Lago Lacar - San Martin de los Andes - Patagonia - novembre 2024 |
Prendiamo dunque la strada del ritorno. Dopo una quindicina di chilometri ecco che sulla sinistra si vede bene la deviazione della strada provinciale 63 che si inoltra verso il lago Meliquina e consente attraverso il passo di raggiungere la 237 e il famoso Valle Encantado di cui ho letto sulla guida, con una sessantina di chilometri attraverso le montagne attraversando il passo di Cordoba. La valle dovrebbe essere un territorio lunare e semidesertico, che presenta curiose formazioni rocciose create dall'erosione degli elementi metereologici intensi di questo areale: venti fortissimi, erosione di acque e sbalzi termici estremi, tali da provocare stranezze e pareti di grandi dimensioni dove la fantasia si sbizzarrisce nell'individuare forme create dal nostro inconscio. Vedremo. La strada in effetti è sterrata come me la aspettavo, ma molto ben battuta e niente affatto polverosa e si percorre a buona velocità, speriamo solo di non bucare, che è sempre un problema, non tanto per la scocciatura di cambiare la ruota, ma perché poi devi guidare col sangue alla gola per il timore di bucare una seconda volta, in zone pochissimo frequentate da altri mezzi. La prima parte della pista serpeggia in una solitaria foresta di sempreverdi e quando arriviamo al lago ne segue la costa sud per almeno dieci chilometri, la vista è bella e le acque immobili del lago, accoppiate alla solitudine del luogo, non passa praticamente nessuna auto, rendono l'ambente circostante pieno di riverberi misteriosi, che insinuano nel viaggiatore come una vaga inquietudine.
In fondo siamo su uno sterrato in mezzo alle Ande dove il segnale ci ha ormai abbandonato e per fortuna che abbiamo l'applicazione di Maps.me che guida anche in assenza di segnale (comodo eh, fare gli esploratori con GPS e smartphone sempre in mano...). Comunque procediamo tranquilli e senza patemi d'animo in un paesaggio selvatico e grandioso, con alte rocce battute dai venti che sovrastano la strada alla destra e tracce di un torrente che scorre sul fondovalle alla sinistra. Dopo la indicata Casa de piedra, una serie di rocce sulla montagna, la strada sempre piuttosto larga, abbandona il Rio Caleufu e comincia a salire vero il passo e all'altezza di un gruppo di insediamento di un paio di case basse e all'apparenza abbandonate, ecco la bella sorpresa, una lunga sbarra di ferro è messa di traverso alla strada bloccandola. Ohibò, questa non me l'aspettavo, Guardando bene all'intorno, noto anche un piccolo cartello che recita: Paso Cordoba cerrado. Eh anche no, dopo sessanta chilometri, circa un'ora di sbattimento adesso me lo metti il cartello! Per la verità si potrebbe aggirare la strada e passare tra le due case, proseguendo più oltre visto che non ci sono altri ostacoli, ma data un'occhiata, si vede che la strada si stringe e comincia la salita, cominciano a venirmi i dubbi ed essendo privo delle quattro ruote motrici, non me la sento di inoltrarmi più in su senza indicazioni precise anche se al passo mancherebbe solo più una decina di chilometri.
Maledizione, giro i buoi come si dice e masticando veleno mi appresto a rifare la strada indietro. All'altezza di Casa de piedra, troviamo dei pescatori che stanno arrivando dal torrente, che mi confermano che effettivamente il passo è chiuso a causa della nevicata venuta durante la notte e la strada non è praticabile neanche con la 4x4; già, ieri giù pioveva abbastanza e un mille metri più in alto doveva essere tutta neve. Di fronte alla natura nemica e matrigna, non ci si può opporre e cos', con la coda tra le gambe, ci succhiamo di nuovo tutta la strada del ritorno, un paio d'ore buttate, ma consoliamoci col fatto di esserci gustati una bella valle solitaria. Ritrovata finalmente la nostra mitica RN40, già perché il Camino de Siete Lagos, percorre effettivamente un bel tratto della mitica Ruta, riprendiamo la strada già vista all'andata gustandoci di nuovo le vedute dei laghi ormai noti. Superato il ramo nord del Traful e la cascata Nivingo, dopo una decina di chilometri parte un bivio sulla sinistra che raggiunge nuovamente la costa sud del lago, percorrendola per intero e sulla carta proseguirebbe fino al ricongiungimento, dopo Villa Traful, un paesotto di quattro case per escursionisti solitari, con la RP 237 e il famoso Valle Encantado, che davvero mi piacerebbe vedere.
Dunque prendo con una certa baldanza la strada lungo il lago, che subito diventa sterrata e in salita. E' piuttosto stretta e tortuosa, faccio anche un po' fatica a procedere; deve aver piovuto e un po' di fanghiglia sul fondo non promette niente di buono, anche se il panorama sul lago più sotto è davvero convincente. Fare una cinquantina di chilometri di questa solfa non mi piace per nulla. Ad un certo punto la strada è quasi completamente sbarrata per dei lavori, c'è un camion con della ghiaia e un po' di gente con delle pale in mano che fanno finta di lavorare. Mi fermo a chiede informazioni, se non lo sanno loro che la stanno aggiustando, come è la strada, chi lo deve sapere. Fanno un consulto poi mi chiariscono che per almeno una trentina di chilometri la strada è pessima. se no, perché sarebbero lì e che secondo loro, senza 4x4 non si arriva alla 237. Smadonnando un po', non vogliono proprio farmela vedere questa valle delle meraviglie dove ci dovrebbero essere straordinarie formazioni rocciose. Pazienza mi contenterò di guardarmela su Street view, dove si può percorrersela tutta, come stando a bordo di un mezzo. Certo che se ne è fatta di strada da quando compulsavamo cartine pressapochistiche di paesi lontani, comprate da Zanaboni a Torino. Quindi mestamente giriamo i buoi per l'ennesima volta e rifacciamo la strada già fatta.
Diamo un ultimo sguardo alla spiaggetta davanti al Brazo Ultima Esperanza, ma oggi abbiamo esaurito anche quella e poi arriviamo di nuovo a Villa La Angostura da dove tornare a casa è questione di un'oretta, sempre dando un occhio al tachimetro per non incappare in qualche dolorosa sanzione, ma i gendarmi neanche mettono il naso fuori dalle loro baracche e così riusciamo a raggiungere Bariloche senza danno. Andiamo a riconsegnare l'auto senza problemi pagando un piccolo differenziale benzina, una tacca e avendo fatto più o meno 450 km sulla Ruta 40, che è sempre una bella emozione. Siamo arrivati alle 19, pur con le perdite di tempo, per cui posso confermare che anche il giro completo che avevo previsto, quando si possa percorrere per intero, è assolutamente fattibile in giornata se non si fanno trekking impegnativi, con tutto il tempo a disposizione per vedere le cose importanti. Non c'è dubbio che questo itinerario sia elencato tra gli imperdibili della zona, sia dal punto di vista paesaggistico, dato che si vedono tutti gli ambienti naturali di queste province, sia perché è davvero un buon primo approccio alla Patagonia, ai suoi immensi, sconfinati e solitari paesaggi, sia anche per la componente psicologica delle zone iconiche attraversate. Inoltre è un ottimo test per constatare la facilità di movimento che si ottiene affittando un proprio mezzo. Non rimane che andare al solito ristorantino di ieri sera, La Cazuela, visto che è proprio davanti al nostro albergo a mangiarci quattro empanadas, pollo supreme, dolcino e un bicchiere di vino, per 54000 pesos e levarci la paura. L'ambiente familiare in cui si passa volentieri la serata contribuisce a rendere davvero piacevole il tutto, prima di andare a riposare, che domani sarà un'altra giornata interessante.
San Martin de los Andes |
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