sabato 2 marzo 2019

Bangla Desh 14 - Cox's bazar



Più si scende verso il mare e più entriamo nel Bangladesh vero, quello delle moltitudini infinite e indistinguibili, della piana sabbiosa che si perde nel golfo del Bengala, del traffico infernale e senza sosta che si dispiega su una rete stradale inadeguata a questa crescita esponenziale ed imprevista. Eusuf, con l'aiuto di Anis canta con voce suadente, ma la serpentina in mezzo al traffico che per fortuna impedisce velocità pericolose, rimane impervia, ma evidentemente consueta ai nostri traghettatori che non se ne preoccupano minimamente. E' un bravo ragazzo Eusuf, discreto e gentile, anche se di tanto in tanto, rivela il suo carattere deciso e magari un po' fumantino, quando ritiene di essere nel giusto. Cede facilmente all'onda del sentimento, in tante occasioni, nelle quali avverti una situazione di disagio, il suo sorriso si spegne subito e un'ombra di triste partecipazione compare immediatamente nei suoi occhi. Senti che vorrebbe dare una mano in ogni caso e non appena può lo fa di cuore. Decisamente è un gran tenerone, forse anche ingenuo, che non resiste a prendere in braccio un bimbo e coccolarselo quasi a consumarlo. Indovini qualche dramma profondo, che lo ha scosso in passato e che fatica ancora ad accettare. In fondo è solo, la sua famiglia dispersa in qualche paesino in una campagna lontana, con la necessità di attaccarsi a qualche cosa di solido, il suo compito specifico, le persone che gli vengono affidate, la stima del suo datore di lavoro.

Verso il mare
Una brava persona insomma con cui ti è piacevole trascorrere il tempo e sentirgli raccontare storie. Anis invece è più scafato, è uno che ha l'aria di chi conosce il mondo e le sue cattiverie, pronto però sempre a prenderne il lato più positivo, ragionevolmente furbo per adattarsi alle circostanze, sa fare il suo lavoro senza difficoltà e senza farsi prendere dal panico. Guarda le ragazze con l'occhio lungo e consapevole di chi ne già ha fatto piangere qualcuna. Una coppia funzionale insomma che si compensa bene. Così tra una canzone d'amore e una risata, arriviamo alla confusione di Cox's Bazar, la città ambita dove tutti i bengalesi vorrebbero andare a trascorrere qualche giorno di vacanza, avendone la possibilità. Dall'immenso mercato del centro indovini subitola sua attitudine vacanziera, coi negozi pieni dei materiali da mare, ciabatte, parei, braccioli e salvagenti di plastica, l'ambaradan classico di tutte le città di mare. davanti alla immensa e larghissima spiaggia che si estende a perdita d'occhio lungo la striscia di terra sabbiosa che costituisce la riva sinistra del fiume Naf, uno dei tanti bracci, che è anche il confine con la vicina Birmania, del delta infinito che ha formato questa piana alluvionale, lunga una sessantina di chilometri verso sud fino al confine birmano. Una specie di riviera romagnola, che vorrebbe essere dedita alla vacanza e al divertimento, sognata da molti, ma che rimane comunque gravata dai problemi di un paese pieno di problematiche molto complesse per lasciare spazio alla sola logistica di un turismo più danaroso.

Certamente vedi famigliole e gruppi di giovani che appartengono evidentemente ad una classe media che si può permettere la vacanza così come è intesa in Europa e che si aggirano in vestiti di qualità e magliette dal gusto occidentale, ma non puoi fare ameno di vedere anche e ben presente, il volto feroce della povertà più misera, delle fogne a cielo aperto, delle baracche senza fine. C'è poi anche un altro aspetto che attiene a questa città. Andando verso sud, lungo la costa, ma è necessario avere particolari permessi e motivazioni per farcisi portare, si arriva ai campi dei profughi Ronghya, che sono riusciti a fuggire e ad arrivare vivi su questa costa, salvando la pelle e niente altro, dalle persecuzioni feroci del vicino stato birmano. Una pulizia etnica piuttosto decisa ed inequivocabile, con una netta impronta religiosa, guidata dalle sfere di potere del buddismo di quel paese. Si tratta più o meno di un milione di persone che vivono nella disperazione di immensi campi profughi di tende sdrucite, mal sopportati, anche se accolti per obblighi di religione, in un paese già a sua volta poverissimo. Mi sarebbe piaciuto entrare un po' più a fondo in questo problema, vedere come si dice direttamente con i propri occhi, tanto per farsi un'idea più concreta e vicina al reale. Quello che vedi dalla spiaggia dorata di Cox's Bazar è, al mattino ed alla sera, soltanto una coda infinita, e parlo di oltre un centinaio di giganteschi SUV da oltre 50.000 $ cadauno, che vanno e vengono dai campi.

Barracuda
Sulle fiancate leggi tutte le sigle conosciute delle più varie organizzazioni internazionali, da tutte le possibili emanazioni dell'ONU e della Croce  e della Mezzaluna Rossa, ai vari Unicef, Save the children, di ogni nazionalità e chi più ne ha più ne metta, che si dirigono al mattino verso i campi ed alla sera ritornano, intasando ulteriormente il traffico. Si tratta di centinaia, se non migliaia di persone, nella maggior parte occidentali e ritengo, sicuramente fruitori dei cosiddetti stipendi di giada,  che alla fine risulteranno certamente graditi al paese ospitante, visto che occupano i giganteschi alberghi di lusso del circondario e certamente incrementano non poco l'economia locale e penso anche il PIL nazionale. Insomma la grande macchina conosciuta delle grandi organizzazioni sociali internazionali, che come si dice, consuma in spese interne e stipendi all'incirca il 90% del denaro raccolto. Difficile dare giudizi in merito, si rischia di cadere facilmente nel demagogico. Vero è che il volontariato puro è di certo meno efficiente ed efficace dal punto di vista organizzativo, tuttavia anche il gigantesco spreco di queste sigle, dovrebbe avere larghissimi margini di efficientamento, anche se è vero che comunque i soldi fanno girare l'economia e sono comunque sempre meglio spesi così che in bombe. Discorso difficile, eh. 

Lavorazione del pese
Mentre sto elucubrando su questi argomenti, facciamo un lungo percorso sulla costa a nord della città per arrivare fino ad un'area dedicata all'essiccazione del pesce. Si tratta di un territorio piuttosto vasto che costeggia un canale prima del suo sbocco al mare, dove grandi appezzamenti di terreno sono variamente attrezzati con tavolati, steccati e stuoie dove ogni tipologia di pesce, ben suddivisa per specie e dimensioni, viene pulita, liberata delle viscere e distesa o se necessario, appesa a seccare al sole. Va da sé che la puzza che aleggia nell'aria come una cappa permanente, respinge i visitatori, ma considerate anche il fatto che dopo un quarto d'ora al massimo, il naso si anestetizza e il tutto diventa più sopportabile, in modo tale da potersi godere soltanto gli aspetti della particolarità del luogo e della sua eventuale fotogenia. Volendo si può anche comprare il prodotto che si desidera, appunto dal produttore a km zero, più di così! Eusuf infatti prende un paio di kg di aguglie  per Bulu che pare ne vada matto e le caccia in macchina, tanto per sostituire l'arbre magique ormai consumato. Ma presto che è tardi, bisogna correre subito verso l'albergo per l'appuntamento classico del tramonto del sole sull'oceano che sta proprio di fronte con la sua spiaggia dorata, secondo qualcuno, la più lunga del mondo. Certi aspetti sono un obbligo a cui non ci si può sottrarre.

La spiaggia di Cox's bazar

SURVIVAL KIT

Cantiere 
Neeshorgo Hotel & Resort- Cox's Bazar - Bella posizione di fronte alla spiaggia, Hotel nuovissimo, 4 stelle, molto bello con grandi spazi, Pulito, personale gentilissimo, Camere a 53 €. Colazione abbondante a buffet. Noi abbiamo avuto addirittura una suite,molto attrezzata, AC, frigo, TV, free wifi incamera, cassaforte, bagno ben fornito e pulito, acqua calda. Volendo SPA e airport shuttle. Decisamente accogliente. Ristorante ben fornito, cena attorno ai 4 €. Il punto più distintivo è la grande piscina all'ultimo piano che affaccia direttamente sull'oceano. Decisamente una location da vacanzieri. Ottimo rapporto qualità prezzo, consigliato.





Stuoie di pesce secco
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