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Alhambra - Granada - Spagna - agosto 1984 |
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Fregio in caratteri cufici |
L'Andalusia è uno di quei posti che vanno visti a prescindere, troppe le cose imperdibili, la natura, l'ambiente e l'opera dell'uomo che ha lasciato qua e là tali e tante gemme da renderla unica. Uno di quei posti in cui si può ritornare, infatti, ci sono stato due volte e se mi ci portassero, ci ritornerei una terza. Se poi dovessi scegliere un pezzo unico che la rappresenti, un'icona imprescindibile, sceglierei l'Alhambra. Qui ci puoi leggere tutto quanto racconta questa terra, la sua storia, misto di cultura araba e cristiana, la prova di arte sublimata al suo massimo, dove il genio architettonico ha costruito bellezza mescolando la pietra di miele al movimento delle acque, che si fanno esse stesse elemento prezioso di architettura, inserite in cornici di archi, di colonne, di spazi perfettamente calcolati per ampliarne il piacere del suono delle piccole cascatelle, dei rivoli che cantano uscendo dalle cannule delle fontane. Già l'acqua, per i popoli del deserto è elemento prezioso, raro, irrinunciabile e simbolo di ricchezza e di somma piacevolezza è il circondarsene, facendone elemento costruttivo che ti rallegri continuamente la vista, tra giardini fioriti ed alberi fronzuti, che alternino le ombre dove riposare tra armonia di vuoti e di pieni, porticati e corridoi, stanze illuminate da raggi colorati che tracimano da lastre di alabastro, sfiorando le pareti adorne di stringhe infinite dove la scrittura stessa diventa, oltre che lode alla divinità, arte grafica insuperabile.
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La fontana del leoni |
Perché puoi pure mettere un qualche precetto religioso che impedisca la raffigurazione delle figure viventi, ma il desiderio del tratto artistico è insopprimibile nell'uomo ed ecco che allora dove il divieto impone di non raccontare l'uomo e la natura, ecco che la calligrafia diventa espressione artistica a sua volta insuperabile e godibilissima. Ricordo che in terza media la nostra professoressa di lettere ci diede da leggere un brano famoso di cui non ricordo l'autore, forse Irving, ma non sono sicuro, che evidentemente lei giudicava molto interessante come esempio di descrittività. Il racconto, in diverse pagine, raccontava con dovizia di particolari l'esperienza fatta dall'autore durante la sua prima visita a questo monumento. Devo dire che la ricchezza di particolari, la passione e l'eleganza della descrizione con cui si dipanava l'esperienza all'interno del monumento, mi colpì moltissimo e quando, anni dopo, entrai per la prima volta oltre la soglia di questa reggia mi sembrò addirittura di ricordarne l'espressività narrativa. In particolare quando arrivai al famoso cortile dei leoni, con la fontana centrale circondata dalle figure di pietra, mi parve davvero di averla già vista e lungi dal rimanerne deluso, ne rimasi completamente affascinato. Passai alcune ore a percorrere i porticati sorretti da quelle colonnine delicate ed eleganti, col naso all'in su per meglio apprezzare il susseguirsi degli archi, suddivisi in archetti sempre più minuti, quasi fossero trame di filigrane dorate. E quando ci tornai per la seconda volta, mi parve ancor più bella, mentre cercavo di individuarne qualche angolo più nascosto e prezioso. Un monumento davvero straordinario, complesso e barocco è vero, ma non involuto in se stesso, anzi, esempio assoluto di come anche la ridondanza dell'ornamento, della decorazione, della complessità, non sia involuzione, ma possa dimostrarsi assoluta eleganza. Credo che sia una di quelle cose da non perdere nella vita.
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Porticati e colonne |
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Archi |
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Un giardino interno |
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