domenica 24 luglio 2011

Il Milione 51: Religioni a confronto.

Vacche per le strade.

Chi arrivi in India, qualunque sia la motivazione, non può che rimanere colpito dall'aspetto religioso. Oltre ovviamente all'induismo che la fa da padrone e all'Islam che lo segue in quanto a numeri, praticamente tutte le religioni del mondo vi sono rappresentate significativamente a partire dai Cristiani nelle varie versioni, Ebrei, Buddhisti e tutta la galassia religiosa prodotta dall'India stessa nelle varie epoche, dai Giainisti ai Sigh, inclusi i residui delle antiche religioni del sole del medio Oriente con i Parsi. Le foreste e le montagne ospitano poi una costellazione variegata di animismo complesso. Tutto questo, come si confà all'animo estremista di ogni credo, tra grandi contrasti non certo soltanto verbali, ma assolutamente fisici con morti e feriti. Questo stupisce chi è legato all'idea di un'India da cartolina, pacifista e sorridente, assolutamente lontana da una realtà in cui gli animi, ben guidati, si infiammano con grande facilità. Marco Polo ci descrive tutto questo come meglio non potrebbe fare un cronista di oggi. Sentiamo cosa dice del noto stereotipo della vacca sacra.

Cap. 170
Questa gente adora l'idole e la magior parte il bue chè dicono che è buona cosa; e veruno v'à che mangiasse di quella carne, né nullo l'ucciderebbe per nulla. Ma è una generazione di uomini ch'ànno nome gavi che li mangiano.

Come stupirsi che i bovini siano considerati sacri, dal momento che forniscono forza lavoro, latte e soprattutto sterco che, seccato, costituisce  il combustibile più usato in India, la cui raccolta è appannaggio e compito delle giovani ragazze. Eppure, ho sentito più volte qualcuno blaterare, ma se muoiono di fame perché non mangiano le vacche? E' un po' come pensare a chi si mangia le sementi, un sacrilegio in ogni società antica. E' solo da poco, nelle comunità opulente e sprecone che la carne di bovino, un vero sperpero di risorse, è entrata nell'uso comune. Naturalmente anche laggiù, le vacche muoiono ed ecco che ci sono gruppi non induisti che ne utilizzano la carne. Un costume che va secondo la logica. Della presenza Cristiana abbiamo già detto la volta scorsa con la presenza importante della presenza di San Tommaso in Kerala, ma veniamo ad un culto particolare oggi presente in Orissa. 

Il dio Jagannath e i fratelli
Cap. 172
Ancora vi dico che questa gente fanno dipingere tutti li loro idoli neri ed altri bianchi come neve , chè dicono che il loro dio e i santi sono neri. 

Qui si riferisce al culto di Jagannath, una delle incarnazioni di Shiva, venerato nel grande tempio di  Puri e raffigurato completamente nero con grandi occhi bianchi e accompagnato da fratello e sorella più piccoli bianchi e privi di braccia. Il tempio è off limit ai non indù e per mia figlia che vi entrò, accompagnata dal nostro autista, mescolata tra la folla, fu una esperienza molto forte. Ma ecco la descrizione della casta brahaminica che meglio non potrebbe essere fatta oggi.
Bramino nel tempio.

Cap 173
Questi bregomanni sono i migliori e più leali del mondo chè mai non direbbero bugia, né mangiano carne, né non beuono vino. E stanno in molta onestade e mai toccherebbero altra femina che la loro moglie, né ucciderebbono veruno animale, né non farebbono cosa onde credessoro di avere peccato. Tutti li bregomanni son conosciuti per un filo di bambagia ch'egli portano sotto la spalla manca e si il legano sopra la spalla dritta. si ché gli vene il filo a traverso il petto e le spalle. Questi bregomanni vivono più che la gente che sia al mondo, perché mangiano poco e fanno astinenza e li denti ànno bonissimi per una erba che usano mangiare.

Venditore di Betel
Noce di betel.
E qui si riferisce al Betel, la cui continua masticazione e salivazione con le conseguenti sputazzate rosse ad ogni pié sospinto colpiscono tutti i visitatori del subcontinente. Per quanto riguarda il filo che viene dato ai ragazzi della casta dominante e che si portano sulla pelle per tutta la vita, direi che meglio non potrebbe essere descritto. Ed ecco invece come ci racconta del Jainismo dopo aver visto senza dubbio il santuario di Sravanabelagola nel Karnataka con il monolite scolpito più grande del mondo raffigurante Gomateswara, il fondatore di questo credo di purezza, completamente nudo.

Cap 173
Statua di Gomateswara.
E vanno tutti ignudi senza coprire loro natura, alcuno di questi regolati e quando sono dimandati "perché andate voi ignudi?",e quelli dicono perché nulla vogliono in questo mondo: " Noi non abbiamo vergogne di mostrare nostre nature, perché noi non facciamo con esse veruno peccato e perciò non abiamo vergogna più d'un vembro che d'altro. Ma voi che li portate coperti e perciò che voi li adoperate in peccati e perciò avete voi vergogna".

Omnia munda mundis, si è poi detto da altre parti, no? Prepararsi dunque, se andate laggiù ad un menù vegetariano con tante salsine di cocco e banane, tipiche del sud, ma non fatevi mancare per accompagnamento i classici pappadam (conosciuti con mille altri nomi a seconda della zona, da papad a happala, papadum e così via, ricordando che l'India è un paese da 700 lingue senza considerare i dialetti, vedere la ricetta da Acquaviva) le croccanti piadine fatte di farina di riso o lenticchie o altri legumi, con mille ricette locali diverse. 



Puppadam - da wikipedia

Refoli spiranti da: Marco Polo - Milione - Ed.Garzanti S.p.A. 1982


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1 commento:

Adriano Maini ha detto...

Marco Polo dimostra anche una curiosità quasi moderna.

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