martedì 7 gennaio 2025

Sudamerica 3 - Le Cataratas de Iguaçu

Cataratas de Iguaçu Lato brasiliano - Brasile - novembre 2024

 

Chissà com'è, ma la maggior parte delle persone che (come me, per carità) al mattino fanno colazione ingurgitando velocemente un caffè o poco più, io mi accontento di due o tre biscotti al massimo, quando sono in giro e si trovano di fronte agli spesso straripanti buffet degli alberghi si ingozzano come oche da fois gras e diciamo la verità io mi metto in testa alla fila. credo che la ragione sia appunto la sindrome da buffet, quella che non appena ti trovi davanti al pantagruelico trionfo espositivo, che tuttavia spesso è più immaginifico che reale, si rimane istintivamente abbagliati dalla voglia di provare tutto, dalla curiosità di sperimentare le cose che non conosci oppure anche solamente di voler capirne la qualità testandole direttamente, visto che non sono solamente esposte dietro il cristallo di una vetrina, ma lì sul tavolo da prendere solamente allungando una mano. Sta di fatto che qui al Colonial il bancone è davvero superbo e come fai allora a non voler testare almeno un pezzo per ogni tipo dei tanti dolcetti offerti si direbbe al pubblico ludibrio, sarebbe offesa lasciarli lì, oltretutto il problema è di come non fare il bis per quelli che finito il primo giro, ti sono parsi i più buoni e che dire della frutta tropicale, che se non la mangi qui, dove? Alla fine tocca alzarsi gonfi come otri e questo non va bene, se ti vuoi muovere, poi nel corso della giornata con la leggerezza richiesta al turista che vuol vedere il più possibile. 

Per fortuna di norma, di giorno in giorno poi, la quantità che si riesce ad ingurgitare diminuisce con gradualità, ma solo verso la fine e quando è ora di tornarsene a casa, il divorato mattiniero decresce fino a limiti accettabili, ma ahimè generalmente è troppo tardi. Vero è che uno delle motivazioni addotte è anche che visto che è bene prevedere un massimo di due pasti principali al giorno, si tende a sostituire il pranzo con la colazione, visto che come ribadiscono i dietologi, è bene aumentare le quantità ingerite al mattino per scopi assolutamente salutistici e noi siamo molto attenti a questi consigli, calcolando poi al mezzodì di fruire solamente di parchi spuntini a beneficio quindi del guadagno di tempo e di ristoro del portafoglio, visto che generalmente la colazione è compresa nel costo dell'hotel. Dunque pienamente giustificati anche se troppo appesantiti, cominciamo sereni il percorso di approccio all'itinerario di oggi che ci dovrebbe mettere di fronte al Parco delle cascate di Iguaçu dal lato brasiliano, occupandoci in pratica per l'intera giornata. Occhiutamente ho scelto un albergo vicino all'ingresso alle cosiddette Cataratas, meno di un chilometro e il tassista ci porta in pochi minuti e ci molla nell'ampio spazio approntato per accogliere gli stuoli di visitatori, dandoci appuntamento via whatsapp verso sera. Così ci dirigiamo di buon passo verso le biglietterie dove tuttavia non troviamo tutta la coda che mi aspettavo, infatti espletata la pratica ci ritroviamo subito sul primo autobus che percorre gli undici chilometri che ci separano dal sistema di passerelle.

Queste sono approntate per condurre i visitatori lungo un itinerario razionale che consente di dare uno sguardo il più completo possibile alla complessità del parco. In effetti l'area delle cascate comprende un territorio davvero vasto ed imponente, ricoperto come è dalla foresta sud amazonica, rigogliosa e in ogni caso abbastanza selvatica come ci si aspetta, anche se questo è un luogo sul quale l'impatto del turismo di massa è consistente. Ma tant'è non vorrei che ci si aspettasse che un luogo così straordinario ed iconico, fosse a disposizione di una ristretta cerchia di umanità. Da quando il turismo è diventato  possibile, dando luogo ad una vera e propria imponente industria universale, questi ambienti attirano le folle in maniera logicamente sempre più pesante e dunque è necessario pensare ad un tipo di fruizione il più possibile poco impattante e che riesca a non deteriorare i luoghi più di tanto, lasciandoli fruibili il meglio possibile anche alle folle del giorno dopo. Capisco che non sia facile, ma è un problema comune a moltissime parti del mondo e che tuttavia, volendo si riesce a contenere in maniera accettabile. Qui in ogni caso si è aiutati dalla vastità dello spazio a disposizione e alla fine la gente si distribuisce in maniera abbastanza accettabile, vista anche la quantità di punti topici da vedere. Solo in pochi punti clou hai la sensazione di essere in troppi, ma alla fine bisogna farsene una ragione, d'altra parte anche tu con la tua presenza dai fastidio agli altri e se vuoi sentirti nello stato d'animo che avevi assorbito guardando Mission, ti sei un po' illuso. 

D'altra parte, essendo queste elencate tra le meraviglie naturalistiche del mondo odierno, non è che potevi aspettarti di ritrovarti da solo a prenderti gli spruzzi sulla faccia alla Garganta del Diablo, mettiti quindi l'animo in pace e accetta di dividerli con gli altri, molti altri, sopportando i gridolini di gioia di giapponesi e americani invece delle musiche di Morricone, nel momento forse migliore della sua produzione. Comunque obbiettivamente non saprei concludere se queste siano le più belle cascate del mondo, ma se così non fosse ci andiamo certamente molto vicino. Odio fare liste di merito, quindi le metterei sicuramente nel gruppo di testa senza dubbio, tra le Victoria dello Zambesi, il Niagara e il pacchetto delle cascate Islandesi prese in gruppo, senza numero di ordine. Purtroppo mi manca il salto Angel in Venezuela, il più alto del mondo, ma pazienza sarà per la prossima vita, temo. In ogni caso, per imponenza e vastità, direi che non hanno uguali e questo giudizio lo riconfermereste anche voi, ne sono sicuro, al termine dei tre giorni di permanenza quaggiù, che progettando il giro, non esito a confermare come tappa obbligata, essendo tra l'altro sulla strada del sud. Il parco nel suo insieme è poi talmente vasto che si presta a visite complesse e variate, ricco com'è di spunti di interesse. 

Sembra comunque che la parte brasiliana, che, complice anche il fatto dei due stati diversi, oltre quello orografico delle due rive, è sempre necessario distinguere da quello argentino, sia quello che si può vedere più velocemente, tanto che qualcuno vi dedica solamente mezza giornata. Tuttavia il mio consiglio è: prendetevela con calma e visto che comunque anche l'esborso non è lieve, godetevele il più possibile, riempitevi gli occhi, che in ogni caso si tratta di una di quelle visioni che vi porterete dietro per tutta la vita. Il percorso del bus che porta verso il sistema di passerelle è lungo ed il mezzo lo percorre lentamente anche per darti modo di godere del paesaggio circostante, fatto di radure ai margini della foresta. Nei prati attorno, famiglie di capibara si aggirano brucando l'erba che cresce rigogliosa vista la intensa piovosità della zona. Sembrano dei grossi cagnoni col muso da marmotta che si guardano attorno con aria mezza addormentata, ma senza mostrare timori di nessun tipo evidentemente abituati alla folla che scorre loro accanto con gridolini di stupita ammirazione. Il bus ti scarica dove iniziano le passerelle e qui comincia un percorso di circa un chilometro nella foresta che percorre tutta la sponda del fiume Iguaçu, con frequenti deviazioni per arrivare fino ai punti di vista più panoramici che ti mettono di fronte a porzioni di salti d'acqua sempre diversi e di alta spettacolarità.

Da lontano comincia a sentirsi il rombo della cascata, anzi per la verità delle 275 cascate e cascatelle che compongono l'insieme delle cosiddette Cataratas, per uno sviluppo di oltre 2,7 chilometri. Dalla parte opposta del fiume, lontane ma visibili, puoi scorgere lo svilupparsi della serie di passerelle che bordano tutto il lato argentino, più contorto e nascosto nella foresta e quindi molto più lungo. Ma di certo il colpo d'occhio è imponente man mano che ti avvicini alla parte finale, quella sorta di spaccatura a stretto ferro di cavallo il cui arco misura più di 700 metri e dentro il quale precipita la massa di acqua imponente e rumorosa. E consideriamo che in novembre non siamo certamente al punto della sua massima portata che nel corso dell'anno, a seconda dell'entità delle piogge, può aumentare fino a dieci volte tanto, fino a 11.000 metri cubi al secondo. Giunto al punto estremo, sei quasi alla base del salto e rimani frastornato dalla violenza dell'acqua che precipita dall'alto colpendo la base del bacino con forza inaudita e sollevando, con un violento ruggito, un pulviscolo bianco di umidità, una nebbiolina che sale verso l'alto quasi a voler nascondere tutta la parte terminale della cascata, ricoprendo completamente il fiume di cui non riesci più a seguire  il percorso verso valle. 

Anche i battelli che portano i turisti lungo il fiume fino ad arrivare all'interno della nuvola, scompaiono con il loro carico di dannati completamente avvolti in mantelline gialle e rosse che dovrebbero servire a salvarsi dall'acqua, almeno vengono distribuiti a questo scopo, e che invece si riveleranno inutili protezioni che di certo non potranno evitare una sorta di battesimo salvifico, restituendo i creduli utilizzatori al punto di ritorno, marci come pulcini dopo l'acquazzone. Insomma una specie di prova di valore al cui destino non si riesce a sfuggire. Io, memore dell'analoga esperienza a Niagara, ho evitato di bere l'amaro calice, anche perché l'esperienza non è di nessuna utilità visiva, anzi se, non occulti con cautela le macchine  fotografiche, nascondendole sotto più strati protettivi, rischi di salutarle per sempre, visto che con l'umidità (che in questo caso è acqua completa) "l'electronique c'est fotue" come mi disse quel francese dopo che fui ripescato dalle acque del Mekong dove ero cascato, completo di Nikon al collo! Comunque sia, lo spettacolo è maestoso, non saprei trovare altri aggettivi per definirlo e ci si aggira avanti e indietro sporgendosi ai mancorrenti per trovare una prospettiva più emozionante ed ognuna è più forte della precedente, c'è poco da fare. Saliamo sull'ascensore che porta in alto sulla terrazza, che mostra quasi la cascata dall'alto e anche questa è un'altra emozione forte. Il sentiero prosegue poi nella foresta e di tanto in tanto ti passano tra i piedi delle bestiole di ragguardevole dimensioni, un bel metro coda a strisce inclusa. 

Sono i deliziosi coati (Nasua nasua), dal musetto aguzzo ed i peli foltissimi che ne fanno batuffoli puffosi come le nostre volpi, procionidi del cui innocente e coccoloso aspetto, frequenti cartelli invitano a diffidare, ricordando che non si tratta affatto di peluche, ma di carnivori a tutti gli effetti, mordaci anche se non aggressivi, consiglio assolutamente apprezzabile visti gli aguzzi e lunghi dentini che si scorgono non appena aprono la bocca. Rizzano la coda verso l'alto facendoli apparire come porta anelli dalle ragguardevoli dimensioni, che potresti scambiare per dei lemuri malgasci. Ti guardano un attimo per capire se puoi essere messo in relazione con qualcosa di commestibile, poi sgusciano via velocissimi correndo sull'erba. Sotto le passerelle poi, scorgi di frequente dei piccoli varani semimmobili che esibiscono tutte le sfumature di verde e che si confondono con il manto del terreno. I rami degli alberi infine, sono abitati da una grande varietà di volatili, tucani dai maestosi becchi inclusi. Insomma un habitat nel quale vale veramente la pena di immergersi con entusiasmo. Farebbe caldo, ma alla fine non lo si soffre più di tanto, visto che con frequenza, dal cielo viene giù una pioggerellina calda che tutto bagna, così che alla fine non capisci più se sei tutto bagnato per colpa della cascata o per la pioggia, anche se il risultato alla fine non divaria. Insomma quando raggiungi la strada dove viene a raccoglierti il bus per riportarti all'ingresso, potrebbe essere passata un'ora o un giorno, non te ne sei reso conto e questo è una sorta di filtro da fata infingarda che aleggia costante, in tutti i luoghi magici. 

SURVIVAL KIT

Iguaçu - Lato Brasiliano - Il parco di oltre 250.000 ettari di foresta subtropicale si estende sui due stati, ma è diviso dal corso del fiume. Le cascate sono 275 e arrivano ad oltre 80 metri di altezza e ovviamente sono molto più imponenti nei momenti di massima portata dopo piogge abbondanti. Il nome deriva dalla parola in lingua guaranì I, che significa acqua al superlativo, appunto per sottolinearne le dimensioni. Questa parte si visita più velocemente, su un chilometro circa di passerelle e l'ingresso costa attorno ai 20 € a seconda del cambio e include il bus (per 11 km circa) e l'ascensore. Vengono proposte anche altre attività come giri naturalistici nella foresta e rafting sulle rapide che seguono sul fiume prima di arrivare alla giunzione con il Paranà. Potete dedicargli tranquillamente anche una intera giornata, facendo le cose con calma o solo qualche ora. In ogni caso non si prescinde dalla visita successiva del lato argentino che è però un altro parco (che richiede quindi un altro biglietto) dove le cascate si vedono con altre prospettive anche più interessanti e con percorsi diversi. All'ingresso luoghi di ristoro dove potrete bere una bibita o un mate e mangiarvi un panino, oltre a bighellonare nei negozietti di souvenir dedicati. All'interno anche un albergo 5 stelle che consente di vivere il parco dall'interno con tutti i vantaggi che questo comporta.. 



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