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Lago Dal - Kashmir - India - agosto 1978 |
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Srinagar |
Il Kashmir ha sempre avuto per l'India una valenza particolare, luogo di bellezze e di delizie, dove il soggiornarvi equivaleva a ritagliarsi un breve scampolo di vita nel paradiso. Ora voi direte, non esageriamo, ma per le élites che vivevano per tutto l'anno in un paese la cui climatologia è sempre piuttosto estrema, con calori infernali alternati a piogge catastrofiche e comunque esagerate, vivere un periodo dell'anno in questa terra dai rilievi pronunciati, con le montagne innevate sullo sfondo ed una temperatura mite e carezzata da refoli di venti gentili, significava trovare la possibilità di godere dei piaceri della vita, considerato anche il fatto che chi poteva farlo, apparteneva ad un ceto sociale di nullafacenti che si poteva permettere stuoli di schiavi che a vario titolo lavoravano al posto suo. Quindi dai re e poi i maharaja del passato, procedendo successivamente con i dominatori inglesi e quindi infine alle orde dei turisti occidentali il cui differente potere di acquisto li rende possibili improvvidi fruitori di questo nuovo stile di vita, questa terra è stata eletta come uno dei posti più interessanti del subcontinente in quanto a piacevolezza di vita.
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Una casa galleggiante |
Vicino a Srinagar, la capitale, luogo scelto da secoli dove ambientare fastosi palazzi e piacevoli luoghi di soggiorno c'è un lago bellissimo dove la foresta si incontra con acque placide e azzurre, che non ha neppure quell'atmosfera cupa che incita al suicidio di tanti altri ambienti lacustri, solitari e spesso tetri, chiuso a nord da una cortina lontana di vette himalayane, corona magistrale imposta da una regia che evidentemente aveva la vista lunga. Il lago Dal, ricoperto lungo le rive da tappeti di piantagioni di loto e da ninfee dalla larghe foglie galleggianti da cui emergono fiori sontuosi, è davvero un luogo magico dove passare serate di placida tranquillità ad ascoltare il silenzio della superficie a specchio sotto di voi, rotta solamente dal lievissimo sciabordio di un'onda leggera. Le acque sono solcate da piccole imbarcazioni che trasportano le persone al di qua ed al di là delle sponde, le shikharas, dalle prore slanciate con un barcaiolo a poppa che le spinge con un corto remo che affonda nell'acqua con una curiosa pagaia a forma di cuore,mentre canta una canzone d'amore. Le rive della parte più bella del lago sono o almeno erano popolate da case galleggianti costruite di odoroso legno di sandalo.
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Braccio secondario del lago |
Luogo ideale, con la loro piccola terrazza posteriore volta ad occidente dalla quale, alla sera guardare lo spettacolo gratuito del sole che tinge il cielo mentre scende dietro i monti lontani. Tuttavia come sempre, non è chiaro se per un germe maligno impiantato geneticamente e quindi inestirpabile, come in tanti altri luoghi di straordinaria bellezza, anche qui si agita un male oscuro che spinge fazioni diverse ad agitarsi ed a combattersi ferocemente in nome di una primazia pretesa dagli uni e negata dagli altri. Come sempre la responsabilità del male va alle religioni, cancri inestirpabili che di questa violenza sono le responsabili primigenie, la creano e la alimentano appositamente, proprio sulla base che le costituisce, quella, peri loro adepti, di essere gli unici possessori della verità assoluta e della altrettanto assoluta necessità e giustezza di sopraffare con la violenza tutte le altre. Qui non si fa eccezione a questo assioma, anzi, atti terroristici, guerre e battaglie di ogni tipo hanno sempre sporcato questa terra rendendola per interi decenni chiusa alle visite dall'esterno. I cancelli del presunto paradiso, insomma devono spesso rimanere sbarrati. Allora, era uno di quei radi periodi in cui una sorta di tregua delle volontà politiche, forse la stessa necessità delle genti, stanche di barbarie e nauseate dal sangue, ne consentiva l'accesso.
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La moschea di Srinagar |
Il gruppetto a cui mi ero aggregato per risalire le valli ladakhe, da due anni aperte agli stranieri, popolava per intero una di quelle case galleggianti e aveva portato con sé, timoroso forse di morire di fame, viveri di sussistenza, blocchi di parmigiano e addirittura mezzo prosciutto, che un tizio con un affilato coltello, come avrà fatto a trasvolare il continente, ma forse allora i controlli erano più laschi, ogni sera tagliava con attenzione in fette sottili che venivano distribuite con cura certosina. Ce ne andammo dopo qualche giorno, dopo aver visitatola città ed i dintorni, ebbri di quell'atmosfera di giardino delle delizie che il lago aveva lasciato nelle nostre menti. Fui l'ultimo a lasciare la barca e buttai un occhio all'indietro quasi per fissare un'ultima volta l'immagine di quel luogo le cui pareti di legno chiaro profumavano intensamente di quel sentore esotico. Così potei anche vedere l'inserviente che si era precipitato, appena noi eravamo usciti, con uno straccio ed un bottiglione di alcool, a disinfettare con cura, sfregando furiosamente le pareti ed i ripiani del frigorifero dove era stato messo il prosciutto, contaminandole definitivamente.
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Il terrazzino |
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