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Ragazze Arboré |
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Villaggio Arboré |
Dopo aver battuto per alcuni giorni la parte più all'estremo sud della valle dell'Omo, è arrivato il momento di spostarci verso nord, dove vivono altre tribù, alcune meno note, forse poco visitate, ma non per questo meno interessanti. Dopo Key Afer, dove poi passeremo la notte, percorriamo ancora una quarantina di chilometri in un territorio pianeggiante e sommariamente coltivato ad est del fiume Woito, a nord del lago Stephanie, un santuario ornitologico molto isolato, per raggiungere le terre degli Arbore, una etnia minoritaria del gruppo Borana ed Oromo, che si è ridotta a poche migliaia di individui. Un tempo gran commercianti, oggi al più pastori ed agricoltori che abitano quattro grandi villaggi in ognuno dei quali vive una dozzina di clan esogamici. Tuttavia questo gruppo, a causa della vicinanza con le etnie confinanti (Banna, Hamer, Ari e Tsemay), con le quali hanno molte caratteristiche comuni, si è mescolato molto e sono piuttosto frequenti i matrimoni misti. In linea teorica sono passati all'islamismo, nei villaggi sono infatti presenti delle piccole moschee, ma anche qui si assiste ad una sorta di sincretismo in cui rimane il riferimento all'animismo ed a una antica entità creatrice, il Waq. La parte più vecchia del villaggio è costituita da grandi capanne circolari a semisfera, disposte a semicerchio e costruite con fasci cilindrici di canne tra le quali si aggirano torme di ragazzini seminudi, alcuni dei quali decorati con disegni bianchi, in occasione della loro cerimonia di circoncisione.
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Madre Arboré |
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Ragazza Arboré |
Le donne sono particolarmente belle, alte e slanciate e portano soltanto una gonna attorno alla vita generalmente nera o di pelli di animali, ma si riconoscono bene anche nei mercati per i loro coloratissimi ornamenti, consistenti in fasci di collane, orecchini e bracciali di perline, metalli vari, avorio e parti di animali. Sono assolutamente consce della loro bellezza e si esibiscono davanti all'obiettivo in pose consumate da modelle di mestiere, lanciando sguardi conturbanti con il capo leggermente piegato di lato e gli occhi socchiusi. Gli uomini sono generalmente fuori al lavoro nei pascoli o nei campi, per cui vedi soltanto qualche vecchio che osserva il tuo aggirarti compulsivo tra le capanne con occhio rilassato e carico di esperienza. Al di là della strada è ormai sorta una parte per così dire moderna dell'abitato, fatta di costruzioni in terra e qualche baracca di lamiera, che ospita qualche attività commerciale o governativa, una scuola, il posto di polizia e così via. Qui vedi abiti di stoffa sdrucita, raccattate nei vari mercati e ciabatte di gomma, anche se le donne girano ancora tutte a seno scoperto. In questa zona noti subito che il faranji desta meno curiosità, forse per abitudine, a parte il generarsi del solito codazzo di bambini. Lasciamo il paese ripercorrendo la lunga pista nella piana semidesertica. Tra gli arbusti enormi termitai sui quali i ragazzini vano ad appollaiarsi, forse per poter meglio sorvegliare il gregge anche di lontano.
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Donna Tsemay |
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Pastore Banna |
In alternativa qualcuno si è anche preparato una sorta di giaciglio su uno degli alberi più alti dove dorme saporitamente. Il caldo del mezzodì appiattisce tutto e la vastità di questo territorio ottunde i sensi, mentre l'auto percorre la traccia rettilinea, sollevando una scia di polvere. Solo un lieve frinire grava sul bush quasi fosse un acufene che ti accompagna, ma senza particolare fastidio. Una catena di montagne lontane e colline senza nome fa da quinta discreta, accompagnando il tuo andare. All'incrocio con la nazionale ritrovi l'asfalto e soprattutto un bel localino che spilla addirittura birra alla spina, e offre maccheroni al pomodoro decenti, oltre al solito corposo caffè servito con la consueta ritualità, d'obbligo da queste parti. Quando arriviamo al grande mercato di Key Afer siamo ormai nel pieno pomeriggio.Questo è uno dei più grandi assembramenti delle zona e sulla grande spianata e nelle zone laterali ornate di file di alberi, all'ombra dei quali molti si sono già accoccolati a fare onore a grandi ciotole di birra di sorgo, si aggirano buttando distratte occhiate alle povere merci sparse a terra su grandi teloni di plastica, centinaia di persone. Ci sono gli Arborè che riconosci dai coloratissimi ornamenti, i Banna (o Benna) ma soprattutto moltissimi Tsemay, le cui donne portano ricche bandoliere di cuoio ricoperte di conchiglie cipree con le caratteristiche capigliature a caschetto di treccioline indurite con un impasto di grasso e argilla rossa.
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Donna Tsemay |
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Ragazzo Tsemay |
La maggior parte esibisce in testa la mezza zucca multiuso, cappello, recipiente, tazza per bere. Parecchie tra di loro portano ancora la lunga gonna di pelle di gazzella ricamata di perline o conchiglie che arriva dietro fino a terra come una bizzarra coda che porta al suo termine, una sorta di estremità di legno o un chiodo metallico. Sembra che la tradizione dica che il suo uso consenta di individuare sul terreno, una traccia che permette eventualmente al suo uomo di capire dove stia andando la ragazza in questione e ritrovarla facilmente, casomai tenda a perdersi nelle insidie della vita. Insomma i maschi Tsemay paiono essere piuttosto gelosi delle loro donne e vogliono avere un certo controllo su di loro, anche perché queste ragazze sono davvero molto belle e sensuali. I ragazzi invece sembrano soprattutto esibire la loro prestanza fisica. Hanno tutti corpi statuari e muscolosi, nerissimi e slanciati, presentano tartarughe notevoli, con una piccola fascia colorata attorno ai fianchi ed una minuscola bandana di perline attorno alla fronte, ornata di qualche piuma o altri dettagli, ma soprattutto, e questo probabilmente è un vezzo recente, molti esibiscono, mollette fermacapelli, apparentemente femminili per noi e sul capo uno o più paia di occhiali di plastica rosa od azzurro pastello, colori che evidentemente vanno molto di moda quaggiù.
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Nel villaggio Arboré |
E' evidente che qui più che comprare o scambiarsi le merci, si socializza, infatti le aree più affollate sono quelle dove qualcuno distribuisce con generosità mestolate di liquido scuro, tirate su da grandi orci di terracotta, versandole appunto nelle mezze zucche che i più si sono levati dal capo. Molti hanno già l'occhio molto rotondo, qualcuno sembra già nella fase successiva della sbronza torva e qui è meglio non fissare intensamente i soggetti o alzare troppo l'obiettivo della macchina fotografica per non suscitare nervosismi, vista la dimensione dei machete ricurvi che tutti portano sulla spalla o appesi alla vita. Altri infine, sono già nella fase terminale, riversi a terra da un lato a ronfare sonoramente. In fondo allo spiazzo, sulla strada, dove fa bella mostra di sé la sagoma di un poliziotto di legno con il braccio alzato che segnala la possibilità di un posto di blocco, in realtà mai presente, qualche mezzo di trasporto, scassatissimi minibus o pick up, già semipieni di umanità mezza cotta, attendono di completare il carico per spargersi nei villaggi circostanti. Qualcuno, sostenuto da amici cerca di raggiungerli a fatica, ma il momento critico è salire l'ultimo gradino, operazione per la quale è richiesto l'ausilio di qualche buttadentro che svolga la bisogna. Davvero uno dei mercati più colorati della zona, dove puoi incontrare tanti popoli diversi che appaiono convivere senza particolari problematiche, almeno fino a quando non scatta la discussione.
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Madre Arboré |
SURVIVAL KIT
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Tsemay |
Mercato di Key Afer -Uno dei più colorati dell'area dove avrete la possibilità di divertirvi a riconoscere dall'aspetto esteriore, le varie tribù della zona, che lo popolano. Siate discreti con le foto, meglio tele, da lontano, specialmente al pomeriggio, quando l'alcool è già stato assunto in dosi massicce e la cosa potrebbe dare luogo a discussioni spiacevoli. In ogni caso è d'obbligo avere un accompagnatore, proprio per sedare eventuali discussioni, che in ogni caso vi sarà utile per avere ogni tipo di spiegazioni su quanto vi circonda. Come in ogni posto, c'è un apposito ufficetto all'incrocio principale del paese dove stazionano le guide autorizzate. Qui avrete anche la possibilità di acquistare molti oggetti di uso tribale, attrezzi, ornamenti, poggiatesta, zucche e molte delle cose che vedete girando per villaggi. Contrattate molto, ma non è roba regalata.
Sami Pension - Key Afer - Proprio sul crocicchio del mercato, molto comodo e accettabile vista la rusticità del luogo. Camere come sempre piccoline, acqua e elettricità ad ore non fisse, free wifi e ragionevolmente pulita, sui 250 birr. Credo che sia il meglio della zona, quindi fatevene una ragione. Da qui potete raggiungere il mercato a piedi o fare un giro dopo cena sulla strada principale sempre molto popolata.
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Capanne Arboré |
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Nella capanna |
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