martedì 12 luglio 2011

Too big to save.

L'importanza economica dell'Italia è più o meno doppia di quella di Grecia, Portogallo e Irlanda messe insieme. Il nostro debito pubblico è il terzo tra i più ricchi, ma il nostro PIL è solo il settimo o l'ottavo, in compenso la nostra crescita è nell'ultimo decennio è una delle ultime del mondo. Questo debito (che potete vedere nel suo sviluppo continuo nella casella a fianco) è, caso anomalo nei paesi occidentali, per oltre la metà nelle mani delle famiglie italiane, nota da un lato positiva in quanto dà una minore volatilità speculativa e funge da cassa sociale, mentre il lato negativo (per chi lo detiene) è rappresentato dal fatto che un eventuale default, colpirebbe i singoli, cosa che non renderebbe utile alla comunità internazionale, un salvataggio, al di là delle dimensioni dell'impresa. Quindi non vorrei che qualcuno si illudesse che gli altri paesi ci salvino. Il cucuzzaro è troppo grosso per essere salvato e soprattutto i salvatori presunti non sono nostri creditori (come per gli altri PIGS, che se non li salvi non pagano te). Gli scossoni speculativi conseguenti, benché amplifichino notevolmente la situazione, non sono in generale sostanziali più di tanto, sono solamente indicativi di un trend e possono mutare direzione con la stessa rapidità con cui sono cominciati. Tuttavia le vie di uscita da queste posizioni sono ben note, per essere accadute molte volte nel passato ed in molte aree del mondo. 

Non interessa, per capire cosa potrebbe accadere, individuare di chi sia la responsabilità di tutto ciò e chi vuol sottolineare che chi ha governato negli ultimi otto anni su dieci, ha portato il debito da 1400 a 1900 miliardi, forse solo perché sfortunato, compie solo un esercizio retorico di poca utilità. Di norma si esce da queste paludi in tre modi. Il più consueto, consiste nel default dello stato che per quelli come il nostro privi di risorse naturali, porta al disastro totale, la fame (quella in cui la gente non ha più da mangiare tanto per capirci) per la maggioranza della popolazione, una ipersvalutazione che in pratica annulla il debito ed i beni mobili e che conduce quasi sempre a contrasti sociali così gravi da sfociare in soluzioni totalitarie. Un secondo, un po' più sofisticato ed al contempo più morbido, consiste nel dare via libera ad una forte svalutazione (analoga a quella degli anni settanta) che presuppone comunque una uscita dall'Euro, unica diga che ci protegge dalla svalutazione selvaggia, che di norma è accompagnata da una provvisoria dinamicità economica data dalla migliore competitività monetaria che innalzerebbe velocemente il PIL migliorandone il rapporto col debito. 

Questa soluzione brucerebbe velocemente la massa di risparmio oggi in mano ai cittadini che si troverebbero in mano un valore fortemente decurtato, quasi carta straccia, risolvendo allo stesso tempo il carico percentuale delle pensioni e degli stipendi pubblici che dimezzando o peggio il loro potere di acquisto, inciderebbero assai meno sul bilancio totale. Naturalmente nella speranza che la perdita di consumi interni fosse compensata dalla competitività acquisita nell'export. Tutto questo è di norma un sollievo piuttosto labile i cui effetti vengono rapidamente compensati, salvo la mazzata sui risparmi e sul potere d'acquisto. Rimane un ultima soluzione, che è il rientro graduale ma deciso del debito. Per fare questo sarebbe necessario una serie di manovre di tagli e di tasse, ripeto di tasse, tasse, tasse ed ancora tasse, talmente forti ed esagerate che la gente neanche riesce ad immaginare. Vi ricordo solo che la tremenda manovra di cui si discute in questi giorni e su cui tutti gli italiani si strappano i capelli, taglierà quest'anno 2 miliardi. La gente dovrebbe soltanto cercare di immaginare cosa significherebbe portarne a casa 70 o 100 come almeno servirebbero alla bisogna. 

Certamente tutti grideranno che bisogna tagliarli agli sprechi, ai politici e comunque agli altri, senza rendersi conto, che tagliare metà o più dei compensi dei politici, dei furboni e delle pensioni e stipendi dorati, cosa che comunque andrebbe fatta per ragioni di esempio morale per fare accettare il resto e per essere credibili (Obama chiede sacrifici e per prima cosa si riduce lo stipendio), porterebbe a casa neanche un decimo di quanto serve. I soldoni, quelli necessari, li porti a casa solo tosando qualche centinaio di euro ai 20 milioni di conti bancari o raddoppiando il prezzo della benzina o con una ulteriore tassazione feroce sugli immobili. Nessuno è in grado di fare questo, che rimane comunque la più indolore delle soluzioni, se non un governo composto di persone che non abbiano interesse alla rielezione. Certo la gente attendata nelle nostre istituzione è molto lontana da tutto questo, non vi preoccupate, le lacrime e sangue saranno solo teoriche e se ne discuterà per mesi per salvare questa o quella prebenda. Meglio lasciare andare tutto alla malora. Oppure andare in vacanza, ma mi raccomando sconsiglio il mare, meglio i Monti (ma uno solo, non tre, mi raccomando).


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5 commenti:

Sandra M. ha detto...

Mi sta venedo l'ansia....

Anonimo ha detto...

anche a me...

ParkaDude ha detto...

Se scoppia la guerra civile, torno.

Anonimo ha detto...

Io opto per la seconda soluzione, e stento a riconoscermi, solitamente non sono per le vie di mezzo.
Direi che mi hai inquietata abbastanza.
Ma preferisco sapere come stanno le cose realmente,piuttosto che continuare a vivere con le fette di salame sugli occhi.
Buona serata!
Dony

Adriano Maini ha detto...

Questo e' un "redde rationem" con tutti crismi!

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!