domenica 22 luglio 2018

Etiopia 31 - La storia di John e Mary


Al ristorante

Al mercato
Usciamo dal parco per cercare una camera per questa notte. Arriviamo fino a Goba, ma l'albergo statale che cercavamo, ha dei problemi con la fornitura di acqua e questa notte non riceve ospiti, quindi bisogna tornare indietro fino a Robe, cittadina dove fa bella mostra di sé una grande università wahabita, finanziata dai Sauditi, attorno alla quale gravitano un sacco di giovani. Qui sembra che ci abbiano investito parecchio; sullo sfondo vedi alzarsi i minareti e le cupole verdi di una moschea appena ultimata; nella notte sentiremo il canto del muezzin alzarsi all'ora corretta. L'islam, quello radicale particolarmente, sembra mettere parecchi soldi per penetrare l'Africa, specialmente in queste zone dove era poco presente e dove per secoli ha lottato per prevalere sulla cristianità ortodossa senza riuscire ad affermarsi e le scuole sono una delle vie strategicamente più efficaci, così almeno pare. In realtà attorno alla grande strada principale a due corsie che la attraversa non cisono altro che  baracche e qualche nuova costruzione ultimata a metà. Questa è un po' una caratteristica che noteremo spesso nelle città etiopi, specialmente nelle periferie che danno accesso al centro: un enorme numero di edifici iniziati e abbandonati lì come scheletri che alzano al cielo i pilastri di cemento quasi a chiedere un aiuto economico per andare avanti. 

La bottega del caffè
Altri hanno magari il pianterreno completato con i negozi già in attività ed il resto ancora lì in attesa di chissà cosa. La nostra guesthouse invece è piuttosto nuova e completata con una certa cura, anche se sembra piuttosto spopolata. Nel cortile interno deserto, tra fili di panni distesi ad asciugare, una Jeep mimetica, truccata da marziani e attrezzata di tutto punto, gomme distanziate, taniche di benzina, pale da sabbia e tenda da aprire sopra il tettuccio. Sembra davvero un mezzo da grandi viaggiatori e da lunghe traversate. Il cofano è aperto e si vede qualcuno che con la testa dentro sta effettuando qualche intervento. La curiosità sarà pure femmina ma vado subito a tapirarlo facendo finta di niente. John tira fuori il  testone rasato, piantato su un collo grosso come la mia coscia e posa la chiave inglese che brandiva in mano, ma senza aggressività apparente. Avrà una quarantina di anni e dalla struttura fisica lo identificherei subito come un Navy Seal o qualche cosa del genere se non fosse per il suo parlare gentile. Intanto arriva anche Mary, la sua compagna, che subito apre un tavolinetto e un paio di sedili di fortuna. Incontri gente strana in Africa. John e Mary si sono sposati cinque anni fa nel New Jersey; poi hanno subito capito che il loro lavoro, chissà qual era, magari lavoravano nella finanza, incravattati dal mattino alla sera in qualche ufficio di vetro a Wall Street, ma con quei bicipiti non credo, non soddisfaceva affatto la loro idea di vita. 

Bale National Park
Così tre mesi dopo il matrimonio, hanno preso la decisione. Anno messo tutta la roba fuori della loro villetta, nel giardinetto, come vedi nei film e hanno venduto ogni cosa, casa compresa. Poi sono partiti, hanno girato tutti gli Stati Uniti ed il Canada, poi per due anni hanno disceso l'America pezzo per pezzo, paese per paese, fino alla Terra del Fuoco ed infine hanno caricato la Jeep su una nave a Buenos Aires e sono arrivati a Durban in Sud Africa. In diciotto mesi si sono girati tutto il continente palmo a palmo, senza mai incontrare nessun problema, almeno così dicono e adesso stanno facendo rotta verso il Sudan. Volevano poi passare in Egitto, ma sembra che lì ci siano un sacco di problemi burocratici se ci arrivi con una macchina dall'estero, così la soluzione per proseguire è stata trovata col passaparola. Da Port Sudan in traghetto fino a Jedda. Qui sono scattate novità per il turismo e infatti pare adesso concedano visti provvisori di tre giorni, che dovrebbero essere abbondantemente sufficienti per arrivare al confine Giordano, poi Israele e quindi traghetto da Haifa fino ad Atene per girare finalmente tutta l'Europa. Evidentemente in cinque anni i soldi non sono ancora finiti o quantomeno ce n'erano tanti. Ci penserà l'Europa a dar loro la botta finale. Poi, finalmente verrà il momento di ritornare a casa e allora chissà se progettare nuove avventure. l'Asia per il momento non sembra interessare molto. 

Hagenia abyssinica
Mary ammicca di gusto, mentre prepara il thé seduta sulla panchetta. Sembra anche lei bella tosta. Non dico che li invidio, perché in fondo a me non piacerebbe organizzarmi la vita in questo modo, ma un certo fascino, questa avventura ce l'ha. Mi capite quando vi parlo sempre della differenza tra viaggiatori e turisti. Certo il desiderio dei grandi raid, che so, arrivare in Mongolia o da Alessandria a Città del Capo da una parte dell'Africa e tornare dall'altra o la strada delle Indie, che amici avevano fatto alla fine dei mitici anni '60, ecco questo tipo di desiderio ce l'avrei davvero, ma credo che, purtroppo rimarranno sempre progetti non realizzabili, anche se già quasi tracciati sulla carta. Una volta mi mettevo lì, con l'atlante davanti o con le carte Michelin che avevo messo da parte in viaggi precedenti o raccolte da amici e guardavo, prendevo appunti, sognavo. Itinerari avventurosi, deserti da attraversare, piste forse difficilmente percorribili, in un mondo che tra l'altro era molto più facile da vivere che adesso. Una volta avevo perfino aperto la trattativa per acquistare una Land Rover usata, l'unica macchina che ho davvero desiderato, poi non se ne fece nulla. Alla fine tutto si trasformava nelle solite tre/quattro settimane, con l'aereo che aspettava in fondo alla pista perché al lunedì bisognava ricominciare a lavorare. Finisco per non chiedergli neppure di raccontarmi qualche ricordo esaltante del suo viaggiare, cosa li ha colpiti in particolare, cosa hanno imparato e cosa li segnerà per sempre di questi cinque anni, quando saranno tornati a casa. 

Reedbuck
Chissà se tutto quello che hanno vissuto e visto e provato e subito, non si confonderà in una unica melassa confusa dalla quale emergeranno soltanto episodi minimi o situazioni particolari, mentre ogni altra cosa farà parte di una specie di nutrimento olistico che li aiuterà a costruire una parte prima sconosciuta di loro stessi. Certo incontri strani tipi in giro per il mondo e raffrontarsi di fronte a queste diversità aiuta molto a non farsi idee preconcette su dove corra esattamente la linea tra le certezze, la follia, il giusto, il sicuro, il pericolo, la ricerca di qualcosa che sta dentro di te, ma neppure tu hai capito bene cosa sia. Meditando sui valori della vita però la pancia non si riempie e quindi usciamo alla ricerca di un posto dove buttar giù qualche cosa. Come sono buie le città africane quando cala la notte! Facciamo un lungo giro, verso il mercato ormai in disarmo, tra gruppetti di muli che cercano qualcosa da mangiare tra i rifiuti; anche i negozi stanno chiudendo, quei pochi ancora attivi sono malamente illuminati da qualche lampadina volante appesa ad un filo. Nel negozio di mobili qualche ragazzo chiacchiera seduto sulle poltrone esposte all'esterno. Troviamo finalmente un ristorante abbastanza frequentato, dove ci vengono serviti gli spaghetti al pomodoro più piccanti che mai abbia avuto occasione di mangiare. Mi direte, ma vai a prendere gli spaghetti in Etiopia? praticamente non c'era altro se non la solita injera ormai venuta a nausea. Trovare la strada di casa al buio pesto è fatica. Intorno, solo ombre più scure della notte stessa. In qualche modo comunque la main road è raggiunta. Gruppi di giovani schiamazzano lontano e a quest'ora non passano più auto.  


Passando il tempo

SURVIVAL KIT

Guesthouse Wan Gari - Mainroad - Robe - (Sotto la Dashin Bank) Pensione piuttosto nuova con camere discrete, pulita e silenziosa anche se sulla strada. Doppia a 400 birr senza colazione. Qualche problema con l'acqua. Wifi non funzionante, ma probabilmente perché era stato sospeso a causa dello stato di emergenza in vigore nella provincia.  


Breakfest

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