Lago Esmeralda -Patagonia Chilena - novembre 2024 |
Puerto Peulla |
Dopo oltre un'ora arrivano al porticciolo di Petrohue, poco di più di un molo dove attraccare e dove ci aspetta il pullman che ci condurrà per il tratto finale fino a Puerto Varas, il punto di arrivo della traversata. Percorriamo così per un bel tratto l'emissario del lago, sempre con la sagoma incombente dei due vulcani posti ai due fianchi, tra paesini e orti rigogliosi, che questa terra, proprio a causa delle frequenti eruzioni si rivela fertilissima e procediamo fino alla riva meridionale del lago Llanquihue, un vasto specchio d'acqua tondeggiante, non più circondato come i precedenti dai contrafforti andini. Siamo ormai nella piana, si sente il mare ormai vicino, c'è aria di gabbiani, di pesca e di marinai. Quando giungiamo al punto di arrivo al centro di Puerto Varas, cittadina fondata anch'essa da emigranti tedeschi alla metà dell''800 e dei quali mantiene le caratteristiche, sono quasi le 7:30, ma è ancora piuttosto chiaro e il tassista che avevo convocato tramite l'albergo, fatica un po' a trovarci, ma alla fine ci porta fino alla nostra meta finale che è lontana almeno una dozzina di quadras e con le valige e gli zaini affardellati di tutto punto, sarebbe un bello sbattimento, visto che invece ce la caviamo con un totale di 6000 pesos cileni. La città è un buon punto di appoggio turistico per chi voglia visitare la zona, ma in sé, logicamente non ha molto da offrire. L'unico edificio notabile infatti è Casa Cuschel, un edificio degli anni '10 in stile composito.
L'albergo invece è costituito da una serie di bungalow in legno a due piani decisamente confortevoli, d'altra parte praticamente tutta la cittadina è costituita di basse casette in legno colorate di tinte vivaci. Sarà la nostra base per vedere domani la vicina isola di Chiloè. Per intanto pensiamo a trovare un ristorantino che ci compensi delle fatiche della intensa, se pur gradevolissima giornata. Scendiamo quindi di nuovo in paese e stavolta a piedi e se pure in discesa e senza bagagli è una bella scarpinata e troviamo un ristorantino che sembra discreto, anche su indicazione di qualche passante che lo identifica come locale di classe. In effetti presenta bene ed i piatti che ordiniamo sono decisamente soddisfacenti in particolare il lomo è morbidissimo e succoso quanto basta. Per la verità da queste parti le specialità sarebbero i frutti di mare, passano piatti che vanno ai tavoli vicini di una certa importanza e presenza, ma per questa sera abbiamo passato. Il problema è che adesso bisogna ritornare a casa e la strada è tutta in salita, leggera, ma lunga. Ci avviamo e alla fine passo dopo passo riusciamo a guadagnare il lettuccio caldo che ci attende nella nostra casetta che profuma di legno per la nostra prima notte cilena. Anche qui siamo in un luogo iconico delle esplorazioni del cono sud del continente, infatti proprio da qui passa la Ruta Panamericana che attraversa tutta l'America dall'Alaska fino all'estremo sud. Qui si chiama Ruta National n.5, fino alla vicina Puerto Montt, sul mare e prosegue con la Carretyera Austral n. 7 che la collega con l'attraversamento di baie e traghetti fino a Villa O'Higgings, punto finale del dedalo di isole che formano la Patagonia Cilena e dove è necessario traversare con mezzi di fortuna, a cavallo o a piedi, la cordillera per proseguire ancora via terra verso la Terra del Fuoco argentina.
Camion trasporto salmoni vivi |
Ci sono è vero ancora insediamenti più a sud, come Puerto Natales e Punta Arenas, ma sono raggiungibili solamente dal mare o dall'aria. E questo farà parte del nostro itinerario prossimo futuro. Intanto ci risvegliano verso le 7 per prepararci una buona colazione, usufruendo delle dotazioni della nostra cucina e delle scorte biscottiere che abbiamo con noi (sempre pausa di morir di fame, eh!). Il mattino ha l'oro in bocca, come si dice, ma accompagnato da qualche dolcetto spalmato di dulce de leche, è ancora più dorato, anche se fuori fa un po' freschino. Il mondo australe è così, anche se più o meno siamo alle nostre latitudini, ribaltate a sud e ormai siamo già a metà primavera. Comunque sia, alle 8 arriva Hector, che avevo contattato per fare il giro di oggi, che prevede giornata completa a Chiloé, una grande isola, lunga oltre 180 km e larga quasi 50, che protegge la costa dalla furia dell'Oceano Pacifico. Di qui fino all'estremo sud, il Cile è un paese essenzialmente marino, i cui piccoli centri sono paesetti di pescatori, sulle rive interne di bracci di mare che si insinuano nella costa tra le migliaia di isole, quando non in profondissimi fiordi, fatti di casette piccole di legno, coloratissime, forse per farle spiccare in un panorama che, quando il cielo è coperto, diventa plumbeo e non lascia distinguere l'orizzonte lontano, Immediatamente questo ti porta al ricordo delle coste norvegesi e dei paesetti del nord scandinavo, dalle caratteristiche decisamente simili. Hector è un signore bonario e anzianotto che, puntuale e desideroso di darci il massimo delle informazioni sul territorio. Naturalmente conferma anche lui che la crisi economica è ormai una costante del Sudamerica e anche del Cile, dove lo stipendio minimo è arrivato a 500.000 pesos, ma non basta per sopravvivere.
I salmoni |
Intanto chiacchera che ti chiacchiera, in una decina di chilometri arriviamo a Puerto Montt, anche questa sorta attorno alla metà dell'800 grazie all'immigrazione tedesca e quindi con caratteristiche simili a tutta quest'area ancora oggi, che si affaccia direttamente sul mare, ma che non presenta particolari interessi a parte la sua posizione e poi proseguiamo per un'altra cinquantina fino a Pargua, terminale della RN5 sul continente, dove si prende il traghetto per l'isola, che si vede distintamente proprio di fronte. Solo una ventina di minuti per traversare, su una nave piena di camion e di autisti dall'occhio stanco e infreddolito già la mattina presto, che si affollano attorno al bancone spoglio del bar a trangugiare lunghi caffè americani. La maggior parte di questi mezzi trasporta materiali legati all'industria dell'allevamento ittico, dai salmoni ai mariscos, che lungo questa parte di paese è una delle attività più rigogliose assieme alla pesca. Il nostro pulmino, un comodo Mercedes a 7 posti, è stretto tra due giganteschi mezzi che trasportano, in taniche cubiche di oltre un metro di lato, milioni di avannotti di salmone di varie misure che evidentemente cresciuti a monte, vengono portati agli allevamenti a mare dell'isola. Si affannano nuotando disperati, attorno agli oblò dei contenitori, boccheggiando agitati, in attesa forse della distribuzione di cibo, che giace in colossali beans su un altro rimorchio che segue. Insomma pare che attorno al salmone ci sia da queste parti, una industria fiorentissima. Saliamo sul ponte più alto, lontano nello stretto, campeggiano dei piloni sbozzati che appena emergono dall'acqua, pare che anche qui da tempo ci sia il progetto del ponte per collegare l'isola, i politici lo promettono da anni, ma pare sia sempre lì a mezza cottura, considerato anche che questa è una zona fortemente sismica e Puerto Montt è stata rasa al suolo solo nel 1960, tanto per dire.
Vi ricorda qualche cosa? Non saprei, noi intanto sbarchiamo a Chacao, la prima cittadina dell'isola, una serie di casette di legno al di là del molo, che subito ti racconta le modalità costruttive di questa terra, costruzioni basse e minuscole di legno, dalle pareti e dai tetti coperti di scandole, a protezione del gelo dei rigori invernali e del vento teso che sempre spira dall'oceano, battendo tutta Chiloè e il resto delle isole ed isolette dell'arcipelago che la circondano. Questa è una terra apparentemente serena e tranquilla che si stende verso l'interno con prati verdi ai margini di boschi di alberi antichi, ma pieni di misteri e leggende. Mari che nascondono insidie lontane, fin da quando l'arcipelago nacque dalla lotta primordiale tra Coicoi la dea delle acque e Tenten la dea della terra, che attraverso diluvi e terremoti cercarono alternativamente di distruggere la specie umana e di salvarla, fino a lasciare, dopo una infinita lotta primordiale, le mille isole dell'arcipelago emerse nell'immenso mare, regno del Millalobo, lo spirito maschile dell'Oceano e dei suoi figli, il Pincoy, la Sirena che ammalia i marinai e la Pincoya che sovraintende al moltiplicarsi dei pesci e quindi determina col suo sguardo la fortuna o la rovina dei pescatori che vivono di questo mare dove si aggira sinistro, il Caleuche, la barca dei dannati, carica di streghe e di anime perdute. Basta infatti rimanere nei periodi di bassa marea sulle coste avvolte dalla nebbia del mattino per distinguere il baluginio delle luci tremolanti dell'imbarcazione che avanza al suono delle musiche di una festa macabra, coperte poi da stridor di catene e male incoglierà a chi vorrà indugiare sulla costa per meglio vedere lo spettacolo, perché verrà irrevocabilmente mutato in leone marino o peggio verrà portato via, ingaggiato per l'eternità nell'equipaggio maledetto.
Come si vede una serie di storie di marinai e di pescatori che hanno mescolato la cosmogonia degli abitanti precolombiani alle credenze degli spagnoli, che arrivarono qui attorno alla metà del '500. Ma se il mare fa paura, la terra non è da meno e così le foreste millenarie sono popolate da esseri malefici come el Invunche, un mostro primitivo che cammina a quattro zampe anzi a tre, perché tiene costantemente una gamba distorta sulla schiena, grugnisce dalla sua caverna e si ciba solo di carne umana, forse epigono dei mostri tardomedioevali descritti come sciapodi che popolavano appunto l'emisfero australe o la Fiura, strega silvestre che ammalia i giovani scapoli in sembiante di meravigliosa fanciulla per poi rivelarsi nell'intimità come orrida vecchia o il suo compagno, el Trauco, nano deforme e superdotato, guarda caso, dalla forza e dalla lascivia disumana sempre in cerca di giovani fanciulle. Non a caso se qualche ragazza nubile rimane incinta nei villaggi più isolati, la colpa viene addebitata proprio al Trauco e così tutti sono più tranquilli. Ma i boschi nascondono anche animali fantastici e pericolosi come il Basilisco, serpente dalla testa di gallo che succhia il sangue fino alla morte di chi si addormenta tra gli alberi o il Camahueto, un vitello con il corno dorato che dorme per venticinque anni di seguito per poi svegliarsi e correre verso il mare distruggendo tutti i campi coltivati che trova lungo il cammino. Bisogna rivolgersi allora allo stregone del villaggio per calmarlo ed accompagnarlo fino alla spiaggia evitando questi danni. Insomma avete capito subito che terra magica e misteriosa sia questa e noi cercheremo di percorrerla senza troppi danni fino a questa sera, evitando di farci rapire da qualche mostro silvano.
SURVIVAL KIT
Vulcano Puntiagudo |
Bosque Sur - Av. Gramado 1059 - Puerto Varas - Bungalow 3 stelle costituiti da un ambiente con cucina al pianterreno e camera da letto al primo piano, molto carini a 48 $ per notte (pagando con la carta viene scontata l'IVA). Buone dotazioni, bagno spazioso e pulito, phon. Letto King, TV, frigo, AC e buon riscaldamento, free wifi, cucina completa. Decisamente confortevole. Tranquillissimo. Reception 24 h. Accetta US dollars. Consigliato anche se un po' lontano dal centro.
Restaurante Fogon Las Buenas Brasas - S. Pedro 543 - P. Varas - Ristorante di buon livello con ottime carni grigliate, ma con specialità di pesce e mariscos. Prezzi congrui alla qualità del locale, servizio inappuntabile. Abbiamo avuto un ottimo salmone alla griglia e una magnifica bisteccona, molto ben grigliata. Piatti sontuosi a 97.000 PC in quattro, inclusa mancia 10%. Molto frequentato.
Puerto Varas - Cittadina di circa 15.000 abitanti punto di arrivo del Cruse andino ed in generale della traversata, sul lago Llanquihue. Ben dotata di soluzioni alberghiere può essere ottimo punto di tappa per esplorare la zona, l'aeroporto è a pochi chilometri tra la città e Puerto Montt.
Puerto Montt - Su un canale interno tra le isole, punto di arrivo della ruta n 5, città di oltre 100.000 abitanti, a 1.000 km da Santiago, alternativa alla precedente e punto di passaggio verso la costa per prendere il traghetto per Chiloè.
Il ponte in costruzione |
Il traghetto |
1 commento:
👍👍👏👏
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