|
Donna dell'Omo VAlley |
|
La strada per Addis |
I chilometri per arrivare ad Addis Abeba sono ancora molti, almeno 150; il paesaggio dell'altopiano è quasi monotono; così mentre la strada scorre attorno a te, è il momento di fare una specie di primo bilancio di questa prima metà del nostro viaggio. Questo è stato l'itinerario che ci ha portato a compiere un giro piuttosto contorto ma a mio parere, abbastanza completo del sud del paese, la parte più povera e selvaggia, ma anche più ricca di interessi etnografici e che permette di avvicinare la maggior parte di quei popoli considerati tribù primitive dagli stessi Etiopi e che il governo tenta, per ora con scarsi risultati, di normalizzare. Sono stati 3280 chilometri in buona parte su strade sterrate, attraversando il territorio che era stato in larga parte oggetto delle esplorazioni del nostro Bottego alla ricerca della foce del fiume Omo con la scoperta del lago Turkana e di molti altri laghi che fanno parte della catena di specchi d'acqua che si sussegue lungo la Rift Valley e che ospitano una grande parte della ricchezza faunistica del paese. Inutile dire che questa era la parte dell'itinerario dalla quale mi aspettavo di più e confermo che non ha deluso per nulla le mie attese, anzi potrei dire che non prevedevo di riuscire a vedere tutte le cose, le situazioni, le culture che poi in effetti ho visto. Nel programma abbiamo fallito purtroppo solamente il raggiungimento del lago Turkana, con lo sconfinamento attraverso il confine keniota, a causa delle violente piogge che si sono abbattute in zona proprio nei giorni in cui eravamo lì.
|
Etiopia rurale |
Consiglierei comunque a chi intraprenderà un viaggio di questo tipo di prevederlo, in quanto, con questa estensione, vi sarà possibile raggiungere alcuni villaggi remoti sulle rive del lago che, anche se le tribù appartengono ai gruppi già incontrati più a nord, come i Daassenack, quelle mantengono caratteristiche di isolamento maggiore, ci arrivano pochissimi turisti e poi si tratta sempre di raggiungere una metà significativa dal punto di vista psicologico. Questa parte del viaggio è stata anche l'occasione di incontro con popoli davvero lontani dal nostro modo di vivere, anche se in fondo non è a loro sconosciuto, ma la loro situazione, oltre che una imposizione economica mi è parsa anche una scelta precisa di attaccamento alla tradizione, mentre tutto ciò che è nuovo viene visto con una certa apprensione e giudicato come non scevro da pericoli. Le cose da vedere sono così tante (e avendo più giorni a disposizione sicuramente si potrebbero approfondire ancora aspetti parimenti interessanti), che questo potrebbe essere considerato anche un viaggio a sé stante, assolutamente consigliato. Io raccomanderei comunque di tentare di alloggiare il più possibile all'interno dei villaggi visitati per poter in qualche modo "sfuggire" alla sensazione del turista braccato, che comunque si avverte soprattutto nella prima ora di permanenza, quando tutti, ospiti ed ospitanti, sono in preda all'adrenalina da contatto esotico, i primi ad effettuare il consueto mitragliamento di foto, i secondi a cercare di monetizzare al massimo l'occasione della settimana.
Intanto la periferia di Addis si avvicina e dobbiamo ricordare che qui siamo in una città di quasi 5.000.000 di abitanti in continua e rapida crescita ed inurbazione. Dappertutto costruzioni in fase di avvio, molte abbandonate a metà, poche in fase di conclusione, mentre tutto attorno aumenta, man mano che si procede verso il centro, la classica confusione vorticosa delle metropoli africane, fatte di traffico convulso di mezzi approssimativi e di una umanità pressante che vive sulla strada e della strada, attendendo a piccoli commerci sia ambulanti che stanziali, dallo straccio steso a terra al negozietto che diventa la sera casa-baracca e ricovero per la notte. La città comunque ha pochi punti distintivi e chi cercasse una impronta di tipicità lasciata dai brevi anni della nostra presenza, rimarrà deluso. Il marchio rimane in pochissimi edifici, molto rimaneggiati e in qualche nome italiano leggermente deformato dal tempo come
piassa, merkato e così via. Ma noi arriviamo nel tardo pomeriggio e domattina partiremo molto presto così per il momento non avremo tempo da dedicare alla città, lasciandoci questo piacere per l'ultimo giorno di permanenza. Siamo alloggiati nella zona delle università e delle ambasciate, una delle aree elevate della città che, non dobbiamo dimenticare ha una altitudine di circa 2500 metri, arrivando in alcuni punti anche a 3000, ed intorno ci sono anche altre montagne!
|
Bidonville |
Il nostro albergo è su una arteria di passaggio e rimane quindi la possibilità di una passeggiata prima di cena. Al di là delle costruzioni che si affacciano sulla strada di scorrimento, basta buttare un occhio giù dai ponti che consentono di superare i dislivelli per vedere distese di quartieri costituiti unicamente di baracche dai tetti di lamiera, sorta di
bidonvilles non molto dissimili dagli
slums indiani. Molta gente cammina apparentemente senza una meta precisa spostandosi di continuo da un punto all'altro come fosse in cerca di occasioni. Proprio dietro al nostro albergo la cattedrale cattolica della Natività, religione seguita qui da neppure l'1% della popolazione, un edificio piuttosto nuovo e di scarso interesse, mentre poco più in la quella più famosa Etiope ortodossa, che è anche la religione principale del paese, della quale rimandiamo la visita. Lungo la strada è parcheggiato un numero impressionante di Zhigulì, le Fiat 1200 costruite in Russia a Togliatti, la città dell'auto, in cui era stata spostata la linea in questione e che per 40 anni è stata la macchina più prodotta nell'Unione Sovietica e di cui una consistente parte di produzione è stata evidentemente scaricata in questo paese a prezzo di favore. Insomma direi che è venuta l'ora di mandar giù un boccone e quindi andare a riposare andando a letto presto visto che domani la partenza è prevista per le sei. Oltretutto finalmente dopo giorni di blocco, qui sembra ripristinato l'uso del wifi e ci si potrà scatenare nella ricerca delle notizie dal mondo fondamentali per la nostra curiosità.
SURVIVALKIT
|
Banco delle patate |
Hotel Green Valley - Megenania road - Addis. - Come molti alberghi di questo tipo è posizionato sopra una banca, con ingresso su scala laterale. E' un po' invecchiato ma tuttavia le camere sono abbastanza grandi e tutte le dotazioni sono funzionanti, compresa acqua calda ed connessioni elettriche. Free wifi buono anche dalle camere. La doppia 840
birr. Noi abbiamo avuto una camera al quarto piano e al ritorno al primo, meglio perché non c'è ascensore. Pulito. Il ristorante dell'hotel presenta abbastanza bene, con buon servizio,anche se i piatti sono più o meno sempre gli stessi. Il pollo arrosto è migliore che in altri ristoranti analoghi. Prezzi come in tutti gli altri posti di uguale categoria.
Nessun commento:
Posta un commento