sabato 6 giugno 2020

Luoghi del cuore 9: I minareti di Istanbul


Sul Corno d'oro - Istanbul - Turchia - agosto 1980


Nel Topkapi

Una vera sgroppata attraverso i Balcani. Arrivare in macchina ad Istanbul era relativamente semplice, ma basandoci sull'esperienza di chi quel viaggio lo aveva già fatto, anche allora come potrete capire c'era il passaparola tra i viaggiatori e qualcuno tra le mie conoscenze era addirittura arrivato (e tornato) in India con una 1300 scassata, bisognava avere alcune accortezze. Nel 1980, la strada che attraversava dall'alto in basso la Yugoslavia, era ancora messa male e l'autostrada ancora in costruzione, inoltre questo itinerario aveva un pesante intoppo. Soprattutto nel mese di agosto, il tratto da Lubiana e il confine bulgaro, era sovraccarico per il traffico di alcuni milioni di turchi, lavoratori in Germania che tornavano in patria per le ferie, ragion per cui i circa mille chilometri tra Lubiana ed il bivio per Skopjie, era costituita da una unica coda di macchine bloccate che richiedevano un tempo infinito di percorrenza. Invece l'esperienza dei viaggiatori di lungo corso, suggeriva di compiere la tratta di notte, a ragion del fatto che, di massima, al calar del sole i guidatori turchi preferiscono accostare l'auto sul bordo e fermarsi a dormire lungo la strada. Calcoli fatti con accuratezza, la mia rombante Fiat 127 già gravata di circa 100.000 km, mi aspettava sotto casa col motore acceso, la mia gentile signora seduta dietro e un amico terzo trasportato al sedile del navigatore, col bagagliaio ricolmo.

La moschea del Solimano
Io, che avevo lavorato proficuamente fino all'1:30 di venerdì, per sfruttare al meglio le ferie, ci arrivavo con passo deciso e, espletate le basiche funzioni fisiologiche, mi mettevo al volante, masticando un panino preparato da mani amorevoli e innestavo la prima in modo da giungere in frontiera all'imbrunire e superare l'incrocio con la strada che arrivava da Monaco, prima di Zagabria verso le dieci, ora in cui la fila delle auto posteggiate a bordo strada, diventava infinita e le famigliole, dopo un fiero pasto-picnic, russavano sulle coperte stese nel prato a fianco. Percorremmo i quasi 800 chilometri incriminati, da Zagabria al bivio di Nis, dove la strada girava a sud per il tratto Macedone e Greco, preferito da molti, anche se un po' più lungo, girando verso la Bulgaria mentre sorgeva il sole. La fila infinita degli emigranti di ritorno a casa, non si era ancora messa in moto, anzi era ormai alle nostre spalle. Un'altra dozzina di ore  sulle spalle per gli ottocento chilometri finali, con due confini impegnativi da superare e una multa per eccesso? di velocità nei pressi di Sofia e, verso le sette, una trentina di ore dopo la partenza e 2100 chilometri percorsi, vedevamo il sole che scendeva tra i minareti di Istanbul, il punto da cui partiva la nostra prima esplorazione turca. Era confermato che quello era l'unico modo per utilizzare al meglio il tempo che, diversamente, il viaggio avrebbe potuto anche richiedere quasi quattro giorni. 

Moschee di Istanbul
Forse fu anche grazie questa soddisfazione, quella di aver compiuto la tratta nei tempi previsti che la città ci apparve subito come una gemma preziosa e ricca di interessi infiniti che non finivi mai discoprire ed apprezzare. Una città dove i millenni di storia pesavano ad ogni angolo, ad ogni pietra. I panorami entusiasmanti sugli stretti; il ponte che collegava due continenti; la colata di case che ammantava il corno d'oro, dalla torre di Galata. Un seguito continuo di sorprese e di conferme. Camminare lentamente lungo i passaggi stretti del bazar delle spezie quasi stordito dagli effluvi che salivano dai banchi, dove erano esposte cascate di polveri colorate, allineate in coni ordinati e profumatissimi. Aggirarsi col naso all'aria sotto le immense cupole della moschea blu, di Santa Sofia o della più severa moschea del Solimano. Guardare con occhi sgranati le gemme e gli oggetti preziosi del Topkapi, rimanendo a lungo davanti al famoso pugnale immortalato nel film che lo aveva consegnato alla notorietà. Camminare nel quartiere vecchio che risaliva sulle alture circostanti tra antiche case dai bovindi in legno. Superare il ponte per sentirsi finalmente in Asia. Che mondo incantato. Era il 3 agosto e facevamo colazione nel dehors di un bar del centro, quando scorgemmo sui giornali un titolo a tutta pagina che parlava dell'Italia. Il proprietario ce lo mostrò, con viso grave e contrito, una bomba era scoppiata alla stazione di Bologna provocando oltre ottanta morti. Tutti intorno commentavano attoniti, ragionando su come potessero accadere questa cose in un paese civile, oltretutto in pieno ramadan!


Il quartiere vecchio

Manifestazione
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