domenica 13 maggio 2018

Etiopia 17 - Il mercato dei Banna

Donna Banna


Al mercato
Smaltita la delusione per l'impossibilità di arrivare alle rive del lago Turkana, del resto contro le forze della natura non ci si può opporre, riprendiamo la strada che torna ad oriente verso Turmi e poi verso nord per una ottantina di chilometri, in un paesaggio collinoso e verdeggiante, quello dei monti Chari, che ci conduce fino a Key Afer, sede di uno dei più affascinanti mercati della valle dell'Omo, quello dei Banna. Questo popolo di pastori e agricoltori è piuttosto numeroso e vive sparso su queste montagne presentando molte simiglianze coni loro vicini Hamer, che sono con loro imparentati, hanno usanze comuni tanto che spesso non è facile distinguerli, anche se in generale sono più scuri di pelle. Oltre che per l'aspetto fisico amano ornarsi anche in modo simile e le donne si acconciano, anch'esse la capigliatura a caschetto con le treccioline impastate di burro e argilla rossa, portano bandoliere di cipree bianche a tracolla, anche se più larghe, si coprono la testa con una calebasse tagliata a metà e vestono una grande pelle di antilope ornata di perline davanti al busto che può arrivare fino alle ginocchia. Spesso portano con sé una grossa zucca sulla schiena piena di burro, mentre le braccia sono quasi completamente coperte di stretti bracciali lisci di ottone o di rame.

Bevitori

Anche le tradizioni sono molto simili a quelle degli Hamer, incluso il salto dei tori, le fustigazioni rituali e la lotta coi bastoni. I ragazzi, che di solito vestono solo una striscia di stoffa a quadrettoni attorno alla vita, amano ornarsi le capigliature, rasate in modo creativo, con piume, lustrini ed altri oggetti. Adesso per esempio, sono molto popolari le mollette fermacapelli femminili e gli occhiali da sole, anche due o tre paia portati sulla testa. La cura della capigliatura riveste dunque grande importanza e nessuno degli uomini gira senza il suo personale poggiatesta in dotazione, sul quale dormire senza rovinare l'elaborata acconciatura. Il modo migliore per mostrarsi però, è andare al mercato, non solo per il necessario scambio di merci, per gli uomini, la vendita o l'acquisto di bestiame, ma per esibire a tutti il proprio corpo, conoscersi e chiacchierare con gli amici dei villaggi vicini e infine, farsi delle grandi bevute di birra di sorgo che viene servita in ogni punto del terreno dove si svolge il mercato stesso. In effetti bisogna prestare una certa attenzione se si capita tra questa folla nel tardo pomeriggio, in quanto gli ubriachi sono in numero preoccupante, così come il numero delle armi portate disinvoltamente a tracolla; inoltre i Banna hanno fama di essere piuttosto fumantini ed aggressivi, per cui meglio tenere un profilo basso. 

Giovane Banna
Il mercato di Key Afer, in effetti è uno dei più colorati tra quelli che avremo occasione di vedere, con un largo spazio destinato al bestiame e molto altro per frutta e verdura, indumenti e scarpe. Tra la merce esposta a terra su teli colorati si aggira qualche migliaio di persone per la maggior parte proprio della tribù dei Banna. Quasi tutti però sono ormai stravaccati a terra sotto gli alberi o le siepi che forniscono un poco d'ombra, in particolare nelle zone dove ci sono anche file di grandi orci e zucche, dalle quali la venditrice pesca con una zucchetta col manico, di volta in volta una mestolata di liquido schiumoso che finisce in un qualche recipiente, porto con mani ormai incerte e subito portato alla bocca. Uomini e donne sono mescolati e discutono e ridono di gusto. La sensazione è di un'occasione di gran divertimento. Se metti mano alla macchina fotografica, gli sguardi non sono benevoli, per cui riescono solo foto rubate o fatte con potenti teleobiettivi. Solo qualche ragazzo in piedi appoggiato al proprio bastone che mostra una  testa particolarmente curata, ti guarda con aria evidentemente esibizionista di chi gradisce essere ripreso, conscio della propria immagine. 

Pastori
I Banna sono anche grandi raccoglitori di miele che i pastori trovano nella foresta nelle loro peregrinazioni quando con le mandrie vanno alla ricerca dell'acqua e sui banchi si trova in piccoli orci, anche se mescolato alla cera dei favi selvatici, oppure si possono trovare bottiglie di plastica riciclate dove è stato imbottigliato un forte liquore distillato proprio da questo dono delle api. E' davvero un luogo pieno di colori e di folla che si mescola continuamente come un caleidoscopio di immagini, di grida, di risate, di sguardi fuggenti, di bellezza assoluta. Ormai è già tardo pomeriggio e la luce assume quella deliziosa sfumatura aranciata che colora tutto di bagliori vividi, tanto amata dai fotografi. Le ombre si allungano ma la folla non sembra propensa a lasciare ancora l'area. Tutti continuano a socializzare e a bere di gusto. Ogni tanto qualcuno con passo molto incerto e appoggiandosi al bastone, prende la strada che esce dallo spiazzo e va verso la zona dove stazionano mezzi di trasporto di ogni tipo, piccole camionette, tuktuk blu con santi e madonne ortodossi disegnati sulla capotte e autobus che vanno più lontano. Qualcuno fatica parecchio a raggiungerli, poi una volta salito a fatica o aiutato dal buttadentro, si lascia cadere sui sedili, già addormentanto, evidentemente dopo aver detto il nome della sua fermata al conducente. Andiamo dunque anche noi anche se non abbiamo bevuto niente, a Jinka mancano ancora quasi ottanta chilometri.

Al bar

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