martedì 28 gennaio 2025

Sudamerica 16 - L'isola di Chiloè

Palafitte di Castro - Isola di Chiloè - Chile - Novembre 2024
 

Chacao è un pugno di casette colorate attorno al porticciolo, se ci fossero attorno alte montagne parrebbe di essere alle Lofoten, con l'odore di merluzzo che viene dal mare ed i pescatori col berretto di lana calato sulla fronte. L'aria è umidissima come per tutti i luoghi di fronte agli oceani, sempre in attesa che dall'infinita distesa di acqua arrivino fronti di nuvole cariche di pioggia. Cieli grigi e lacrimosi, strade sempre un po' fangose e circondate di fiori, perché chi vive in questi luoghi ama circondarsi della loro vista, della loro elegante presenza, del colore e del piacere che sanno donare con la loro presenza. La casa più antica del villaggio, nel piccolo centro, risale addirittura al 1854, anno di arrivo dei tedeschi, che soppiantarono a poco a poco gli spagnoli, che erano qui già da tre secoli, ma senza perderne le tradizioni, infatti anche qui sorge una delle famose chiese di Chiloè, Sant'Antonio con le due torri che incorniciano la piccola facciata. Tutta di legno come le sue consorelle, dentro mostra le sue tre minuscole navate e la volta a carena di nave sostenuta da esili colonne lignee, fragili tronchi tratti dai boschi che ricoprivano anche questa parte dell'isola, oggi completamente scomparsi. Un Cristo sorridente, benedice i fedeli appeso sulla parete di fondo, senza abside e presiede questa aula un po' spoglia, in attesa della riunione domenicale. 

Ancora qualche passo in paese, balconi fioriti e un paio di negozi di souvenir chiusi, questa non è proprio una di quelle zone dove ci si possa lamentare dell'over turism, poi possiamo procedere attraverso la campagna verde, lungo la RN5 che si prolunga ancora per tutta l'isola per terminare nella sua parte meridionale, dove se vuoi proseguire verso sud, a Quellon devi prendere un traghetto che ritorni verso la costa per raggiungere quello che rimane da percorrere della Carretera Austral prima che si arresti davanti i ghiacciai del profondo sud. Dopo una trentina di chilometri siamo ad Ancud, la iniziale capitale dell'isola fondata dagli spagnoli, che presidia l'ingresso di una lunga insenatura che penetra l'entroterra. Qui si svolse l'ultima battaglia tra Spagnoli e Cileni nella guerra Ispano-americana nel 1866 ed i bastioni del minuscolo forte Sant'Antonio rimangono a guardia del nulla, con i loro 9 o 10 cannoni sugli spalti a testimoniare di questo passato militare della postazione. Per il resto queste terre sono rimaste sepolte per secoli nell'oblio della lontananza da tutto e Darwin che approdò nel porto di Ancud nel 1834 prima di risalire verso il Perù, ebbe poco da segnalare, anche se allora avrà trovato una attività di pesca molto più fiorente di quella che si può vedere oggi, dato che le risorse ittiche sono state irrimediabilmente saccheggiate dalla pesca dei grandi pescherecci internazionali contro i quali i locali pescatori tradizionali, con le loro piccole barche ben poco possono. 

Museo
Altra botta è stata data dallo sviluppo degli allevamenti del salmone e dei crostacei, che grazie ad un abuso degli antibiotici hanno danneggiato molto la fauna ittica tradizionale. Poi la natura si è vendicata e nel 2007 una inarrestabile epidemia del virus ISA, colpì gli allevamento di salmone, distruggendoli completamente e producendo di conseguenza una crisi economica fortissima in tutta l'isola, con migliaia di persone senza lavoro. Oggi gli allevamenti si stanno riprendendo, come si vede anche dalle serie di camion carichi di materiali relativi a queste attività che girano da queste parti, pare con maggior attenzione, ma la battaglia tra i piccoli pescatori tradizionali, la grande pesca oceanica e gli allevatori, prosegue. Si vedrà, intanto il Cile è il secondo produttore mondiale di salmone dopo la Norvegia e lo esporta in tutto il mondo. Noi, intanto, visto che la pioggerella continua diamo un'occhiata all'interessante museo etnografico della città, che contiene una bella serie di oggetti che illustrano le culture aborigene dell'isola, con una grande esposizione di manufatti originali. Oltre a queste, la impressionante serie di fotografie che raccontano lo spaventoso terremoto del 1960 che si abbatté in tutta l'area con un magnitudo di 9,5 gradi della scala Richter, il più forte di cui si abbia memoria in tempi storici. 

Poi ci facciamo anche un giro tra i negozietti di souvenir, ma con scarsa fortuna. Non riusciamo neppure a cambiare qualche soldo, necessario, visto che non abbiamo pesos cileni e da queste parti nessuno accetta altro. Ma qui non ci sono cambisti e neppure le banche fanno questo servizio, bisognerà attendere di arrivare a Castro. Proseguiamo così lungo la RN5 attraversando tutta l'isola fino alla sua parte centrale sulla costa che affaccia sul canale che la separa dal continente, per arrivare ad una ampia insenatura dove sorge l'abitato di Castro, cittadina di poche migliaia di abitanti, ma decisamente la più interessante dell'isola, grazie ai suoi quartieri di casette colorate su palafitte che sorgono nelle varie anse della costa. Non è chiaro come mai si è scelta questa modalità costruttiva, ma una delle spiegazioni più logiche potrebbe essere dovuta al fatto che i pescatori trovavano comodo arrivare direttamente in casa dalle barche ed inoltre pare che questa soluzione sia stata scelta anche a causa del fatto che i pescatori, categoria che è sempre stata afflitta da una grande povertà non aveva le disponibilità di denaro necessarie ad acquistare parcelle di terra dove costruire. Sia come sia, oggi una delle attrazioni di Castro sono proprio le sfilate di casette che appaiono ancor di più appollaiate in alto sulla costa se ci arrivate durante la bassa marea, visto che da queste parti il dislivello è anche di qualche metro. 

In effetti i panorami dalle diverse balconate della strada che si affaccia sulle anse della laguna sono molto pittoresche. La schiera di casette di legno allineate lungo la riva scoscesa, mostrano una tavolozza vivacissima e le lunghissime palificazioni scure che poggiano sul fondo fangoso paiono lunghe e delicate gambe di trampolieri sul punto di spezzarsi. Anche i tetti sono coloratissimi, ognuno in contrasto con le pareti che proteggono fino a formare un bel caleidoscopio rutilante che la pioggia rende ancor più vivace. D'altra parte è logico pensare che chi vive in una parte del mondo umida, piovosa e uniformemente grigia, ami dipingere il più possibile vivacemente le sue abitazioni. Chiloè. che vanta più o meno 300 giorni di pioggia l'anno si trova dunque nella posizione ideale per questa filosofia considerando che gli altri giorni sono in gran parte nuvolosi! Castro può esibire anche una delle chiese più belle dell'isola, quella di San Francisco, decisamente più grande e strutturata delle sue consorelle, con bei lavori lignei sulle pareti e sui soffitti. Anche le molte statue di santi di cui la chiesa è ricca mostrano le qualità artistiche degli scultori locali. Un'altra caratteristica è data dalle ricche vesti con le quali vengono addobbate le statue stesse, una iconografia diversa dalle altre figurazioni latino americane, forse specifiche proprio di questa area. In particolare la vergine che giganteggia dietro l'altare è completamente circondata di un cerchio di stoffe regali che simulano un aura di nuvole bianche, diciamo pure di grande effetto. 

Ci fermiamo in un centro di banchetti che ha tanta paccottiglia per turisti, che tra l'altro non si vedono in giro, dove però c'è una bellissima vista sul quartiere più in basso, una fila interminabile di casette che da quassù sembrano assemblate col Lego. Mi fermo a parlare con un vecchio seduto sul muretto che dà sul porto, che esibisce un barba monumentale. E' un pescatore, rovinato dalla pesca industriale che ha resistito a lungo, uscendo ogni giorno con la sua piccola barca in cerca di merluzzi, che ha resistito fino a che ha potuto, poi quando non riusciva più nemmeno a portare a casa abbastanza pescato da pagare il gasolio per la barca, ha dovuto rinunciare e ora pasa le sue giornate bighellonando lì intorno sperando che qualcuno gli paghi una birra. Quando era giovane coi merluzzi neri che pescava in una uscita, si manteneva per tutta la settimana, adesso tutti vanno a lavorare all'allevamento e la vita è come quella degli operai nelle fabbriche, dice con gli occhi rassegnati di chi non è più in grado di seguire l'evolversi dei tempi. Negli ultimi tempi ogni giorno che arrivava alla barca, mi dice, gli sembrava di vedere lontana sulla spiaggia, la figura coperta di alghe della Pincoya che ballava, ballava senza fine ridendo, ma guardava sempre irrimediabilmente verso la riva, segno che la giornata sarebbe stata scarsa. Contribuisco per quanto si può alla quota etilica giornaliera poi vado a recuperare le signore che escono dal corridoio dei negozietti. Intanto si è fatto tardi bisognerebbe trovare un posticino dove sgranocchiare qualche cosa.

SURVIVAL KIT

Chiesa di S. Francisco

Itinerario a Chiloè - Il giro richiede almeno una giornata completa in partenza da Puerto Montt o Puerto Varas. Sull'isola non sono accettati i Dollari , ma solo pesos, che si possono cambiare solo in una banca nazionale di Castro. Un tassista accompagnatore vi chiederà per l'intero servizio di un giorno più o meno 200 US$, considerando che si tratta di circa 300 chilometri di percorso più il traghetto. Si arriva in traghetto a Chacao (1/2 ora), paesino portuale dove effettuare un breve giro a piedi dedicando una mezz'oretta inclusa la chiesetta di S. Antonio. A 30 km sulla costa nord, Ancud, porto di pescatori. Da vedere il forte di S. Antonio, il Museo Etnografico (gratuito) ed eventualmente il Museo Ecclesiastico (1500 pesos). C'è poi una sorta di centro commerciale con negozi e punti di ristoro. A Castro, 80 km a sud, sono da vedere i molti punti panoramici con i quartieri di case sulle palafitte e la chiesa di S. Francisco, oltre alla Cattedrale e alla Chiesa di Nercòn. C'è poi un mercatino di bancarelle turistiche con molti negozietti interessanti e articoli in pelle. Risalite poi per una decina di chilometri fino a Dalcahue, di fronte all'isola di Quilchao (se avete tempo di andare sull'isola, ma allora un giorno non basta, potrete vedere la chiesa più antica dell'isola ad Achao, quella di Loreto), dove visiterete il centro molto carino e la chiesa di Nostra Signora dei Dolori e quella di S. Giovanni (una delle 16). Da qui ritornate poi in una oretta al traghetto di Chacao. Se invece vorrete fare il tour completo delle chiese Unesco che sono 16, vi occorrerà più di un giorno e dovrete fermarvi a pernottare sull'isola.

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