, che non potrei definire se non come tristi e frettolose. Al di là delle bellezze storiche e artistiche, il famoso Museo, con l'altare di Pergamo, la vicina Potsdam e la sua reggia di Sanssouci, la cosa più interessante era proprio questa atmosfera cupa e diversa da ogni cosa a cui ero abituato. Alexanderplatz, dalle linee moderne della ricostruzione che ti comunicava proprio una freddezza di sentimento inconsueta, con le persone che la traversavano frettolosamente, quasi volessero cercare di andare a trovare riparo da qualche parte, la porta di Brandeburgo, dagli enormi spazi deserti che segnalava quella barriera invalicabile che rappresentava per molti la raffigurazione di un al di là sognato, sperato, di delusa rassegnazione. La Under den linden, il vialone maestoso di tigli sotto i quali passeggiare, ma senza la gioiosità degli Champs Elisées o le altre grandi vie di rappresentanza delle altre capitali. L'aggirarsi nei quartieri un po' meno in vista, tra case grigie e volti grigi sopra vestiti grigi, sullo sfondo degli edifici del potere, con seminascoste figure cupe, con fucili ed elmetti calati sul viso, uniformi temute, con la macchina fotografica non troppo esposta per non suscitarne l'ira sospettosa. Ed a questo proposito ebbi anche un episodio, già raccontato qui se avete voglia di rivedervelo, di inseguimento e tentativo di sequestro del rullino, che riuscii ad evitare con destrezza.

Bandiere
Poi ci fu la famosa sfilata del 1° maggio, interminabile teoria di bandiere rosse che sventolavano alte, orifiamme vermiglie che pendevano dalle finestre più alte dei condomini sovietici grigi lungo tutto il percorso, tribune cariche di figuranti messi lì dal partito a sventolare bandierine rosse e fare ciao con la manina, compito gravosissimo, come mi raccontava un amico polacco che ricordava con orrore l'impegno a cui la sua classe o il suo gruppo giovanile o chi per esso lo conduceva a questo dovere civico. Perché in tutte queste capitali, lo schema era lo stesso. O sfilavi, un corteo interminabile che percorreva i vialoni del centro per ore, o andavi a salutare il corteo sulle tribune a glorificarne il passaggio. Non erano previste alternative. Un'orgia interminabile, bulimica e spettacolarizzata, di falci e martello, di distintivi di associazioni, scuole, congreghe e consorterie, di Marx, Lenin ed Engels sventolanti e sorridenti. E passavano i lupetti, o come li chiamavano lì, poi i giovani del partito, le ragazze, i rappresentanti delle varie fabbriche con in testa i dipendenti del mese e di ogni singolo gruppo costituito, militari di ogni corpo, reduci e anziani, eroi del partito, della patria, del lavoro e chi più ne ha più ne metta, medagliati e operai meritevoli e così via in un turbine partecipativo apparentemente festosissimo, ma sul quale gravava un peso greve ed insostenibile accompagnato da una sequela di inni patriottici. Davvero una esperienza interessante quel primo maggio di un mondo che solo quindici anni dopo sarebbe completamente scomparso.

Ricostruzione



Il corteo
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