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mercoledì 9 agosto 2023

Ecco la 26° s-guida : Libano - Il paese dei cedri

 


E con questo sono 26 e non dite che non lavoro! Ancora uno sforzo editoriale, dunque e si tratta della ennesima s-guida di viaggio che vi racconterà il solito itinerario con le indicazioni tecniche per effettuarlo, ma non solo, come di consueto racconta anche le storie, le emozioni e gli episodi che mi sono accaduti nella mia breve ma piacevolissima visita in Libano avvenuta a marzo. Un paese davvero interessante soprattutto per la sua storia antica, ma soprattutto recente che lo rendono affascinante e inquietante al tempo stesso. I campi profughi ed il filo spinato, i posti di blocco inutili ma pur sempre presenti, gli inviti a militare da una parte o dall'altra ancora affissi sui muri, le macerie da risistemare, sono allo stesso tempo un monito che racconta quello che può accadere in qualunque luogo se si aprono certi vasi di Pandora sepolti sotto la polvere dei secoli e che oggi la gente vorrebbe dimenticare in fretta se non fosse per una crisi economica dilagante che tutto divora assieme alla serenità di un popolo splendido, accogliente ed allegro che vorrebbe solo gettarsi alle spalle, se potesse, un passato ingombrante. A lato di tutto questo, le vestigia archeologiche ed architettoniche, tra le più spettacolari del mondo classico e le tante bellezze naturalistiche. Insomma come sempre la mia s-guida è assieme un invito al viaggio ed un semplice libro da leggere per trovarvi esperienze da discutere e da confrontare. Quindi come sempre, spero che questa lettura possa essere anche un semplice piacere legato alla curiosità, per chi ami scartabellare storie ed emozioni legate al vagare per il mondo, malattia della quale, come sapete, sono affetto cronicamente e senza speranza di guarigione. 

Come sempre ho pubblicato attraverso il sito di lulu.com al quale vi giro e per tutti coloro che vogliano acquistare il volume cartaceo questo è il link a cui fare riferimento, nel caso vogliate risparmiare qualche cosa, scrivetemi direttamente e ve lo speditò a casa, fino a quando non avrò finito le copie a mia disposizione. Il progetto è di farne anche una versione in inglese di cui provvederò a darvi notizia.

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Mentre coloro che vogliono, il testo in e-book (con estensione epub), dato che sono molto moderno e digitalizzato nonostante l'età, questo è l'altro link. L'e-book  costa € 5,99. 

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Vi ricordo anche la mia pagina vetrina su Lulu.com per coloro che vogliono dare un'occhiata alla mia produzione globale che comunque è elencata anche qui a fianco con tutti i link necessari. Grazie a tutti i miei lettori e appuntamento tra breve alle prossime uscite.

La mia vetrina su lulu.com 



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mercoledì 21 giugno 2023

Taste of Lebanon 14


 

antiche fronde

verdi sulla montagna -

gelida neve



venerdì 16 giugno 2023

Taste of Lebanon 9


 

sentor d'agrumi

fluttua nell'aria tiepida -

però che prezzo





lunedì 15 maggio 2023

Taste of Lebanon 1

 


compra la frutta 

mia piccola sunnita -

profuma il cesto



martedì 9 maggio 2023

65 Motivi + 1 per andare in Libano

La grande moschea di Beirut


E a definitiva chiusura di questa breve galoppata attraverso il paese dei cedri, vi elenco una breve serie di motivazioni che dovrebbero indurvi a programmare un periodo anche breve da trascorrere in Libano, percorrendone le sue antiche strade.

  • Desiderare questo viaggio pensando al mito di Europa partita da quei lidi, mentre si va verso l'aeroporto
  • Entrare in Beirut nella atmosfera plumbea della notte
  • Mangiare a colazione il primo hummus di una lunghissima serie
  • Guardare la costa del Mediterraneo calmo davanti a te
  • Perdersi nel suq di Sidone tra chiese ed antiche moschee
  • Camminare sulle mura del castello dei crociati di fronte al mare
  • Gustare falafel e jardaly sulla strada
  • Vedere l'interno di ricche case museo ottomane
  • Perdersi nelle sale dai muri scrostati dall'umidità di un antico hammam
  • Salire la collina di un grande santuario mariano per guardare il panorama
  • Passeggiare tra antichi sarcofaghi e sedere sulle gradinate dell'ippodromo di Tiro
  • Bersi una limonata e mangiare pesce alla griglia sulla spiaggia
  • Calpestare la neve nella foresta dei cedri del Chouf
  • Guardare gruppi di ragazze druse che giocano a palle di neve rincorrendosi
  • Godere dei mosaici esposti nella Beit Eddine
  • Visitare il sontuoso palazzo della famiglia Jumblat
  • Provare vari tipi di pizza libanese con la vista delle montagne innevate
  • Comprare biscotti da una famiglia drusa
  • Aggirarsi tra i palazzi ed il monastero di  Deir el-Kamar ascoltando una messa
  • Ordinare una quantità esagerata di cibo in un vero ristorante libanese
  • Visitare una cantina di ottimi produttori di vino e degustarne molti
  • Percorrere la valle della Bekaa osservando i campi e le montagne dell'Antilibano
  • Andare in un forno a degustare le sfiha appena sfornate
  • Godere dello straordinario sito di Baalbeh con la testa in su ad ammirare colonne e pietre ciclopiche
  • Gustare una spettacolare granita di limone al Lakkis garden
  • Visitare il museo armeno di Anjar e ripercorrerne la tragedia
  • Vedere le rovine della città ommayade
  • Cenare in uno dei più  noti megaristoranti da cerimonie sulla via di Damasco e giocarci a bowling
  • Percorrere le curve della strada del passo dove i cecchini sparavano alle macchine di passaggio
  • Calpestare le plurimillenarie rovine di Byblos e guardare il mare dai gradini del teatro romano
  • Ammirare i più bei fossili di pesce del museo parlando col proprietario
  • Comprare scatolette di cedro nel suq conversando con un vecchietto in fez 
  • Gustare altri vini libanesi aggirandosi tra migliaia di bottiglie che riposano tra le rocce
  • Visitare una fabbrichetta di tahina gustandone il prodotto tra gli ammiccamenti delle ragazze
  • Mangiare mezzé e carne cruda in un ristorante nella foresta, fumando narghilè
  • Vedere dall'interno case locali e bere arrak da una famiglia di produttori
  • Chiacchierare con le suore nella pace del monastero di Notre Dame de Champs che raccontano miracoli
  • Ascoltare i racconti di un filosofo sognatore che percorre il Libano a piedi fabbricando bastoni da pastore
  • Ascoltare la storia recente davanti al monumento di piazza dei martiri, tra la mosche a la linea verde
  • Guardare con dolore le macerie dell'esplosione del porto
  • Perdersi tra le stalattiti della grotta di Jeita mentre la barca scivola nel buio
  • Scendere nei canon della valle sacra di Qadisha in cerca di monasteri
  • Ascoltare l'ultimo monaco di S. Eliseo che spiega i segreti teologici della chiesa maronita
  • Scoprire facciate e grotte del monastero di S. Antonio nel buio della notte
  • Gustare il vero gelato libanese alla rosa e all'albicocca seduti su un gradino
  • Percorrere il centro di Tripoli tra graffiti e antiche case fino alla moschea Taynal
  • Far colazione in una pasticceria famosa per i lahem di carne
  • Annusare i saponi della fabbrica familiare tra ragazze velate
  • Prendere il caffè turco in un antico caravanserraglio
  • Salire alla cittadella per ammirare la città dall'alto
  • Percorrere le stradine del suq dei sarti per riconoscere dal tipo di velo tutte le varie religioni della città
  • Visitare altri hammam tra le cupole sui tetti della città vecchia
  • Salutare bambine che giocano dietro ad un filo spinato
  • Aggirarsi tra gli scheletri delle costruzioni incompiute della fiera mondiale progettata da Niemeyer
  • Capire tra palazzi abbandonati e crivellati dalle pallottole a Beirut cosa è stata la guerra degli hotel
  • Mangiare uno strepitoso sawarma al quartiere armeno, tra addetti allo scalco delle carni e poi godersi le Pigeons rock dall'alto della passeggiata
  • Soffermarsi davanti ad ogni pezzo al Museo Archeologico Nazionale
  • Aggirarsi tra le case nella via degli artisti di Arthouse
  • Passeggiare straniati nel quartiere deserto e metafisico di Downtown
  • Stare fermi a guardare la Beit Beirut crivellata di colpi, dall'altro lato della strada
ed infine 
  • Sedersi alla sera su una panchina della Corniche tra famigliole a passeggio rammaricandosi di aver passato così pochi giorni in questo splendido paese

Il diwan di un palazzo storico


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Leb 11 - I Cedri

lunedì 8 maggio 2023

Lebanon 42 - Considerazioni generali

Beirut - La linea verde


Oramai è già passato più di un mese dal mio ritorno dal paese del cedri. Evropa ha trovato la sua via per la sua nuova casa e ci si è insediata come il cuculo in un nuovo nido facendolo definitivamente suo e portando con sé tutto il peso della sua storia millenaria, fondamenta di una storia nuova, alla ricerca di se stessa. Così questo è un tempo ragionevolmente giusto per raccogliere le idee, rimuginare le tante emozioni sentite, mettere in fila le storie raccolte e fare un bilancio complessivo dell'esperienza. Come sempre il momento in cui si cerca di capire cosa ti ha dato il viaggio, non solamente in termini di ricordi da elencare, ma soprattutto di arricchimenti ricevuti e cercare di metterli sulla carta, attività difficile per un professionista, figuriamoci per me, dilettante allo sbaraglio. Certo sono stati solamente poco più di otto giorni e come diceva giustamente il grandissimo Enzo Biagi, se vai in un paese per una settimana, scrivi un libro, se ci resti un mese, stendi un paio di articoli, se ci rimani un anno, riesci a buttar giù solo qualche frase. Dunque, ribadisco che la pretesa di esaminare e trinciare giudizi su un paese conosciuto in una settimana, è cosa assolutamente velleitaria e pretenziosa, che conduce facilmente a prendere le cantonate di chi, credendo di aver capito tutto, le spara a raffica con la sicumera del tuttologo in vacanza. 

Sidone - Castello crociato

Io, sperando di fare emergere soprattutto emozioni e sensazioni provate, ho cercato in quanto ho già scritto, semplicemente di descrivere gli stati d'animo che ho avvertito e le emozioni che ho sentito, provenienti da quella conoscenza anche solo superficiale che la situazione ha consentito. Comunque sia, tirando le somme, devo rimarcare convintamente che il paese ha moltissime cose da mostrare, che valgono la pena di essere viste ed apprezzate, a partire dalla parte naturalistica, ma soprattutto da quella storica ed archeologica, essendo senza ombra di smentita una delle culle dello sviluppo culturale umano. Addirittura mi spingerei a dire che, l'impronta fenicia è quella che ha maggiormente contribuito alla creazione ed alla espansione vincente della cultura occidentale nel mondo, grazie proprio a quella attitudine mercantile di arrivare dovunque ci sia la possibilità di fare affari, senza preclusioni o condizionamenti verso le idee altrui, ma portando con sé le proprie e diffondendole il più possibile assieme alle altre assorbite e magari modificate e migliorate cammin facendo. Di certo non riuscirai a dimenticare facilmente le foreste di cedri sulle montagne coperte di neve, le valli maestose nelle quali si nascondono antichi monasteri, il Mediterraneo che invita a varare navi per esplorarlo, le valli pieni di viti ed ulivi, i templi, le chiese, le moschee, le colonne sempre le stesse, delle quali ognuno di questi edifici si appropria e fa diventare parte della sua cultura.  

Hammam

Ti rimarranno impressi i palazzi antichi e fastosi, le città dai suq labirintici, i forti crociati in fronte al mare, i caravanserragli dove gli artigiani battono il rame o rifilano il sapone, i ristorantini sulla riva, i bicchieri di vino o i bocconi fragranti dei cibi di strada che qualcuno ti offrirà con un sorriso accogliente. Ma al di là di tutte queste cose da vedere, da studiare ed apprezzare singolarmente e nel loro complesso, tuttavia, l'interesse più forte del paese, che, a mio parere, rende davvero importante trascorrervi un periodo più o meno lungo, è l'aria che si respira anche solamente guardandosi intorno, osservandone gli abitanti e la loro varietà, ascoltandone le problematiche, che tante cose insegnano sul mondo moderno in generale. Intanto non puoi stare in qualunque punto di questa nazione senza dover conoscere e considerare la storia recente, con i drastici cambiamenti e gli orrori che ha provocato, padri di tutte le criticità che il paese si trova oggi ad affrontare. Benché il Libano sia oggi piuttosto tranquillo e assolutamente sicuro per i visitatori, la continua presenza di militari e posti di blocco per le strade, le linee di confine considerate comunque barriere tra stati nemici quando non belligeranti, i segni che non puoi non vedere, muri scrostati, segni di pallottole, finestre senza vetri e macerie tra nuove costruzioni appena sorte a rimpiazzare le vecchie demolite, ti costringono a ricordare le lotte senza quartiere, la guerra civile infinita, le invasioni dei vicini e soprattutto la pressione delle ondate di profughi a cui il paese è stato continuamente sottoposto per più di un secolo. 

La necropoli di Tiro

E comunque la si voglia vedere un presenza costosa, inassorbibile e portatrice inevitabile di contrasti, rivalse, colpevolizzazioni. E' l'aria che si respira e che rimanda ad una continua incertezza tra i cosiddetti uomini di buona volontà, che non ne possono più di vivere sul filo di una lama tagliente e vorrebbero solamente campare in pace, ma una pace consistente, tangibile e duratura per poter fare progetti per un futuro con un orizzonte che vada al di là del solo tirare avanti fino a domani. E poi qui senti, forse più di ogni altro luogo, l'impatto devastante che hanno i credi religiosi quando diventano interpreti di odi etnici e interclassisti, con le loro certezze di essere gli unici nel giusto e di considerare l'altro solamente come un nemico, da reprimere, meglio da eliminare definitivamente. Mentalità che sembravano morte e sepolte dopo la definitiva cancellazione dell'epopea crociata, che dopo la loro definitiva sconfitta aveva aperto il medio oriente ad un epoca di tranquilla coesistenza tra tutte le mille varianti e sfumature di credo, che pretendevano di distinguersi solamente per affermare poteri clericali, ma che vedeva il sorgere di edifici religiosi, gli uni accanto agli altri, dove le comunità si incrociavano, sopportandosi ed apprezzandosi reciprocamente. 

In un take away

Un tempo sano di tolleranza fattiva e produttrice di crescita generale, cancellata nell'ultimo secolo dal rinfocolarsi di odi incrociati che hanno condotto a conflitti a tutt'oggi apparentemente insanabili e che hanno portato, soprattutto questo ricco e florido paese al disastro. In ogni punto del paese avverti nitidamente quello che questi contrasti hanno provocato, una instabilità politica e di governo che hanno portato ad una progressiva crisi economica, acuita certo, da cause esterne al paese stesso, ma incendiata soprattutto dai contrasti interni. Oggi hai la sensazione della totale inconsistenza dello stato, che continua ad avvoltolarsi nei litigi di bottega tra i vari partiti religiosi per spartirsi un potere sul nulla e che non riesce a concludere una qualche linea che porti ad intravedere una uscita da questa crisi. L'iperinflazione galoppante, uno dei più devastanti problemi economici che debba affrontare un paese, che distrugge ogni sicurezza, risparmi, pensioni, benessere individuale e collettivo e che produce uno scompenso sociale che porta inevitabilmente a disordini e rinfocolamento di ancor più dannosi populismi ed estremismi, è al momento incontrollabile. L'assenza ormai quasi totale dello stato, che non riesce neppure più a darti l'energia elettrica se non per qualche ora al giorno, costringendo chi può all'autoproduzione, genera a sua volta mafie e camarille per il controllo delle fonti private di energia. 

La valle dei cedri

Per non parlare del crollo nella efficienza dei servizi, medici e di istruzione, dove ormai solo a pagamento riesci ad avere un minimo di accettabile livello qualitativo. La carenza dei prodotti essenziali importati, quali le fonti energetiche e le derrate alimentari di base, che provocano ulteriori incontrollabili fiammate nei prezzi. Allo stesso tempo il potente afflusso di capitali dalle aree che ne dispongono, soprattutto dal Golfo, in cerca di buoni affari, comprando a prezzo di svendita e con forti ritorni immediati oltre a confermare una influenza politica, provocano comunque un notevole movimento finanziario e commerciale e mostrano un altra faccia del paese, quella della ricchezza smaccata, degli edifici e delle auto di gran lusso, rivoluzionando interi sezioni delle città, che contrastano pesantemente con le parti più deboli, ulteriore benzina sul fuoco per contrasti sociali e polarizzazioni religiose. Insomma una bella polveriera che contribuisce a farti avvertire continuamente questa aria di insicurezza, anche se poi non è nei fatti, di preoccupazione verso il domani, del vivere pensando solamente al contingente, che poi si vedrà. Di certo, oltre alla situazione economica, il vedere le difficoltà di molti, non contribuisce ad alleggerire le sensazioni ansiogene, l'immagine di certi quartieri dove i segni delle guerre non sono stati ancora cancellati dopo decenni, le devastazioni provocate da attentati vari e soprattutto dalla celebre esplosione del porto di Beirut, una ferita dolorosa ed inestinguibile, che leggi ancora nelle finestre sventrate e nei capannoni accartocciati. 

Il tempio di Bacco a Baalbek

O ancora le barriere di filo spinato, i murales di protesta sui muri che chiudono le entrate dei palazzi ancora da riprendere e restaurare, danno una sensazione di malessere che fa riflettere a lungo su dove si possa arrivare quando prendono la mano i contrasti tra simili, sulla base religiosa, etnica, economica. Questo è un monito che ti devi portare a casa, stampato nella testa. Ricordate sempre che basta un attimo, basta pochissimo per scoperchiare il vaso di Pandora e trasformare un luogo dove la gente si saluta con un sorriso sulla soglia di casa in un altro dove la gente si spara dalle finestre. E' successo e non solamente qui. Per questo insieme di cose, di contrasti, di bellezza e di ansia, non potrai non amare questo paese, accogliendone tutte le sfumature che arricchiranno il ricordo di momenti passati in silenzio ad ammirare un paesaggio, chiacchiere in un cortile bevendo un bicchiere di arrak, attese che un ragazzo peschi un falafel dall'olio ribollente e te lo porga con un sorriso. Quindi direi che il valore di un viaggio qui, anche se per pochi giorni, oltre ad ammirane le bellezze e a portarsi a casa una ricca serie di immagini di luoghi, monumenti, conoscenze e perché no, esperienze enogastronomiche e personali attraverso incontri con persone straordinarie e piacevolissime, deve servire anche a capire e a meditare sulle cose di cui vi ho appena parlato e questo è forse l'insegnamento più importante che il Libano ti regalerà. 

Beirut - la grande moschea


La valle sacra
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Byblos
Leb 11 - I Cedri





Monastero maronita



domenica 7 maggio 2023

Lebanon 41 - Cucina libanese

Tabouléh - il piatto nazionale libanese




Degustazione arrak
Gelato

Eccoci al classico post di servizio, per rispondere ad una delle domande più frequenti che ti pongono gli amici al tuo ritorno: ma che ti hanno dato da mangiare? Attenzione, mi è anche venuto il dubbio, che questa domanda venga rivolta specificamente a me, a causa di una falsa nomea che mi porto appresso da anni e che mi dipinge come mangiatore incallito e pantagruelico. Nulla di più leggendario e non veritiero, anche se in effetti ritengo importante investigare anche questo aspetto culturale dei luoghi che si visitano, per mero spirito di indagine culturale. In effetti la gastronomia racconta molto della mentalità di un paese, se si riesce ad andare al di là della semplice necessità alimentare, propria dei paesi poveri, se la si esplora cercandone i richiami culturali che di solito contiene. E allora tuffiamoci in questa cucina libanese che assolutamente vuole il suo perché, essendo ben conosciuta come una delle più interessanti del Mediterraneo, quando non famosa a livello mondiale, tanto che i ristoranti libanesi si trovano numerosi sparsi in tutti i continenti. Intanto considerate che in Libano si mangia molto, a tutte le ore del giorno e si ama andare al ristorante se ce lo si può permettere o semplicemente si approfitta delle innumerevoli occasioni del cibo offerto in strada, abitudine questa, molto popolare. Si potrebbe dire che ognuno delle tante civiltà che hanno abitato il Libano, abbiano lasciato qualche cosa anche in cucina che quindi ha subito le influenze più varie, incluse quelle portate dalla tante ondate di profughi che assieme al loro carico di problemi hanno recato con sé anche abitudini culinarie che si sono poi traslate nel tessuto sociale del paese. 

Cibo di strada
Falafel

A partire dai Fenici, tutti hanno lasciato qualche cosa, Greci e Romani inclusi e per ultimi l'ondata Ottomana ha fornito forse la maggiore influenza gastronomica, prevalendo nei piatti più comuni, ma addirittura i francesi hanno, con la loro famosa cucina, influenzato il libro delle ricette con i loro flan, i croissant, il caramello la patatine fritte e molto altro. L'offerta e la varietà dei piatti è comunque grandissima per cui mi limiterò qui a raccontarvi dei più noti e conosciuti oltre a quelli da me personalmente provati. I loro nomi e le loro varietà di preparazione variano da zona a zona e nelle varie parti del paese, per cui potrete trovare denominazioni molto diverse per varianti di cibi molto simili tar di loro. Quindi è quasi certo che non morirete di fame. Intanto al ristorante tutti ordinano sempre per abitudine, molto di più di quello che verrà mangiato normalmente, anche forse per dare una dimostrazione di ricca abbondanza e alla fine, quello che non viene consumato, si porta d'abitudine a casa nel doggy bag. In ogni caso è abitudine, oltre ai tre pasti fondamentali, fare spuntini in giro, quando si va ai mercati o nelle zone commerciali. Molti cibi che troverete nel paese hanno molto in comune con tutta la cucina medio orientale e turca in particolare e le influenze sono probabilmente incrociate e tali da rendere difficile definire se un piatto ha avuto origine in questo o quel paese. 

Sawarma
Sfiha

Comunque i piatti di strada più comuni partono dai noti Falafel, le polpettine fritte di farina di legumi, ceci o fave, insaporite con spezie varie, cipolla, cumino e prezzemolo, quando non coriandolo o curry, poi abbiamo le Sfiha, pizzettine al forno ricoperte di carne tritata e pomodoro, anche di dimensioni più grandi e variamente condite o richiuse ripiegando i quattro angoli (manaeesh), come una sorta di calzone piatto, molto consumati a colazione nelle panetterie, mentre altri sempre a fagottino, ripieni di carne e verdure speziate simili alle samosas indiane sono dette Sambousek. Altra specialità che si vende al taglio, cotto al forno i grandi teglie rotonde, è un dolce fatto di un sottile strato di semola imbevuta di sciroppo di zucchero e ripieno di formaggio colante assolutamente delizioso (el-Jardaly o Kanaféh a seconda delle varianti). Inoltre una delle più comuni specialità da take away in strada è costituita dai Sawarma, molto simili ai turchi doner kebab o ai gyros greci, ma a mio parere assolutamente superiori per ricchezza di condimenti e sapore, costituiti da una sfoglia sottile di pane arabo avvolgente e ripiena dei ritagli di carne (pastirma, la carne di manzo salata ed essiccata o agnello  o pollo) tagliati da uno spiedo verticale ruotante e conditi con salse varie e verdure. 

Manaaesh
Formaggio e marmellata di fichi

La caratteristica tipica del pasto principale è però costituita dai Mezé o Mezzé, altro punto in comune con la cucina ottomana, che sulla falsariga delle tapas spagnole o degli antipasti alla piemontese, consta di un numero pressocché infinito di assaggini che vengono portati all'inizio in grande quantità diverse, crudi, fritti, bolliti, al forno e che raccontano l'anima tipica del locale in cui vi trovate. Lasciatevi quindi consigliare e provate, mi limito a notare che un piatto molto comune è la carne di manzo cruda (Kafta nayyeh), che viene servita macinata finissima fino a sembrare quasi una pasta omogenea e viene servita quasi scondita e alla quale vanno aggiunte le varie salse disponibili. Sono poi moltissimi i piatti vegetariani, in quanto quasi tutte le religioni prevedono periodi di astinenza dalla carne. Quindi grande varietà di sottaceti e insalate tra le quali spicca il Tabouléh, che contiene spezie e molte erbe aromatiche, menta, cipolle, limone e il bulgur, un grano germogliato e spezzato molto usato in varie altre preparazioni. Troverete anche i classici involtini di foglie di vite simili a quelli greci e i peperoni o i pomodori ripieni di riso. Molti dei mezzé posso essere anche serviti in dimensioni diverse come piatto principale come il Kibbeh, una sorta di grande palla di bulgur macinato ripieno di carne e fritto, dal gusto un po' particolare. 

Baba ghannoui

Hummus vari

Quindi il piatto forte è costituito da carne di agnello o di manzo o di pollo, sotto forma di costolette o bistecchine o spiedini, spesso grigliati e insaporiti da abbondante speziatura e avvolti nelle sottili sfoglie di pane che rimane quindi imbevuto dai succhi e accompagnato da verdure grigliate e patate fritte. Ricordatevi che i piatti sono sempre molto abbondanti e che una porzione è sufficiente per due. Al mare troverete degli ottimi pesci e polpi alla griglia, sempre serviti in questo modo. Altri piatti sono gli stufati di cui ogni zona ha sue specificità, con fagioli e altri legumi. Le melanzane assieme ai pomodori sono tra gli ortaggi più frequenti. Uno dei piatti più comuni è la Baba ghannouj, una sorta di purea di melanzane, densa e spessa, cotta in forno che funge anche da salsa di accompagnamento. E venendo appunto alle molte salse a disposizione sulla tavola, vi nominerò solamente l'onnipresente Hummus, il piatto nazionale di tutto il medio oriente, che viene servito di default su tutte le tavole ed è notissimo anche da noi, una salsa di farina di ceci mescolata con la tahina (una specie di burro di sesamo, che si trova facilmente anche qui, alla base di molte altre preparazioni), olio di oliva e innumerevoli tipi di spezie che vanno a formare un grandissimo numero di varianti, di ogni colore che troverete costantemente ad ogni pasto e il Toum, una salsa all'aglio, piuttosto simile all'aiolì francese dal quale sospetto derivi, che accompagna molto bene il pesce, il sawarma e la carne cruda. 

Kibbeh
Braciole di agnello

Altre salse sono a base di yougurt, altro ingrediente molto utilizzato anche nelle bevande. Molto usati come spezie, il peperoncino, il timo, il coriandolo, il prezzemolo, i vari pepi e il sommacco, una essenza secca piccante per le insalate e non solo, di colore rosso vivo, che si ricava da un arbusto della famiglia degli anacardi (Rhus coriaria). Nel capitolo dessert la scelta è molta, anche se per il nostro gusto sono sempre un po' troppo dolci. Nelle preparazioni prevalgono il miele, la frutta secca, la pasta di datteri e lo sciroppo di zucchero, ma anche il riso, il latte e il formaggio neutro. Molti i biscotti friabili, le paste sfoglie ripiene e quei dolci turchi molto stucchevoli detti Loukumi, una specie di pasta morbida e dolcissima traslucida e ricoperta di zucchero a velo spesso profumati alla rosa. Naturalmente mandorle, nocciole, noci, pistacchi e così via, usate senza risparmio. Il gelato invece ha caratteristiche diverse dal nostro e viene prodotto con successiva pestatura e spalmatura, sovente arricchito di aromi particolari, rosa o pasta di albicocche. Diversi sono i pani usati come accompagnamento a partire dal sottilissimo Lavash (patrimonio immateriale dell'Unesco), ottenuto abbrustolendola pastella su un piatto convesso e rovente, col quale si possono avvolgere i cibi (come il sawarma) o spalmarci le salse.

Panelle dolci abbbrustolite
Carne, hummus e noccioline

Poi i vari pani arabi come il Naan, comune in tutta l'Asia, tondo di grano duro, azzimo, servito caldo e la Pita, lievitata e morbida che si gonfia all'interno e che si ottiene incollando l'impasto alle pareti interne di un forno speciale ad alta temperatura, accompagnamento ideale dei vari cibi di strada. Al ristorante, ogni avventore trova sul tovagliolo un cartoccetto di plastica contenete appunto un paio di fogli di pani ripiegati. Al termine del pasto viene di solito servita la frutta stagionale, ricordatevi di non perdervi i colossali datteri freschi. Nelle bevande, oltre alle normali acque e soft drink imbottigliati che trovate dappertutto, vi ricordo sommessamente che il Libano ha inventato la produzione commerciale del vino già in tempi biblici, ma devo rilevare che non è un consumo frequente nei ristoranti, essendo piuttosto costoso, anche se la qualità è spesso ottima, almeno per quanto ho avuto modo di provare. La birra locale è buona e il superalcolico locale più comune come già detto, è l'arrak, dallo spiccato gusto di anice (vedi l'ouzo greco o il raki turco) che si beve come aperitivo gelato, mescolato con tre parti di acqua. Del caffè turco o arabo che dir si voglia vi ho già parlato, è ottimo e forte e punisce giustamente gli ingordi ed i frettolosi che non lo lasciano decantare. In aggiunta devo dire che a tavola i Libanesi amano farsi qualche boccata di narghilè, attrezzo di cui tutti i locali dispongono. Altro non vorrei aggiungere, se non che di norma, al ristorante, si lascia una mancia dal 5 al 10%. Non facciamoci dunque riconoscere. 

Carne cruda e aglio (Kafta nayyeh)


Pastirma
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