venerdì 1 marzo 2019

Bangla Desh 13 - Lasciando le colline verso il mare

Donna di Tong Chong

Tong Chong - Erosione idrica
Ancora un ultimo giro di mattina presto tra le colline che circondano Bardarban in un abbraccio di tenero verde. Sembra proprio che non ci rassegniamo a lasciare questo mondo, così apparentemente sereno, anche se con tutte le sue implicite contraddizioni. Le temperature severe del mattino, per questo mondo naturalmente, tutto è relativo, alzano tra gli alberi un leggera nebbia azzurra che nasconde forme e figure e contribuisce a rendere all'ambiente una maggiore carica di mistero e di selvatico. Un ultimo villaggio, Tong Chong, sulla strada, segnalato dai fumi di piccoli fuochi davanti ale capanne, attorno ai quali si radunano gruppetti di uomini e ragazzini infreddoliti, avvolti alla meglio in coperte e stracci. Nulla è peggiore del freddo, nei luoghi dove fa sempre caldo. Un sacco di gente tossisce e da ogni capanna senti scatarramenti convulsi. Molti bambini hanno il volto coperto di pasta bianca protettiva, tra poco il sole sarà alto, ma nessuno ha ancora voglia di parlare. Beviamo un thé caldo aduna baracca lungo la strada e poi prendiamo la N108 che in un centinaio di chilometri ci porterà fino a Cox's BAzar. Ma ancora prima di uscire dalla periferia estrema di Bandarban, rimaniamo bloccati da un grosso assembramento di persone ad un incrocio.

La questua
Dalla vicina collina, sta scendendo una lunga teoria di monaci buddisti per la questua settimanale del mattino e tutto il quartiere si è fermato. La strada è gremita di gente, i poliziotti gestiscono la folla e deviano le macchine. Noi ci buttiamo subito nel mucchio. La fila di monaci si è fermata nella strada in attesa di ricompattarsi, sono guidati da quelli più anziani con la tonaca marrone, mentre i giovani con il manto giallo seguono, infine i ragazzini rasati di fresco ma anch'essi compunti e serissimi. Tutti hanno il vaso che conterrà il cibo che verrà loro offerto durante la processione e che loro accetteranno senza mostrare alcun segno di accondiscendenza o gratitudine. In realtà sono loro che fanno un favore ai fedeli accettandolo e rendendogli così possibile di fare un gesto di carità che aumenterà il loro punteggio di meriti, da far valere per la prossima reincarnazione. Un folto gruppo di donne prega intanto con fervore attendendo che la fila si muova nella loro direzione, alcune in ginocchio, altre in piedi di lato. Una campanella, dal vicino monastero, continua a suonare ipnoticamente. Il traffico ormai si è fermato completamente, poi i monaci cominciano a sfilare con passo ritmato, sfiorando la folla come se non esistesse. La gente getta loro qualcosa nei vasi, i cui coperchi sono stati levati e poi continua a pregare recitando i mantra previsti. 


Il tempio Rama Zadi
Come ho già detto i popoli tribali di questa zona sono in massima parte buddisti e mi pare che le due religioni convivano con assoluta tolleranza, assieme anche alla minoranza indù che comunque ha anch'essa numeri importanti. Infatti da queste parti erigono in continuazione nuovi templi dedicati a Buddha. Un paio di chilometri fuori città infatti, un grande portale incornicia una lunghissima scala che risale la collina, secondo la prassi templare classica. E' il Rama Zadi, la cui costruzione è quasi terminata. Dal basso si indovina la grande pagoda dorata la cui guglia svetta sulla cima del rilievo in posizione dominante sulla valle. Ci stiamo rassegnando alla consueta sgambata di gradini penitenziali, ma i tempi sono cambiati e subito compare a lato una comoda strada carrozzabile che risale il rilievo e conduce, guarda caso, fino all'entrata posteriore del tempio. Questo riluce davvero della pittura fresca e dorata degli imbianchini che sono ancora alacremente all'opera. Un giovane monaco, che si premura di accompagnarci, ci conduce a fare un giro all'interno e mostra lo splendore delle statue (che arrivano dalla vicina Birmania e dalla Cina, così come le lucide piastrelle moderne che coprono il pavimento. Artigiani locali sono all'opera nella preparazione dei fregi da applicare alle porte ed ai soffitti. Pare stiano valutando ancora l'acquisto dei lampadari, ma la Cina è in prima fila nelle preferenze. 

La festa del Pongal
Andiamo a suonare la campana, di buona fortuna si ha sempre bisogno. I rintocchi forti e brillanti rotolano giù nella valle verso il lago sottostante e da soli già mostrano i segni di un buon auspicio. A fianco sulla terrazza che domina i panorama, sono in contemplazione della vicina catena di montagne due anziani monaci, che ci attaccano subito un bel bottone. Uno, anzi è nientemeno che il priore, o come si dice, del tempio stesso. Vuol sapere di noi, di che religione siamo, notizie di figli e nipoti e di come ci troviamo da quelle parti. Fa cenni di assenso paciosi e condiscendenti, dondolando il testone, praticamente ci benedice per la nostra visita. Mettiamo nella borsa anche questa, chi, d'altra parte, non ha bisogno di benedizioni. Carichi di futuro favorevole, riscendiamo dunque a valle e dopo pochi chilometri eccoci in un altro paesotto dove è in pieno svolgimento la festa Hindu del Pongal. Evidentemente qui è area induista e infatti tutto il paese è pavesato a festa, percorriamo a piedi una stradina che traversa il paese fino ad una vicina area aperta dove è stato innalzato il solito classico capannone dove per i quattro giorni della festa si raduneranno i fedeli. Il Pongal è una celebrazione fondamentalmente agricola che si svolge per quattro giorni nel periodo che dovrebbe segnare la fine dell'inverno, con una serie di sacrifici rivolti alle divinità che sono deputate a garantire raccolti abbondanti.

IL grande Buddha sdraiato
Oggi, il 14 di gennaio, è il primo giorno e si preparano offerte per Indra, il dio della pioggia, che ovviamente ha notevole rilevanza nell'andamento della vita di campagna, Domani sarà la volta del dio del sole e poi toccherà agli onori dedicati al bestiame che larga parte hanno nell'andamento dei lavori agricoli e infine a Ganesha, il quarto e ultimo giorno, il dio della ricchezza e della buona sorte che non guasta mai. Nel capannone si stanno preparando grandi pentoloni di dal giallo, una specie di polentone di lenticchie, che viene in questi giorni distribuito a tutti coloro che si presentano. Gruppi di donne cominciano a convergere nel luogo della festa, i pentoloni bollono sbuffando fumo mentre i fochisti rinfocolano le fiamme, noi ce la filiamo dalla porta posterione, che se no ci tocca fermarci a mangiare. Qui non si scampa ti invitano dappertutto. Ricomincia lo slalom tra camion e tuk tuk, la strada scivola ormai quasi rettilinea nella pianura che va verso il mare. Prima di arrivare a Cox facciamo un altro stop ad una grande statua di un Buddha sdraiato di dimensioni imponenti almeno una trentina dimetri. E' curioso che in ogni caso vengano in visita,anche famiglie di musulmani che si identificano facilmente dai cappellini degli uomini e dai veli, se pur coloratissimi delle signore. evidentemente fa parte del giro turistico e anche qui non si riesce ad esimersi dalla interminabile serie dei selfies.

Donne in preghiera
SURVIVAL KIT

Pongal
Da Bandarban a Cox's Bazar - Sono 116 km di strada apparentemente discreta, ma calcolate almeno da 3 a 4 ore causa un traffico che subito dopo Bandarban diventa difficoltoso. Subito fuori del paese, fermate consigliate al tempio buddista di Rama Zadi, nuovo di zecca (bella vista dall'alto sulle colline circostanti) e poi a metà strada alla statua del Buddha sdraiato, parimenti nuovo. Lungo la via serie di paesi in cui si può sostare tra mercati e negozietti. L'inverno è anche periodo di matrimoni, per cui se vedete assembramenti o costruzioni posticce di padiglioni decorati da stoffe colorate, fermatevi sempre a dare un'occhiata, sicuramente si sta celebrando un matrimonio o in alternativa un Mela (festa religiosa), di norma verrete subito invitati a partecipare. Gettatevi nella mischia senza paura, loro saranno contentissimi e per voi rimarrà sempre una esperienza interessante, specialmente se siete in pochi e potrete mescolarvi agli invitati, per i grossi gruppi ovviamente, si dà sempre un po' di fastidio, con un certo senso di invadenza. Ricordatevi però che se siete invitati, qualcosa dovrete mangiare, rifiutare non sarebbe molto garbato. Se non volete correre rischi alimentari, limitatevi ai chapatti o ai paratha e ad una  ciotola di dal bollente che comunque è roba cotta, evitando verdura cruda o frutta sbucciata.

Adorazione dei monaci

Fregi del tempio
Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

BD12 - Tripura e 
BD11 - Le colline di Bandarban
BD10 - Il fiume  Sangu
BD9 - Industria tessile

2 commenti:

marcaval ha detto...

Ottima scoperta il tuo blog. Ho letto solo due post sul Bangladesh, un paese che prima o poi visiterò. Tornerò a leggere gli altri post. Ciao :-)

Enrico Bo ha detto...

Grazie gentilissimo, ti aspetto con piacere!

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 116 (a seconda dei calcoli) su 250!